Le tasse dovrebbero farle pagare con un nuovo strumento che scardinerebbe il sistema del danaro: il felicitometro. Se si mettesse in funzione il felicitometro i ricchi diventerebbero matti e comincerebbero ad invidiare alcune persone che pur avendo poco danaro hanno la fortuna di essere più felici. Così i ricchi comincerebbero ad interrogarsi su come fare per acquisire la felicità e poter giustamente pagare più tasse con il felicitometro ma la rivoluzione avverrebbe per colpa dei pezzenti che si vedrebbero tassati nella loro unica risorsa esistenziale. A quel punto i pezzenti insorgerebbero e se davvero i ricchi trovassero un metodo addirittura per diventare più felici scoppierebbe la guerra civile.
Il danaro non da la felicità ma la nostra società ci vuol far credere il contrario. Alcuni ricchi sono profondamente infelici ma non se ne rendono conto, si credono felici e per loro l’importante è quello, si sentono “apparentemente” felici ed in una società dove l’apparenza conta più della sostanza, sono appagati così quella finta felicità per certi versi diventa quasi vera, come minimo non smascherata, se non da abili strizzacervelli che però non hanno alcun interesse a mettere il dito sulla piaga e, al più possono proporre qualche pastiglietta miracolosa per curare la depressione.
Il felicitometro provocherebbe lo sconquasso totale e metterebbe seriamente a rischio tutte quelle professioni che fondamentalmente sono state inventate solo per produrre nuovo danaro ma in realtà non servono a nulla. Il mondo della finanza e della politica corrotta andrebbero in crisi profonda e lo sconquasso sociale sarebbe di portata epocale. Forse finirebbe lo sport perché con troppa gente che vuole fare sport (anche quelli non portati, negati per lo sport e che non diventeranno mai dei campioni…) anche il sistema sportivo sarebbe al collasso. Alcuni campioni smetterebbero di doparsi perché se i soldi non danno la felicità cosa sto a doparmi e a rischiare la salute per niente e alcuni si metterebbero addirittura a parlare anche lì provocando uno sconquasso impensabile nello sport professionistico.
Il felicitometro non può essere inventato intanto perché non esiste nessuno strumento che ci possa servire a misurare con un minimo di attendibilità il grado di felicità di un soggetto e poi perché anche se esistesse andrebbe a mettere in luce in modo inequivocabile le follie tenute in piedi dal sistema del danaro.
La disoccupazione finirebbe perché la disoccupazione è solo un’invenzione per far lavorare di più le classi disagiate provocando un ulteriore arricchimento di chi tiene le fila del sistema.
Se esistesse, il felicitometro cambierebbe molto anche lo sport e la gente si accorgerebbe che non è assolutamente necessario diventare dei campioni per divertirsi con lo sport e servirsene a scopo salutistico. A quel punto la gente invece di ammazzarsi di lavoro per mettere da parte qualche quattrino per garantirsi la felicità eterna inizierebbe a fare più sport per tentare di riacquistare la salute. Ci sarebbe un’ improvvisa grave carenza di strutture sportive ed i datori di lavoro inizierebbero a dare i numeri non riuscendo più a trovare gente disposta a fare lo straordinario pur di mettere da parte qualche euro in più. Insomma dal punto di vista economico, sarebbe il caos totale, un vero e proprio disastro. Il fenomeno si autoalimenterebbe nel momento in cui la gente ormai convertita al rispetto della propria salute e non più schiavizzata dal dio danaro, continuerebbe a comportarsi in modo bizzarro e non assolutamente consono alle esigenze del sistema produttivo.
I grandi imprenditori griderebbero all’avanzata di un nuovo comunismo più devastante ancora di quello appena sconfitto e le folle griderebbero “Andate a quel paese voi e i vostri ideali politici”, smettendola di votare solo per convenienza economica.
Il felicitometro avrebbe forse potuto inventarselo un tipo come Gianni Rodari che scriveva favole un po’ particolari per bambini con molta fantasia.
In effetti quella che manca forse è la fantasia perché anche se un personaggio alla Gianni Rodari riuscisse ad inventarselo non troverebbe abbastanza persone a tenerlo in buon conto ed a valorizzarlo per ciò che potrebbe davvero valere. La gente finirebbe per dichiarare livelli di felicità molto elevati pur di non aver seccature ed evitare di essere tassata su ciò che realmente è tassabile.
Insomma il felicitometro è un’idea che nasce irrealizzabile, non ci sta nemmeno nel mondo delle Favole, ma ciò che ci può stare invece è l’idea di un mondo dove il danaro conti un po’ di meno, la salute un po’ di più e pertanto la si finisca di rovinarsi la salute per piegarsi alle esigenze del sistema del danaro e si riesca a scoprire la capacità di essere felici anche con qualche soldo di meno in tasca.