“Si vede che la clausura forzata ti ha dato alla testa, adesso sei pure orgoglioso di essere italiano, dov’è finita la tua carica polemica? Ti sei accorto che anche se hanno riaperto i ristoranti la maggior parte delle piste di atletica sono di fatto ancora chiuse e praticamente inaccessibili agli sportivi normali? Anche gli impianti dove mediamente non c’erano più di 100 persone su un’area di oltre 20.000 metri quadri (200 metri quadrati a testa…). Ci saranno anche delle cose nelle quali ci è andata ricca e ci siamo mossi meglio degli altri ma anche in questa fase si stanno manifestando delle perle di burocrazia da guinnes dei primati.”
In effetti non volevo dire che va tutto bene, ma solo che la scelta di dare importanza alle misure restrittive per contenere il contagio al momento si è dimostrata vincente.
Poi, e questo dovrebbe essere anche mio compito, vanno rilevate delle incongruenze gigantesche tipo quella della pista di atletica chiusa o con dieci atleti in tutto che si allenano su un’area all’aperto che è grande più o meno come 50 ristoranti. Non dico che ci devano guazzare sopra 308 atleti come aveva previsto in un primo tempo una norma lungimirante di qualcuno che probabilmente non ha mai visto una pista di atletica (65 metri quadri a testa, non sono pochi, ma sono troppi i 308 atleti su una pista che di solito negli allenamenti ne ospita 100 o al massimo 150) ma non ha nemmeno senso inventarsi delle norme talmente restrittive per le quali alla fine si tiene aperto l’impianto per 10-12 atleti che riescono ad espletare un protocollo da campionati mondiali della burocrazia. Come sempre bisogna far funzionare il buon senso che non ha norme codificate su nessun manuale. Purtroppo.