Stasera mangio gratis. Un mio amico è andato in medaglia ai campionati europei indoor master di atletica sui 3000 metri e offre la cena. Scherzando gli ho chiesto se con la medaglia agli europei è diventato ricco ma la realtà è che, con la gente che gira, una medaglia a livello internazionale nelle gare Master è quasi come una medaglia alle Olimpiadi degli assoluti. E poi è la prima volta che prende una medaglia in campo internazionale anche se a livello nazionale aveva già primeggiato ripetutamente pure con la conquista di un titolo italiano sui 1500 metri qualche anno fa.
Ha fatto una gran gara in una specialità che teoricamente non sarebbe la sua ed ha centrato il colpaccio.
L’equilibrio fra vittoria e sconfitta è una cosa affascinante dello sport, a tutti i livelli ed è inutile dire che a volte certe vittorie non sono altro che la conseguenza diretta di cocenti sconfitte. Non solo, alcune sconfitte con il tempo sono capaci di trasformarsi in mezza vittoria. Questa è un’ altra bella cosa dello sport. La vittoria con l’andare del tempo si ingigantisce e assume contorni leggendari, la sconfitta si può scoprire che non è stata nemmeno una vera sconfitta. L’unica vera sconfitta nello sport è non prendervi parte.
Ricordo un importantissimo gelato a scrocco di quasi 40 anni fa. Un altro mio amico, a 14 anni, sfondò il muro dei 7′ sui 2000 metri in una gara nella quale c’ero anch’io e mi offrì il gelato dopo avermi battuto. Quel muro l’avevo sfondato anch’io qualche settimana prima ed in quella gara mi trovai a duellare con il mio amico. Non mi ero ancora inventato quei finali di gara che qualche tempo più tardi mi consentirono di prendermi delle belle soddisfazioni e così continuavo ad andare a tirare proprio per paura di perdere il duello. In realtà il duello con questo mio amico lo persi già prima del rettilineo conclusivo ma con quella condotta di gara avevo tenuto il ritmo abbastanza alto e lui nel battermi riusci anche a centrare l’agognato muro. Tanto per dire di “muri” sia io sulle distanze più brevi che lui su quelle più lunghe dopo ne avremmo sfondati anche di un po’ più significativi di quel 7′ sui 2000.
Quel gelato è diventato famoso per l’infinità di gare nelle categorie amatoriali che ha vinto quel mio amico e tutte le volte che a margine di una sua vittoria ho sentito dire “Oh, corre più forte di quelli della categoria assoluta!”, io, fiero della mia importante sconfitta a dire “La prima volta che è andato sotto i 7′ sui 2000 metri c’è riuscito per battermi e se non tenevo alto il ritmo forse non ce la faceva!”. Probabilmente se non avessi tenuto alto il ritmo in quella gara lui l’obiettivo dei 7′ l’avrebbe azzeccato alla gara successiva e questo non cambiava di molto la storia della sua carriera atletica però per me quel gelato è diventato storico e sono molto contento di aver perso in quel modo quella gara.
Altre sconfitte sono importanti premesse per successive vittorie e così al campionato friulano del 1986 nei 1500 riuscii a vincere forse solo grazie a 3-4 clamorose sconfitte precedenti. In Friuli ero titolare degli 800 metri in squadra, talmente titolare che la riserva quell’anno continuava a battermi. Il giorno dei 1500 il netto favorito era assente ed a quel punto fra i secondi si apriva una contesa assolutamente aperta. Teoricamente avrebbe potuto vincere proprio quello che continuava a battermi sugli 800. Ma sul piatto della bilancia c’erano almeno due cose a giocare in un certo modo: intanto che sui 1500 non ci eravamo ancora scontrati e non si poteva dire chi era il più forte e poi che quelle secche sconfitte subite precedentemente sugli 800 lì hanno funzionato come un carburante miracoloso. Dovevo vincere, nella mia testa l’onta di perdere quel titolo era troppo pesante, e così ho vinto.
Un campionato friulano, non un’ Olimpiade, ma per me una goduria inimmaginabile. Non conta cosa vinci, conta come vinci. Ci sono atleti che possono vincere un titolo internazionale in modo quasi noioso, senza scomporsi più di tanto, altri che possono vincere una gara di quartiere con somma soddisfazione.
L’esultanza più clamorosa l’ho vista come allenatore di una squadra di bambini di pallavolo che non vinceva mai. Come allenatore di ragazzini di pallavolo ho vinto fin troppo ma l’emozione che auguro ad un allenatore è quella di vedere la gioia di un gruppo di bambini che è da mesi e mesi che stanno aspettando di vincere una partita.
La magia dello sport sta nella vittoria dell’outsider. Quando vince il favorito ci sta, onore al favorito, ma dal punto di vista scenico, dal punto di vista spettacolare è tutta una preparazione in funzione della vittoria dell’outsider.
Stasera mangio a scrocco, viva la medaglia dell’outsider!