“Lasciamo perdere il reddito di cittadinanza ed il sei politico che non sono argomenti di stretta pertinenza del sito, io sono perfettamente d’accordo quando sostieni che un sistema efficace di distribuzione dello sport per tutti potrebbe portare nel medio e lungo periodo a contenere gli esorbitanti costi del sistema sanitario nazionale. Il problema è che mancano i fondi per organizzare un efficiente sistema di distribuzione dello sport per tutti. E’ un cane che si morde la coda. Siccome l’attività fisica non è diffusa a tutta la popolazione allora il sistema sanitario ha costi allucinanti, e siccome non ci sono nemmeno i soldi per tenere in piedi questo sistema sanitario onerosissimo tanto meno ci sono quelli per “impiantare” un sistema sportivo all’avanguardia. Tutto sommato non ci si può nemmeno lamentare più di tanto perché in paesi dove lo sport è più facilitato a livello strutturale scopri che l’assistenza sanitaria fa piangere, come negli Stati Uniti…”
In effetti non ci vuole molta fantasia a capire che è un problema di fondi disponibili, però per razionalizzarli c’è bisogno di non lavorare a compartimenti stagni. Il vizio del fumo si potrebbe stroncare tassando in modo molto elevato le sigarette. Non lo si fa perché si ha paura di perdere del tutto gli introiti derivanti dalla tassazione del fumo che fanno già parte del bilancio. Ma non si considera che quegli introiti alla fine danno entrate che sono minori dei maggiori costi di sistema sanitario stressato dai problemi dei fumatori. E così le politiche per abbandonare in tempi brevi il gasolio come carburante principale per le autovetture non sono incisive perché si ha paura di procurare un trauma all’industria automobilistica e si ha pure paura di rinunciare agli spropositati introiti procurati dalla tassazione del gasolio, ma non si pensa che in termini di ambiente e di salute rischiamo di pagare i danni causati dal gasolio molto più di quanto siano i mancati guadagni patiti dal cambiamento dei consumi di carburante.
Trattando di sistema sanitario nazionale potrebbe essere razionalizzato se la popolazione fosse mediamente più sana, per avere una popolazione mediamente più sana oltre che sconfiggere il fumo, l’alcolismo e contenere i danni causati dall’inquinamento è opportuno combattere la sedentarietà. Ma allora i costi per questa impresa devono entrare nel bilancio dell’assistenza sanitaria e non possono essere considerati un capitolo di spesa avulso da questo. Insomma si tratta di programmare con uno sguardo d’assieme e possibilmente tentando di guardare almeno a qualche anno avanti invece di perseguire esclusivamente gli obiettivi che danno risultati nell’immediato. Sconfiggere il fumo nell’immediato è un grosso costo ma in prospettiva consente di risparmiare grandi cifre. Così per l’alcolismo, per la sedentarietà e per i costi da sostenere per ridurre l’inquinamento ambientale che inizialmente sono colossali ma poi hanno un loro ritorno concreto.
Politiche lungimiranti e ad ampio respiro non sono tipicamente della nostra classe politica ma non si sa mai che qualcosa cambi. Sarebbe bello che l’organizzazione sportiva fosse quella che da il là ad una serie di iniziative tese a migliorare il livello medio di salute dei cittadini. In tal senso la costruzione della stramaledetta e agognata rete di piste ciclabili nazionale potrebbe fare bene su più fronti: in primo luogo sulla salute generale dei cittadini in modo diretto visto che potremmo dar loro la possibilità di muoversi di più. In secondo luogo sempre in termini di salute grazie al contenimento delle sostanze inquinanti (leggi carburante auto) emesse nell’atmosfera. In terzo luogo in termini occupazionali perché un lavoraccio simile richiederebbe l’avvio di un numero spropositato di cantieri sul tutto il territorio nazionale per adeguare la rete ciclabile a quelli che sono gli standard minimi per poter usare tranquillamente la bicicletta nei normali spostamenti nella quotidianità. Infine ciò avrebbe un buon indotto anche grazie al turismo che potrebbe aumentare i suoi flussi grazie ad una maggiore fruibilità del prodotto Italia che, anche se molto appetibile allo stato attuale delle cose, non è facilmente fruibile senza inconvenienti piuttosto spiacevoli (tanto per dire a visitare bene Roma da turisti attualmente bisogna stare belli svegli se non si vuol finire per visitare anche un’ospedale della capitale). Insomma è chiaro che tutto ciò che non c’è e deve essere impiantato ha un costo e necessita di fondi che sono difficili da reperire ma programmando oculatamente con un piano organico i fondi si possono trovare. Come minimo bisogna smettere di pensare che lo sport sia quell’orticello che si autofinanzia con i danari delle multinazionali che si fanno pubblicità per televisione nella messa in scena dello sport dei campioni. Lo sport vero è una cosa più complessa e non sta certamente in piedi grazie alla televisione.