Meglio una buona scarpa senza chiodi che una cattiva scarpa con i chiodi. Chissà quante volte l’avrete sentito dire e, tutto sommato sono abbastanza d’accordo anch’io con questa affermazione piuttosto diffusa. In effetti la scarpa chiodata se non è di ottima qualità e specificamente azzeccata per la specialità e per il tipo di atleta può diventare un problema piuttosto che un aiuto per ottenere migliori prestazioni ed essere addirittura fonte di infortuni.
C’è la tendenza a far usare le scarpe chiodate anche ai giovani atleti (già dai tredici anni) e non so quanto questa sia una buona abitudine. Forse può essere interessante presentare questo tipo di scarpa già a tredici anni ma andarne a consigliare un uso proprio sistematico direi che non sia opportuno a questa età, inoltre siccome il piede a questa età cresce più veloce della luce i genitori, giustamente, sono poco propensi ad acquistare calzature di ottima qualità e pertanto si ritorna al discorso iniziale che se la scarpa chiodata non è di ottima qualità tanto vale mettere una buona scarpa di gomma. Ai miei tempi proprio per questo problema ci regalavano scarpe da velocisti in massa (non si potevano fare ordini complessi: un solo modello per tutti) e i mezzofondisti finivano per restare fregati alle prese con una scarpa molto difficile da mettere in gara che si poteva usare tranquillamente solo nelle prove di velocità in allenamento.
Questa esperienza mi ha insegnato che se è vero che un velocista può calzare senza problemi una scarpa chiodata da mezzofondista (anzi alcuni ne vanno proprio in cerca) non si può dire altrettanto del mezzofondista che con la scarpa da velocista si trova decisamente da cani a meno che non abbia due caviglie con la dinamite che però sono tipiche del velocista. Per le scarpe specialistiche da salti e lanci il discorso è analogo: se non sono di ottima qualità inutile provarle e allora tanto vale attendere un pochino in più e indirizzarsi verso una scarpa di ottima qualità piuttosto che anticipare i tempi e prendere un discreto bidone.
Non tutti sanno calzare agevolmente le scarpe chiodate anche se sono di ottima qualità e qui sto trattando un argomento che attraversa tutte le età, dai ragazzini agli amatori e c’è qualcuno che può calzarle senza problemi e non ha bisogno di nessun addestramento mentre altri prima di poterle mettere in gara devono fare un vero e proprio graduale addestramento in periodo preagonistico. A tal proposito esco con un’ opinione che può sembrare strana. a mio parere il miglior momento per provare l’addestramento alla scarpa chiodata è proprio quello invernale lontano dalle gare. ciò può sembrare contraddittorio, salvo che per le indoor, nelle quali si ricerca un breve stato di forma fra febbraio e marzo, il periodo invernale è quello durante il quale l’atleta è in “letargo” e pertanto non dovrebbe essere il momento delle scarpe chiodate, invece io sostengo che il momento giusto per tali calzature sia proprio questo perché le intensità di corsa che si riescono a raggiungere d’inverno non sono massimali e pertanto è più facile che l’addestramento giunga a buon fine senza creare sovraccarichi. Nel periodo estivo, quando l’atleta è in forma, nei momenti di massima prestazione, l’atleta raggiunge picchi tensivi decisamente elevati anche con le scarpe di gomma, figuriamoci con quelle chiodate.
Per quanto riguarda la velocità di corsa alla quale può diventare utile una scarpa chiodata ho una mia teoria: sotto ai 20 chilometri all’ora le scarpe chiodate servono a gran poco. Non a caso il grande Gebrselassie ha ottenuto il record del mondo dell’ora su pista (mica bruscolini) correndo oltre i 21 chilometri all’ora senza scarpe chiodate perché con i tendini mal messi (il record del mondo con i tendini mal messi!…) che si ritrovava non era più in grado di calzare le scarpe chiodate. Ora è giusto riconoscere come Gebrselassie sia stato un atleta immenso ma pensare che con le scarpe chiodate che riusciva a mettere quando aveva i tendini integri avrebbe potuto ottenere un risultato molto migliore di quel già stratosferico 21.285 metri sull’ora è fuori luogo.
Nel dettaglio, con riferimento alle corse sulle medie e lunghe distanze la scarpa chiodata tende a dare un qualcosa in più quando si è in piena spinta mentre tende a togliere qualcosa nelle fasi più difficili della gara, quando magari l’andatura è un po’ calata e le spinte non sono più molto efficaci. E così, per esempio, se un atleta amatore corre un 1500 in 4’50” dove per un breve tratto di gara corre anche ai 20 chilometri all’ora ma poi per la maggior parte della gara tende a scendere sui talloni forse farà quasi meglio ad un usare una buona scarpa in gomma che perdona di più questo atteggiamento di corsa non molto in spinta che non con la scarpa chiodata che quando l’atleta è imballato penalizza un po’ troppo la tecnica di corsa andando ad enfatizzare l’appoggio sul tallone. Ho scritto un dato numerico e forse ho fatto male perché più che di quello dovevo scrivere di tecnica di corsa. A prescindere dal ritmo di gara ci sono atleti che si possono permettere il lusso di correre con le scarpe chiodate anche se corrono abbastanza piano perché sono sempre in spinta, altri che nonostante corrano a buoni ritmi devono stare attenti a questa calzatura perché corrono in modo diverso e magari sono soggetti a finali di gara in netto calo di ritmo, calo di ritmo che può essere gravemente penalizzato da una scarpa secca quale è quella chiodata.
Sulla scarpa chiodata nella corsa campestre c’è un discorso a parte da fare. Il vero crossista non vi rinuncia praticamente mai (a meno che non vi siano sassi sul percorso che possono creare problemi) e usa anche chiodi piuttosto lunghi a seconda delle condizioni del percorso. Ma le campestri non le fanno solo i veri crossisti e può capitare di trovare un ottocentista che si fa una campestre con le scarpe senza chiodi. L’ottocentista non è quasi mai un buon specialista del cross e pertanto non ha paura di perdere qualche posizione a correre con le scarpe senza chiodi, semmai può avere paura a correre per 5 o 10 chilometri con delle scarpe che bene o male vanno sempre a stressare i tendini molto di più di quelle normali. E’ vero che lo stress tendineo è rapportato alla velocità di corsa ma è anche vero che una campestre corsa anche a ritmi tranquilli con le scarpe chiodate da un punto di vista dello stress sui tendini d’Achille è sempre piuttosto problematica e pertanto l’ottocentista che normalmente va già a stressare parecchio i tendini in pista con prove di qualità (molto spesso corse con le scarpe chiodate appunto) non si diverte molto a stressare i tendini anche su campo dove tutto sommato può prendersela anche con una certa filosofia e perdere qualche posizione in classifica senza drammatizzare.
In ogni caso non è una buona cosa esagerare nell’uso delle scarpe chiodate e, mentre per i velocisti questo rischio viene limitato dalla tipologia di allenamento del velocista che difficilmente insiste su grandi carichi di corsa, nel caso dei mezzofondisti e dei corridori di lunghe distanze è opportuno selezionare gli allenamenti e capire bene quando vale la pena di correre con le scarpe chiodate e quando invece è più opportuno svolgerli con una buona scarpa leggera e veloce ma senza chiodi. Per assurdo, a volte possono essere costretti ad usare le scarpe chiodate proprio quelli che ne sono un po’ allergici nel senso che non possono permettersi il lusso di arrivare alla gara impreparati da questo punto di vista, mentre quelli che non hanno nessun problema a calzare le scarpe chiodate e possono farlo in qualsiasi momento possono pure permettersi di non metterle praticamente mai in allenamento e poi metterle senza problemi solo in occasione della gara.
Fino ad una certa velocità la scarpa chiodata permette decisamente prestazioni migliori e dunque proprio per questo non è il caso di metterle troppo mettendo a rischio strutture che potrebbero andare in sovraccarico con un eccessivo uso dei chiodi. Poi se vi chiamate Gebrselassie forse potete pure rischiare che tanto poi riuscirete a fare anche il record del mondo sull’ora di corsa in pista con le scarpe senza chiodi, ma di Gebrselassie non ce ne sono molti in giro.