Mi diverto a spiare su Internet i vari siti che trattano attività motoria e li valuto per il loro grado di sentenziosità, quando ne trovo uno molto sentenzioso, peccando dello stesso peccato, emetto la mia sentenza e lo valuto inattendibile. Pare un gioco di parole ma l’unica certezza che c’è sui discorsi attorno all’attività motoria è proprio che non ci sono certezze.
Da alcuni la saggezza viene definita anche come la capacità di mettere in discussione tutto e così il saggio non sarebbe mai troppo sicuro delle proprie convinzioni né prenderebbe decisioni affrettate. Il saggio può essere anche persona poco risoluta e non potrebbe mai essere un dittatore in quanto privo di quelle sicurezze che contraddistinguono i grandi dittatori.
Quando scrivo “Uno più uno fa due… forse” non prendo in giro nessuno ma esprimo solo la mia convinzione di come lo studio del movimento non sia una scienza esatta e, tutto sommato non possa nemmeno essere definita una scienza. Questa cosa che per alcuni è una tragedia che sta alla base della teoria e metodologia dell’allenamento sportivo può anche essere vista come una grande opportunità. In effetti con il movimento vogliamo anche soprattutto divertirci, giocare anche improvvisando e sapere che facendo di testa nostra non rischiamo di fare disastri, almeno nell’immediato, è abbastanza consolante. In medicina non ci sono queste opportunità, non si può “giocare”, il medico è chiamato a decidere con grande senso di responsabilità il da farsi e anche se pure lui non può essere sicuro in modo assoluto della perfetta idoneità del suo intervento deve comunque intervenire secondo protocolli ben precisi. Quanto è bello poter sbagliare e non avere strade obbligate da seguire, è tanto bello che io quasi quasi consiglierei a tutti di provare l’esperienza di gestire da autodidatta la propria attività fisica.
Purtroppo invece la gente va in cerca dei santoni con la risposta pronta, di quelli che hanno certezze su cose che non sono assolutamente certe. Su questo sito io spero di essere riuscito a trasmettere almeno la profonda incertezza che regna sovrana in ogni scelta attorno all’attività motoria, Insomma il fatto che in teoria e metodologia dell’allenamento sportivo si possa creare invece che essere obbligati al rispetto di protocolli ben precisi viene visto come una scocciatura più che come un’opportunità.
L’attività fisica deve essere soprattutto divertente e così dovrebbe essere divertente anche la sua ideazione che dovrebbe fuggire da sterili programmazioni, delegare un tecnico a scegliere l’attività migliore per noi non è sempre una bella mossa e l’errore più grave più che quello del neofita che sbaglia a svolgere una certa seduta di allenamento è quello dell’atleta navigato che continua a cambiare tecnico sperando di trovare quello che non sbaglia nulla e rinunciando in tutti questi cambi a tentare di capire cosa è successo. Il problema non è sbagliare allenamento o tipo di attività ma è dare la colpa di ciò solo al tecnico senza capire cosa è successo, in tal senso è molto meglio sbagliare con cose che ci si è inventati piuttosto che con cose proposte dagli altri e se anche è così bisogna comunque tentare di capire cosa è successo se si vuole avere la speranza di sbagliare un po’ meno la volta successiva.
Possiamo pensare di diventare i primi responsabili della nostra attività motoria solo se la consideriamo una cosa divertente, se invece la consideriamo come una palla inevitabile allora siamo più portati a delegare ad un tecnico la scelta di questa tortura per poterci permettere di criticare chi formula il tutto.
Allora forse il concetto di fondo è proprio pensare di più all’attività fisica che si svolge per poterla comprendere meglio anziché delegare questo compito ad altri. Una volta che si è pensato all’attività fisica si è anche in grado di svolgerla meglio. se invece partecipiamo solo come meri esecutori subendo le scelte degli altri allora non possiamo apprezzarla a fondo. La difesa, la fuga da questa possibilità è il classico “Ma io non ci capisco niente, sbaglio di sicuro…” e l’unico sbaglio invece è rifiutarsi di ragionare su queste cose e dichiararsi profondamente ignoranti dove la vera ignoranza sta nel non capire che questo è un compito al quale non ci si può sottrarre, pena l’adozione di un tipo di attività fisica passiva in modo cronico e disperato. Compito del tecnico deve essere riuscire a coinvolgere questi soggetti con attività entusiasmanti e che possano destare interesse e non quello di preconfezionare un modello di attività che se fosse un discorso si potrebbe dire che entra da un orecchio per uscire dall’altro.
In tal senso è opportuno dichiarare che non ci sono certezze, aprire gli occhi a tutti e smascherare i santoni del movimento che vendono fumo e certezze che non possono vendere un po’ come certi dietologi che vendono il dimagramento facile. Invece che vendere dobbiamo contagiare l’entusiasmo per il movimento, procurare alla società persone che chiedono piste ciclabili più che obbedienti pedalatori di palestra e fare in modo che il movimento venga visto come qualcosa di necessario per divertirsi e stare bene più che come qualcosa di costoso e che ci fa soffrire per dimagrire e cambiare aspetto. L’importante non è cambiare aspetto ma cambiare la società che vuole farci cambiare aspetto e per questo bisogna acquisire fiducia, saggezza e umiltà ma anche determinazione nella consapevolezza che non esistono modelli precostituiti ai quali doversi conformare ma opportunità alle quali non è opportuno rinunciare. Uno più uno tendenzialmente fa due ma se ci si pensa bene può fare anche qualcosa di più.