E’ mancato nei giorni scorsi Loris Pimazzoni, era mio amico, un maratoneta degli anni ’80 in grado di correre gli 800 in 1’50” praticamente con le basi di velocità che hanno i keniani dei giorni nostri. Aveva corso 20.467 metri sull’ora in pista, ancor oggi seconda prestazione italiana di tutti i tempi. Vorrei definirlo l’ultimo dilettante in grado di battere i professionisti perché uno alla volta li aveva battuti tutti.
Faccio fatica a scriverne perché il lutto è fresco e certe cose nell’amicizia sono intime e si fa anche fatica a condividerle.
Vorrei solo spiegare in poche righe perché, per conto mio, si era un po’ allontanato dall’atletica e faceva fatica a guardarla per televisione anche se ogni tanto presenziava alle gare locali o a quelle a carattere regionale.
Aveva fatto del suo essere dilettante una bandiera, non ha mai fatto atletica a tempo pieno e rifiutava ogni tipo di assistenza medica di tipo continuativo. E’ stato un atleta come adesso non ce ne potrebbero più essere perché adesso con le sue potenzialità o gli farebbero fare 2h05′ sulla maratona o gli darebbero una botta in testa perché troppo fastidioso nei confronti degli altri.
E’ stato testimone di un’atletica che anche se spesso denigrata aveva una marcia in più di questa. E quando vedo in televisione, e adesso parlo per me stesso ma sono convinto che anche lui avesse questa sensazione, gli atleti che gareggiano con il pettorale con scritto sopra “Io gareggio pulito” mi vengono i travasi di bile perché nessuno mette in dubbio che sei pulito, si vede benissimo che la tua maglietta è candida ma quanto a farmaci ne usi mediamente il triplo di quelli che se ne usavano un tempo. Mi da terribilmente fastidio che qualcuno dica che certi record non si riescono più a battere perché un tempo ci si dopava di più. Un tempo sapevamo tutto di tutti. Si sapeva chi si dopava e si sapeva pure che, udite, udite, c’erano anche tanti atleti che non si dopavano. Adesso l’omertà è salita ai vertici e a fronte di una diffusione del doping sistematico che ha dell’incredibile si è avuto pure il coraggio di costruire un alone di verginità sullo sport di alto livello che ha avuto solo il torto di sputtanare il vero sport dilettantistico dove ogni tanto qualche positivo viene pescato perché lì i controlli funzionano e pertanto chi sgarra, prima o poi casca nella rete dell’antidoping.
Il Loris per conto mio non guardava più l’atletica televisiva anche per questo e si lamentava sempre del fatto che i numeri due di adesso confronto ai numeri due di una volta sono decisamente meno competitivi. E’ stata l’atletica di vertice a stroncare la base e se non si torna a dare importanza ai non professionisti che si allenano tutti i giorni senza assistenza medica continueremo a concentrare gli sforzi su poche decine di atleti invece che su migliaia di potenziali campioni.
Se l’atletica nazionale sta bene non lo capisci guardando la televisione ma andando a vedere le gare regionali. Se li si vedono atleti che somigliano almeno vagamente a quelli che dopo vanno a vestire i colori della nazionale allora vuol dire che la base sta bene ma se nelle gare regionali regna la desolazione allora vuol dire che si è lavorato solo sul vertice e quello non è certamente il miglior modo per rilanciare davvero l’atletica.