Come insegnanti di educazione fisica dovremmo imparare da quanto è avvenuto in campo alimentare con la moda delle diete per capire come funzionano alcuni meccanismi psicologici che stanno alla base delle normalissime pulsioni umane.
Il problema della fame purtroppo è sempre esistito, dalla notte dei tempi, è vecchio come Adamo che ha mangiato della stramaledetta mela che doveva lasciar stare. Fame.
Il problema dell’iperalimantazione invece è molto più recente ed è nato più o meno quando sono nate le diete. Su questo più o meno dobbiamo essere precisi perché altrimenti ci sfuggono dei dettagli importanti.
Forse (e sottolineo “forse”) il problema dell’ipernutrizione è nato anche prima delle diete ma anche se così fosse (e non è proprio detto che sia così…) non si può negare che sia dilagato dopo la diffusione delle diete. Praticamente le diete che sono nate con l’obiettivo di contenere il problema dell’iperalimentazione (ma ne siamo proprio sicuri?) hanno fatto dilagare tale problema, l’hanno ingigantito a dismisura e l’hanno reso una vera e propria pandemia che è riuscita a coinvolgere (paradosso ai limiti del miracoloso) addirittura i paesi poveri dove una volta l’unico problema era proprio trovare da mangiare e non trovare i sistemi per mangiare di meno.
Se ci soffermiamo a valutare bene i disastri perpetrati dalle diete sull’educazione alimentare di un numero esorbitante di abitanti del pianeta abbiamo la chiave per capire come può funzionare la coercizione nell’attività fisica. Corriamo il rischio di fare la fine delle diete. Se l’attività fisica comincia a diventare quella cosa da fare per dimagrire un po’ come mettersi a dieta rischiamo di snaturarla e potremmo produrre nuovi milioni di sedentari che hanno seri problemi con l’attività fisica solo perché l’hanno affrontata con l’approccio psicologico sbagliato.
Dobbiamo assolutamente svincolarci dalla filosofia dell’attività fisica vista come strumento per dimagrire o addirittura come coadiuvante delle diete anche perché l’unica relazione che c’è fra l’attività fisica sana e le diete è che se uno fa una sana attività fisica e con entusiasmo può addirittura porre almeno parzialmente rimedio ai disastri causati da anni di diete assurde.
L’idea di iniziare un piano di attività fisica un po’ più sostenuto del proprio abituale e contemporaneamente sottoporsi a restrizioni alimentari è un’idea del tutto folle da abbandonare completamente che non ha nessuna base razionale (chi si muove di più deve mangiare di più, non ci sono dubbi) e che rischia di creare problemi di salute assolutamente non trascurabili oltre a creare un grande problema nell’affrontare l’attività fisica che diventa certamente molto pesante se uno non si alimenta sufficientemente.
Anche la sola coercizione nell’attività fisica comunque svincolata a logiche di diete è comunque un qualcosa di assolutamente pericoloso perché rischia di togliere entusiasmo per l’attività fisica.
E’ pertanto il caso di rivedere anche l’atteggiamento di alcuni insegnanti ed istruttori che prescrivono l’attività fisica quasi come se fosse un farmaco con un atteggiamento quasi minaccioso.
E’ purtroppo vero che in certi casi l’attività fisica diventa una vera e propria urgenza e alcuni medici segnalano giustamente questo problema ma l’insegnante deve avere la capacità di mediare e fare in modo che questo disastro provocato dall’inattività pesi meno possibile a livello psicologico lasciando inalterato il potenziale entusiasmo verso l’attività fisica.
Se caschiamo nel meccanismo della coercizione rischiamo di ripercorrere quanto già sperimentato con grande insuccesso con tutta la problematica delle diete che sono diventate un problema nel problema.
E’ chiaro che bisogna tentare di aumentare la quota di attività fisica nella gran parte della popolazione ma la cosa è così importante che non possiamo giocarcela con un maldestro invito di stampo coercitivo. Senza entusiasmo l’attività fisica si svuota e diventa… una specie di dieta.