ESIGENZA DEL RISULTATO SPORTIVO NELLE CATEGORIE GIOVANILI

I veri eroi dello sport giovanile sono quei ragazzini che pur ottenendo risultati “disastrosi” (e questo disastrosi è virgolettato perché il risultato di un ragazzino non può mai essere veramente disastroso) continuano a gareggiare e soprattutto a mantenere entusiasmo verso l’attività sportiva. Questi, a mio parere, sono i veri eroi di tutto lo sport,  non solo dello sport giovanile ma di tutto lo sport in genere.

L’esigenza di risultato agonistico nello sport giovanile è una finta esigenza, o meglio è autentica ma creata dagli adulti un po’ sul modello scolastico (sono sempre i genitori a pompare sui figli per voti sempre più alti) e alla fine diventa esigenza propria dei ragazzini solo per “trasmissione”.

Il ragazzino più che altro ha esigenza di non sfigurare e di provare soddisfazione nelle pratica sportiva, non ha la necessità di primeggiare o addirittura di vincere ed è in questo senso che i veri eroi sono quelli che tendono a piazzarsi nelle ultime posizioni di classifiche che, se non vogliamo prenderci in giro, devono esistere anche a 12-13 anni. Pare strano ma la classifica ci vuole altrimenti tutto è svilito e relegato al ruolo di passatempo ma questa classifica deve essere usata come strumento per motivare i ragazzi alla pratica sportiva non per motivarli all’abbandono della stessa.

Allora, potendo disporre di un buon numero di “eroi” che sono quelli che accettano di arrivare ultimi a ripetere anche piuttosto a lungo questi piazzamenti “indecorosi” abbiamo la possibilità di mantenere la frequentazione delle gare abbastanza nutrita in partecipazione senza inventarci particolari stratagemmi. Gli eroi sono quelli che tengono in piedi il palco.

Purtroppo gli eroi sono sempre meno perché non è una società di eroi o meglio il modello di eroe è ancora quello antico: è quello che vince punto e basta.

Venendo a mancare gli eroi che perdono si logora l’attività agonistica che diventa sempre più selettiva, meno entusiasmante e difficile da portare avanti.

Diamo i numeri su tale questione dove ragionare un po’ non è assolutamente dare i numeri ma, al contrario, è affrontare il toro per le corna, affrontare la questione come va affrontata. In una competizione dove ci sono 12 contendenti l’eroe principale è il 12°, è un mezzo eroe anche l’undicesimo e dal decimo al settimo possono anche dire: “poteva andare meglio” ma insomma resistono dentro senza traumi. Sesto, quinto e quarto si sentono abbastanza gratificati mentre i primi tre sono gli eroi di tipo tradizionale. Se spariscono gli ultimi due che non sono in grado di fare i veri eroi il decimo ed il nono già vanno in crisi e per dire il sesto classificato si sente già meno contento di prima. Se scopriamo che anche il decimo ed il nono non sono veri eroi a breve abbandoneranno anche loro, così succede che di punto in bianco l’ottavo ed il settimo vanno in crisi, anche il quinto non è più molto convinto della bontà dei suoi risultati ed il quarto comincia ad avere un po’ troppa fretta di salire sul podio. Il passo successivo è quello del mezzo disastro: spariti l’ottavo ed il settimo vanno in crisi tutti. Il sesto ed il quinto per i noti motivi, il quarto perché se adesso non va nei primi tre la cosa diventa noiosa, terzo e secondo perché sentono la necessità di vincere ed il primo va in crisi pure lui perché in un contesto simile non ha più nemmeno senso gareggiare. Succede l’imponderabile: molla l’osso addirittura il primo rendendo quelle competizioni una noia mortale, ormai non le fa più nemmeno chi può vincerle. Gli adulti la tengono in piedi dicendo che andando avanti con l’età bisogna assolutamente migliorare di rendimento per potersi concentrare sulle gare più importanti (che sono altre gare) ma la realtà è che abbiamo fulminato l’attività sportiva giovanile: dura due o tre anni perché dopo esiste solo un’attività sportiva che pur essendo indirizzata ai giovani è altamente selettiva e chi non può fornire prestazioni di livello elevato è decisamente tagliato fuori.

Lo sport di base ha bisogno di nuovi eroi che una volta frequentavano di più le competizioni e si arrendevano più tardi. Gli adulti devono inventarsi tutte le strategie per incentivare questi eroi che avrebbero la sola pretesa di essere invisibili. Ma quando sei ultimo non sei mai invisibile e se sei ultimo di tre è quasi peggio che ultimo di trecento perché il 299° non è detto che sia questo gran competitore ma il secondo è senz’altro un soggetto tosto, ad un passo dalla vittoria e superare il quale diventa un’impresa. I ragazzi non vogliono vincere a tutti i costi, vogliono uno sport divertente, forse è anche compito nostro intervenire a livello organizzativo sui campi sportivi e anche negli altri ambienti dove si recita che “nello sport se non ottieni buoni risultati non ha senso dedicarci molto tempo”.