IMPORTANZA DELLA GRADUALITA’ DELLE VARIAZIONI DELLA TECNICA DI CORSA IN PRESENZA DI SCHEMI MOTORI STRUTTURATI

La tecnica di corsa, questa sconosciuta, un tempo era molto considerata e discussa in ogni impianto per l’atletica, oggi altre problematiche di tipo condizionale hanno preso lo spazio che si meritava la tecnica nello studio del piano di allenamento e così di tecnica di corsa si parla sempre meno. Come tecnici però dobbiamo fare una sana autocritica e tentare di comprendere i perché di questa involuzione. Evidentemente in tema di tecnica di corsa non sempre abbiamo seminato bene e, al contrario, a volte, abbiamo perpetrato degli autentici disastri. Sto alludendo alle situazioni nelle quali l’atleta, impegnato in un addestramento sulla variazione della tecnica di corsa invece di conseguirne dei benefici arriva addirittura all’infortunio da sovraccarico funzionale. “Primo non nuocere” ed è sulla base di questo principio che molti tecnici si sono rassegnati a mettere in soffitta i sani propositi di una buona messa a punto della tecnica di corsa perché hanno visto che molte volte dietro all’addestramento per la variazione dello schema di corsa si insidia lo spettro dell’infortunio. Nella stragrande maggioranza dei casi tale evenienza è da attribuirsi semplicemente ad un sovraccarico funzionale specifico di alcuni distretti muscolari più intensamente impegnati nel nuovo schema di corsa e che non sono adeguatamente preparati per intervenire a sostenere il nuovo schema motorio. La parola magica in tali situazioni purtroppo molto frequenti è una sola: gradualità. Ogni cambio della tecnica di corsa, soprattutto indirizzato ad atleti evoluti (per non dire master…) è sempre potenzialmente pericoloso perché deve fare i conti con adattamenti,  anche muscolari oltre che nervosi, instauratisi in anni di attività sportiva.

Siamo portati a pensare che la seduta di allenamento impostata sulla tecnica di corsa non abbia bisogno di questi grandi recuperi perché in volume non è una seduta molto importante ma non è così. Un ottimo espediente per recuperare al meglio queste sedute è quello di alternare le sedute sulla tecnica di corsa alle altre ed anche a riprendere il vecchio schema di corsa con il preciso scopo di far “riposare” alcuni distretti muscolari. Alcuni sono scettici sull’idea di riprendere il vecchio schema di corsa per non creare una sorta di retroazione come se l’atleta fosse un fumatore accanito che ha appena smesso che se riprende a fumare non se la cava più. La situazione di chi evolve la tecnica di corsa per fortuna non è così e si può pure riprendere il vecchio schema di corsa senza nessuna paura di involversi a livello tecnico. Al contrario tutte le nuove variazioni dello schema devono proprio essere inserite gradualmente sul vecchio schema che continuerà ad essere lo schema di riferimento per un periodo di tempo sufficientemente lungo per promuovere con successo i nuovi adattamenti.

Se chi lavora sulla tecnica di corsa potrà ottenere ancora buoni risultati forse potrà fare nuovi adepti facendo pubblicità a quello che un tempo era uno dei principi sacrosanti dell’allenamento: prima l’aspetto tecnico poi quello condizionale. Adesso invece le presunzioni si sono invertite: prima l’atleta bionico, poi vediamo se riusciamo a farlo correre anche bene. Fin troppo istintivo pensare che la mania degli integratori alimentari trovi terreno fertile su un simile modo di pensare. Fin troppo facile pensare che ancora una volta il mercato sia riuscito a condizionare le mode e pure le tecniche di allenamento in modo determinante. Quando suggerisco l’opportunità di tornare a considerare l’esperto di  attività motoria come un educatore e di lasciar perdere il marketing nello studio delle Scienze Motorie intendo proprio quello. Torniamo alla sostanza e lasciamo perdere le apparenze e a chi mi replica che il profitto è sostanza e non apparenza rinfaccio che la deontologia professionale è la prima cosa e non può essere barattata con nessuna miseria umana.