TEORIA E PRATICA

Ho pubblicato sul sito in questi giorni, non fra mille dubbi, una specie di E-Book dal titolo “Gimnosofia”. A parte il titolo, che non vuol dire proprio nulla (Gimnosofia in italiano è una parola che non esiste…) mi sono chiesto se era opportuno farlo perché va contro uno dei miei principi che permeano la filosofia di questo sito: tutti i discorsi relativi all’attività motoria non possono essere generici e “campati in aria” ma devono essere riferiti a situazioni concrete, ben precise.

Così il mio discorso generico su una ipotetica filosofia dell’attività motoria (da lì il titolo stupido “Gimnosofia) rischia di essere lettera morta nel senso che se dal punto di vista teorico possono essere una serie di pensieri più o meno condivisibili, da un punto di vista pratico le vicende umane fanno i conti con mille piccoli e grandi problemi reali che difficilmente possono trovare soluzione sfogliando le pagine di un libriccino pseudo filosofico.

Facendo un esempio molto pratico molti mi chiedono su questo sito consigli su integratori alimentari e la tipica domanda è “Che integratore posso usare per questo, questo e questo…”. Sono domande che nascono male perché partono dal presupposto che io deva scegliere all’interno della scelta “integratori alimentari” senza andare fuori dal seminato per scegliere su una scelta molto più vasta e razionale del tipo “Risolvi il problema senza integratori alimentari, anzi liberandoti del pesante fardello di quelli che magari già assumi che possono crearti qualche pericoloso squilibrio”. La domanda preconfezionata nasce dal processo di distribuzione dell’informazione attorno all’attività motoria che condiziona l’atteggiamento su questa in modo pratico e non assolutamente teorico come faccio io nel mio libretto.

Praticamente se io con il mio libretto faccio teoria, curiosa e discutibile fin che si vuole, ma sempre teoria, le case farmaceutiche con l’integrazione alimentare tramite la televisione, Internet e la pubblicità in ogni dove fanno “pratica” e non teoria. In tal senso io mi sento quasi obbligato a dare una risposta spiegando anche i perchè di questa risposta. Usare l’integratore alimentare non vuol dire solo spendere soldi inutilmente per affrontare in modo sbagliato un problema che andrebbe affrontato dal fruttivendolo e non dal  farmacista ma vuol dire aderire ad un tipo di cultura mercificata che permea completamente tutti i discorsi attorno all’attività motoria.

E così l’annosa questione delle piste ciclabili. Da un punto di vista teorico occorrono e la creazione di una rete ciclabile degna di un paese come il nostro darebbe certamente da lavorare a molte persone, da un punto di vista pratico non si vuole assolutamente farlo perché comanda ancora un certo tipo di economia che non prevede assolutamente la riconversione di grandi industrie nazionali. Allora non è importante che un certo prodotto faccia bene alla salute o meno ma l’importante è che riesca a vendere per far andare avanti l’economia. Quanto sta accadendo negli Stati Uniti con la vendita di armi che continuano a provocare stragi è il lampante esempio di questa filosofia. Non contano la salute e la sicurezza dei cittadini conta che l’economia non venga frenata da decisioni sconvenienti. Praticamente viene valutato che il danno economico patito dalla regolamentazione dell’uso delle armi è superiore ai benefici in termini di sicurezza che potrebbe avere la popolazione dall’adozione di nuove norme apparentemente necessarie.

Siamo schiavi di un certo tipo di economia e non riusciamo a liberarcene. Da un punto di vista teorico avremmo bisogno di una rete efficiente di piste ciclabili per poter davvero cominciare a lasciare l’auto in garage, da un punto di vista pratico se ognuno non si mette a costruire un pezzettino di pista ciclabile di fronte a casa sua (cosa poco probabile…) c’è poco da attendersi che i nostri governanti facciano scelte che in modo seppur indiretto possono dare fastidio all’industria automobilistica. L’auto in garage da un punto di vista teorico è la mossa per riappropriarci delle nostre splendide città (e per aumentare in modo considerevole i flussi turistici) da un punto di vista pratico è un fastidio per la nostra economia ingessata che è molto più  pratica e meno teorica delle buone idee.