Commento a “Fra scienza, religione e… arte”

“Non ci trovo nulla di male se una bambina-ragazzina esulta mentre vince una corsa campestre facendosi il segno della croce, tanto più se lo fa un po’ fuori dagli sguardi indiscreti del pubblico, quasi con un pudore che non trovo necessario. Semmai il problema è che forse è ancora una bambina e proprio per questo mi auguro che fra un paio di anni continui a fare così invece di rimbecillirsi di telefonino come molti suoi coetanei e finire per dare poca importanza a cose che ne hanno molta di più del telefonino.

La specializzazione precoce era un problema di una volta quando certi ragazzini si allenavano un po’ troppo e chissà mai se è veramente esistita in Italia perché il problema semmai era più da paesi dell’est che allenavano i poppanti in modo scriteriato per portarli più in fretta alla medaglia. Il vero problema dello sport italiano è l’abbandono precoce dell’attività sportiva ma non per la specializzazione precoce bensì per gli incubi della scuola che sono sempre più presenti nelle menti dei ragazzini (e soprattutto dei genitori che glieli trasmettono). In tal senso è opportuno fare un’opera educativa ed insegnare che lo sport fa bene anche se non si vince e pertanto poco male esaltarsi con un segno della croce in una vittoria da ragazzini ma molto male abbandonare la carriera sportiva anzitempo perché non si riesce a vincere pensando che lo sport se non si vince sia solo tempo perso sottratto allo studio. C’è da farsi il segno della croce e pregare che i ragazzini non facciano ragionamenti di quel tipo semplicemente dannosi per la loro salute…”

 

 

Sfondi una porta aperta, è da anni che predico che bisogna trasferire l’eccesso di competizione dai banchi di scuola ai campi sportivi, che bisogna dunque riportarla dove ha ragion d’essere. La competizione sui campi sportivi fa solo bene, lo sport insegna a disciplinarla e, segno della croce o meno, è comunque un qualcosa di produttivo che aiuta a crescere. La competizione sui banchi di scuola è un inutile stress che fa odiare la scuola a molti ragazzini, non è sufficientemente frenata da alcuni insegnanti che si divertono invece ad alimentarla e molte volte è alimentata anche dai genitori che sperano nel pargolo prodigio con tutti 8 e 9. Non si rendono conto, quei genitori, che una giusta quota di sport è molto più importante degli 8 e dei 9. Ma ovviamente non la pensiamo tutti allo stesso modo e qualcuno potrebbe pure dire che come i baby campioni dello sport dell’est poi vincevano le medaglie i baby secchioni della scuola contemporanea sono quelli che poi avranno più possibilità di ben figurare nelle scuole importanti di grado superiore. Ognuno ha i suoi obiettivi. E’ molto importante che gli obiettivi dei genitori non devano diventare automaticamente anche gli obiettivi dei figli altrimenti questi ultimi non cresceranno mai.