Ho appreso con soddisfazione dell’assegnazione dell’incarico di direttore tecnico della nazionale di Atletica ad Antonio La Torre, validissimo tecnico di marcia e personaggio che io ricordo per un’uscita scioccante quanto illuminante sul problema doping nello sport. A tal proposito, in un convegno, è uscito candidamente con questa frase: “Volendo il problema del doping non è nemmeno tanto difficile da risolvere, basta spegnere la televisione”. E con questa frase ha fatto capire nell’essenza le dinamiche del problema che sono le più banali che ci possano essere: è una questione economica, se vincere frutta tanti soldi perché c’è il passaggio televisivo, si diventa dei personaggi dello spettacolo, allora si trovano fuori tutti i soldi che si vuole per doparsi nel migliore dei modi e soprattutto riuscendo risultare negativi ai controlli antidoping che per gli sponsor è una questione imprescindibile. Attenzione che qui si gioca un altro dettaglio fondamentale della questione: allo sponsor serve che l’atleta risulti negativo ai controlli antidoping e non che non si dopi in assoluto, per lo sponsor la questione fondamentale è l’immagine e non la sostanza. L’atleta può pure essere dopato come un cavallo, basta che non si sappia in giro perché se questa cosa viene fuori lo sponsor rescinde subito ogni contratto, per cui l’immagine innanzitutto.
Antonio La Torre fa un discorso utopistico: spegnere la televisione. Spegnere la televisione è impossibile, sarebbe come spegnere i telefonini, ne siamo immersi. In un colpo solo avremmo risolto il problema della sedentarietà ed i problemi di salute di milioni di persone. E’ una società che si fonda sulla televisione e sul telefonino. Perché questa società si fonda sulla televisione? Aprite la finestra per vederlo. Quanto ci vuole per capire che potremmo vivere benissimo, anzi meglio, con il 10% delle auto che ci sono in circolazione adesso? Poco, ma ci vuole molto se guardi la televisione che ti dice che i problemi sono altri. Guardate l’attenzione che mette la televisione agli incidenti stradali. Se non ci sono cinque morti in un colpo solo non passa nemmeno per televisione. Come dire un attentato terroristico che se non fa cinque morti non fa nemmeno notizia. Forse sarebbe il miglior modo per sconfiggere il terrorismo, non dargli importanza, renderlo normale. Così come è normale che in Italia ogni giorno muoiano un tot. di persone per incidenti stradali, com’è normale che si spendano un sacco di danari pubblici per sostenere l’istituto assolutamente inutile dell’antidoping, com’è normale che in televisione passi solo il campione che pubblicizza un certo prodotto perché quello che non pubblicizza nulla non serve niente a nessuno. E’ tutto funzionale al sistema della televisione. E’ per questo che non so se il tecnico La Torre riuscirà a lavorare come vuole lui. In Italia non ci sono nemmeno cento atleti che percorrono la dieci chilometri di marcia in meno di 45 minuti. Potenzialmente ce ne possono tranquillamente essere più di mille. Lo stesso La Torre è in grado di pigliarti un tot. di giovani, allenarli razionalmente, neanche troppo (una volta al giorno come si fa in tutte le attività salutari) e, senza nessunissimo doping, portartelo a marciare nel giro di pochi anni a meno di 45′ sulla dieci chilometri. Ma non gliene frega niente a nessuno perché non è quello che vuole la televisione.
Allora, se la televisione regna sovrana, è inutile sperare di poterla spegnere ma si può vedere se c’è qualche possibilità di lavorare come se fosse spenta. In atletica ciò si tradurrebbe nella possibilità di incentivare le seconde schiere, quegli atleti che non hanno il passaggio televisivo, quegli atleti che per loro il fatto che la tv sia accesa o spenta non cambia nulla, quegli atleti che non hanno bisogno di doparsi perché per loro doparsi non cambia nulla ed è anzi troppo costoso, oltre che pericoloso. Chi marcia nella 10 chilometri in 45′ ha un sistema molto razionale, salutare ed economico per approdare al significativo risultato di 44′ sulla stessa distanza che non ti cambia la vita ma è comunque un ottimo risultato: è quello di affinare il processo di allenamento e renderlo più razionale. E’ chiaro che ci vuole tempo e dedizione ma è una impresa decisamente salutare che fa bene alla salute di quello che la intraprende e pure di tutti quelli che lo guardano che ne interpretano una lezione di sport decisamente edificante.
Regolamentare i Campionati di Società in modo da renderli più incentivanti per le seconde schiere non è molto difficile. Basta dire che per vincere lo scudetto bisogna avere almeno cinque atleti gara e rendere importante anche il risultato del quinto di ogni squadra. In quel modo non è più sufficiente dopare il primo per andare a vincere e l’opzione di dopare anche i meno performanti è assolutamente sconveniente per chiunque, troppo costosa, troppo pericolosa, assolutamente folle. La via dell’affinamento tecnico resterebbe l’unica via perseguibile, certamente la più economica oltre che la più salutare, visto che dopare un atleta al giorno d’oggi costa un’infinità.
Non so chi sia in grado di imporre scelte del genere perché in ogni caso tali scelte, anche se fondamentali per dare nuova linfa ad un’atletica che sonnecchia soprattutto a livello di seconde schiere, non sarebbero in grado di far fare un salto di qualità decisivo alla squadra nazionale che evidentemente si fonda solo sui risultati dei numeri uno. Una politica di tale tipo potrebbe portare a risultati apprezzabili nell’alto livello almeno in una decina di anni, non prima. E gli sponsor? Cosa stanno ad aspettare dieci anni?
Mi viene da pensare che La Torre sia l’uomo giusto nel posto sbagliato. In ogni caso lo sport di facciata deve fare i conti con lo sport di base ed io penso che il personaggio saprà essere sincero e coerente e capire se ciò che lo lasciano libero di fare potrà avere significato solo per lo sport televisivo o anche per lo sport della base che è quello più autentico ed anche quello che conta di più per la salute della popolazione.