Quando proviamo a fare educazione sul doping a scuola ci troviamo di fronte ad un bivio: se raccontare la solita filastrocca del doping che fa male ed il cui uso è pure immorale oppure se raccontare una verità un po’ più ampia che partendo comunque dai quei due punti approda ad un qualcosa di più complesso che però scoperchia tutto il pentolone del doping. A mio parere se trattiamo il doping con i giovani a scuola è bene raccontare tutta la verità anche se è pericolosa da raccontare per l’immagine dello sport di alto livello per il semplice motivo che se ci fermiamo alla solita favoletta raccontiamo una cosa troppo parziale ed una cosa eccessivamente parziale a volte corrisponde ad una mezza balla. Insomma o gliela raccontiamo tutta o siamo più onesti se evitiamo l’argomento.
Il doping è pericoloso per la salute su questo non ci sono dubbi e ormai l’hanno capito anche i sassi. Forse al giorno d’oggi è un po’ meno pericoloso che qualche decennio fa ma questo non è un argomento sul quale vale molto la pena soffermarsi, soprattutto se vogliamo crescere una gioventù che con il doping non vuole averci a che fare. Ciò che invece è opportuno precisare per non prendere in giro nessuno è l’assoluta diffusione del doping sistematico nello sport di alto livello e questa è una cosa che non può essere nascosta per far chiarezza su almeno un paio di cose.
La prima cosa è, appunto, che nello sport di alto livello il doping è diffusissimo anche se si fa fa fatica a chiamarlo così per un problema legale ma diciamo che a livello concettuale coinvolge quasi il 100% degli atleti di alto livello. A livello lessicale e legale in realtà quasi nessun atleta di alto livello si dopa ma questa è la magia di uno sport spettacolo che sa tutelare anche legalmente la sua immagine in modo esemplare.
La seconda cosa è che è opportuno far capire come funziona l’antidoping perché se non si fa luce su questo si portano gli spettatori a pensare che quando un atleta viene preso positivo all’antidoping possa scattare automaticamente la presunzione che questo sia più dopato degli altri. In realtà non è così, non abbiamo di fatto gli strumenti per determinare quali siano i pochi atleti che non si dopano e che raggiungono risultati di alto livello senza far ricorso ad alcun ausilio farmacologico. Sappiamo che praticamente quasi tutti loro risultano non dopati da un punto di vista legale e pertanto non possono essere definiti tali anche per non incappare in denunce per diffamazione ma non sappiamo realmente quali sono quelli che non si aiutano in nessun modo con pratiche tese al miglioramento dei risultati che vanno al di là del normale allenamento sportivo perché non abbiamo gli strumenti per determinare ciò. Non solo non abbiamo questi strumenti ma obiettivamente ciò non ci è nemmeno chiesto da nessuno.
Perché resista allora un antidoping che sanziona alcuni atleti che stranamente vengono trovati positivi all’antidoping è un po’ difficile capirlo, in ogni caso si può tranquillamente affermare che l’antidoping ormai è un istituto che serve essenzialmente per evitare il diffondersi di alcune pratiche dopanti soprattutto nello sport amatoriale, ambiente dove comunque il doping è diffuso in modo un po’ incomprensibile perché il miglioramento delle prestazioni sportive non porta in tale ambito a nessun incremento dei rimborsi spese pattuiti dagli atleti di questo settore. Forse per sconfiggere la cattiva abitudine al doping nel settore amatoriale potrebbe essere sufficiente fare un po’ di informazione su cosa accade davvero nell’ambiente professionistico ed una volta che gli amatori vengono a conoscenza delle pratiche effettivamente sostenute dagli attori di questo teatro potrebbero essere incentivati a lasciar perdere ogni pratica dopante. Al momento ciò non è possibile e non si sa se lo sarà mai non solo per questioni tecniche ma anche per questioni legali.
Dunque non possiamo pubblicare i trattamenti degli atleti professionisti perché ci sono dei vincoli legali (che vanno ben al di là della tutela della privacy…) ad impedircelo però si potrebbe tentare di spiegare un po’ come funziona l’antidoping per fare un minimo di educazione. E’ chiaro che a quel punto l’istituto dell’antidoping viene fortemente messo in discussione perché si viene a capire come in realtà sia un istituto tenuto in piedi per tutelare l’immagine dello sport di alto livello più che per tutelare la salute degli atleti.
Dunque il doping è assurdamente presente anche nello sport amatoriale ma in quello non è certamente decisivo per alterare la qualità dei risultati che restano comunque quelli di atleti confinati nell’ambito amatoriale e che non c’entrano praticamente niente con quelli che possono garantire i cospicui rimborsi spese e compensi degli atleti professionisti. Per scongiurare il doping in questo tipo di atleti non dovrebbe essere nemmeno necessario l’istituto dell’antidoping ma dovrebbe essere semplicemente sufficiente la diffusione di autentiche informazioni sull’argomento che facciano capire che il gioco non vale la candela. Il doping degli amatori non incrementa di molto i risultati (per lo meno non in modo da farli passare al rango di professionisti) è certamente pericoloso, facilmente rilevabile dai controlli antidoping, è comunque un controsenso da tutti i punti di vista. Qualsiasi atleta di buon senso ed adeguatamente informato è portato ad evitarlo anche perché non ha pressioni di alcun tipo alle sue spalle per adeguarsi a tali trattamenti.
Il doping degli atleti di alto livello è talmente diffuso che non si può nemmeno chiamare doping, porta ad incrementi decisivi dei risultati (ed è giusto precisarlo per non prendere in giro nessuno) non è assolutamente rilevabile dall’antidoping e quando un atleta di alto livello risulta positivo è lecito chiedersi cosa sia successo perché questi non si dopano certamente con i sistemi degli amatori, probabilmente è ancora pericoloso anche se la scienza ha fatto passi da gigante. A mio parere è ancora immorale, ma questo è un pensiero del tutto personale, perché udite udite, allontana troppo il livello di rendimento sportivo degli atleti di alto livello da quello dei comuni mortali e così rende il confronto fra gli sportivi normali ed i campioni del tutto improponibile. Questo è un concetto un po’ difficile da capire e che molti mi contestano ma io sono convinto che se i milioni di ragazzini che si avvicinano allo sport genuino si vedessero più vicini, anche nel rendimento sportivo, ai grandi campioni sarebbero più incentivati, anche quando lo sport comincia a diventare difficile, a continuare la pratica agonistica invece di abbandonarla rilevando una differenza abissale fra i risultati ottenuti da loro e quelli ottenuti dai campioni dello sport.
Molti mi dicono esattamente il contrario e sostengono che il campione ha effetto trainante tanto più è messo su un piedistallo, osannato ed i suoi risultati sono fantastici ed impensabili.
Io penso, al contrario, che la cosa più bella per un ragazzino invece che stare lì a fare il telespettatore a vita sia intravvedere la possibilità di diventare più forte del grande campione. Ma ciò non è possibile se i risultati del grande campione sono inavvicinabili. Perché sono inavvicinabili possiamo anche spiegarglielo a scuola o anche fare a meno di spiegarlo. Ma senza raccontare bugie.