Di sperequazioni ce ne sono almeno due decisamente più importanti di quella del movimento, la prima è quella dei redditi, la seconda, collegata alla prima e conseguente alla stessa è quella del lavoro.
Non c’è sperequazione dei redditi derivante dalla sperequazione del lavoro come si possa istintivamente pensare ma c’è sperequazione del lavoro derivante dalla sperequazione dei redditi. Intanto per un motivo semplicissimo: che se uno lavora a tre euro all’ora è costretto a lavorare dodici ore al giorno per campare e poi per un motivo ben più complesso ma che non è difficile intuire nei suoi effetti. Il mercato del lavoro è in mano ad una elite di benestanti che non hanno alcun interesse a lavorare affinché queste disuguaglianze patologiche si possano appianare anzi su questo ci guazzano perché tale condizione è la condizione necessaria per poter trovare manodopera a basso costo. Ovviamente il problema è di una complessità enorme e quando si dice che il reddito di cittadinanza non serve per risolverlo sono assolutamente d’accordo salvo che gli effetti di questa sperequazione sono talmente devastanti da costringerci pure al reddito di cittadinanza per non avere una massa di accattoni insostenibile in un paese civile.
Non ho certamente i numeri per fondare un sito sulla sperequazione dei redditi (che penso che tutto sommato sia il problema più grave del nostro tempo tale da procrastinare all’infinito il problema della fame) ma mi pare di aver capito come la sperequazione del movimento parta proprio da questi argomenti di portata colossale.
C’è chi non si muove anche potendolo fare. Chi non si muove nonostante che abbia il tempo per farlo, i soldi e pure le strutture disponibili. Per quei soggetti io proporrei semplicemente un super ticket per tutti i costi sanitari conseguenti all’adozione di quell’atteggiamento, per far capire loro come la scelta della sedentarietà sia una scelta sconveniente per tutti. Vai in cerca di problemi? Li paghi tu senza farli gravare sulla comunità.
La situazione è ben diversa per coloro che vorrebbero muoversi ma non hanno il tempo ed i mezzi per farlo, se pensiamo che sia soprattutto una disponibilità di mezzi finanziari cadiamo in errore. Il grande lusso che ci si deve permettere per affrontare una sana attività motoria è la disponibilità di tempo più che una grande disponibilità finanziaria. Se poi mi si dice che il tempo è danaro sono sostanzialmente d’accordo, infatti molte persone non trovano il tempo per muoversi perché avendo una situazione finanziaria drammatica sono costretti a lavorare in modo assurdo senza trovare il tempo per la giusta quota di movimento. Attenzione che però esiste una buona quantità di sedentari di lusso che sono quei soggetti che pur avendo una buona situazione finanziaria continuano a non trovare il tempo per muoversi. Non tutti questi ci raccontano le bugie, anzi molti sono proprio sinceri perché, magia di questo mercato del lavoro, anche tanti benestanti sono costretti alla giornata lavorativa da 12 ore al giorno altrimenti crolla la baracca e si trovano con le pezze al culo in un amen. Insomma la situazione sociale toglie tempo al movimento ad un grande numero di persone, non solo agli emarginati ed ai diseredati.
La sperequazione del movimento potrebbe sembrare più facile da risolvere di quella dei redditi e per certi versi lo è però può produrre effetti altrettanto gravi e sui quali non si riesce a trovare rimedio. Non esiste una quota di “movimento di cittadinanza” da regalare a chi è sedentario assoluto. Il sedentario cronico è già un potenziale malato e fa fatica a mettersi in movimento anche quando può farlo, non è solo una questione psicologica ma proprio di adattamenti fisici che talvolta sono irreversibili e possono perpetuare la sedentarietà anche nel momento in cui si creano le condizioni per combatterla. Per cui il pezzente gli dai quattro palanche e sa bene lui come spenderle, non ha bisogno di istruzioni, nessuno chiede come si fa a spendere il reddito ci cittadinanza mentre il sedentario cronico non sa nemmeno da che parte cominciare per iniziare la sua battaglia contro la sedentarietà e accampa mille scuse anche se gli vengono offerte le opportunità per combatterla. Dire che sono tutti affari suoi ed è solo questione di forza di volontà è il miglior modo per fregarsene di quel soggetto e non aiutarlo. Il sedentario cronico è sempre un tipo di malato e come tale va aiutato. Con questo contraddico solo parzialmente quanto affermato sui sedentari benestanti, quelli posso pure multarli con il superticket ma non devo comunque abbandonarli perché sono soggetti che devono essere assistiti nel loro problema.
La sperequazione del movimento produce subito danni gravi nel momento in cui si concretizza ma questi danni sono ancora più gravi quando sono patiti nel lungo periodo. Un soggetto che è stato fermo per problemi legati alle restrizioni collegate al Covid, anche se incazzatissimo e tendente al paranoico, appena può riprendere riprende con più slancio di prima (non sto assolutamente avvallando l’ipotesi di blocchi simili a quelli patiti dagli italiani nel periodo marzo aprile 2020…) e potrà anche aver subito un danno relativo da questi blocchi (io sostengo che il danno psicologico sia il più consistente ed è per questo che per non traumatizzare la popolazione avrei suggerito soluzioni con “finestre di libertà” per la popolazione sana, altrimenti è proprio come stare in galera…) ma ha i numeri per continuare a servirsi del movimento per la salute come prima e meglio di prima. Un soggetto che ha avuto la salute rovinata da anni di sedentarietà patologica non sa proprio come utilizzare il movimento, per assurdo non ne sente nemmeno il bisogno perché certi equilibri sono decisamente saltati ed ha bisogno in tal senso di una assistenza molto precisa. Non si può dirgli “Alzati e cammina Lazzaro” anche se è un mezzo cadavere. Lui è un mezzo cadavere ma noi non siamo dei Padreterni e non possiamo pensare che l’effetto della nostra parola sia così taumaturgico. Semmai, se non abbiamo tatto, l’effetto della nostra parola può essere “traumaturgico” con una “erre” in più e quel soggetto ci inquadra come dei potenziali rompiscatole che invece di aver a cuore la salute altrui vogliono torturare con l’attività motoria anche chi non la può sopportare.
Non pensate che sia una questione solo da adulti, purtroppo è una cosa che riguarda anche i bambini ed è molto più diffusa di quanto si possa pensare. Sulla questione bambini io sarò un illuso ma sono un po’ più ottimista. Il bambino per definizione non è un sedentario cronico di lungo corso. Proprio perché è un bambino non potrà essere sedentario da molti anni, perché molti anni fa non era ancora nato. Io sono convinto che la sedentarietà patologica nei bambini possa essere sconfitta con poche semplici mosse perché loro non hanno ancora sviluppato l’assuefazione alla sedentarietà ed invece dentro di loro sta un personaggio che ha voglia di muoversi che è stato solo represso da situazioni sociali.
Sono convinto che per combattere la sedentarietà dei bambini occorra liberarli dall’incubo degli schermi (telefonino, tablet, televisione: le tre “T” della sedentarietà) renderli meno schiavi dei compiti di scuola e dare loro degli spazi per muoversi. A quel punto il bambino non ha assolutamente bisogno di chiedere cosa fare perché è il migliore allenatore di sé stesso. Se è in compagnia farà giochi fantastici, se è da solo troverà comunque il sistema per muoversi perché il movimento è un’ esigenza fisiologica, in compagnia è ancora più divertente ma per istinto ci si muove anche da soli per stare in salute.