IMPORTANZA DELLA QUALITA’ IN PALESTRA

Ritengo talmente importante il lavoro di qualità in palestra anche ai fini del miglioramento della salute generale della popolazione che per conto mio sarebbe proprio opportuno prevedere oltre che agevolazioni fiscali anche dei veri e propri contributi statali per chi lavora bene e riesce a far risparmiare costi che in assenza di questo lavoro andrebbero a gravare nel breve o nel medio periodo sul bilancio del Sistema Sanitario Nazionale.

Ovviamente non ci sono soldi e questa non è altro che la mia ennesima idea bislacca ed utopistica di una società che non è perfetta e non potrà mai esserlo.

Benissimo, allora senza chiedere soldi a nessuno facciamo una partita di giro. Tassiamo i supermercati dell’attività motoria.

Prima di tentare di capire ciò di cui abbiamo bisogno tentiamo di capire ciò di cui non abbiamo bisogno che per abili manovre di marketing è facilmente evidenziabile e sotto gli occhi di tutti.

C’è bisogno di qualità in palestra pertanto non abbiamo bisogno di cattedrali gestite da abili manager che dispongono dei capitali ma non della professionalità per portare avanti cose che sono solo commerciali ma non hanno alcuna utilità sociale. Un’ azienda che serve per produrre reddito ma non offre nulla di utile alla comunità a mio parere va tassata e va pure tassata forte se scopriamo che addirittura può essere sconveniente. Mi spiego: il gioco d’azzardo, il fumo non li tasso nemmeno, li vieto proprio, perché anche se li tasso fortemente divento complice di quelle aziende deleterie per la salute pubblica, un supermercato dell’attività motoria che è solo un grande campogiuochi per adulti che tutto sommato potrebbero giocare anche in luoghi più salubri lo tasso alla grande e con quei soldi finanzio i contributi per chi lavora bene, mi mette in sesto le persone e le mette in grado di “giocare” in posti più salubri e non in capannoni enormi nella periferia delle città.

Cosa ho contro i capannoni enormi alla periferia delle città. Che se ci vai per comprare il tonno e scopri che il prodotto dopo tutta una serie di conti è davvero più conveniente di quello che compri sotto casa nonostante che sia della stessa qualità allora, a malincuore, anche se è un modo molto triste e spersonalizzato di fare la spesa (dov’è finito il commerciante al dettaglio?) mi tocca ammettere che può avere un certo senso. Pigliamo la macchina, andiamo a fare scorta di derrate alimentari riempiamo casa e forse qualcosa riusciremo a risparmiare. Anche se alla fine non si risparmia ormai siamo abituati a fare così. Il discorso cambia se ci comportiamo nello stesso modo anche per l’attività fisica. Lì non è che puoi recarti in un capannone con la macchina con lo stesso spirito con il quale vai ad acquistare il tonno.

E’ essenziale che l’attività motoria che pratichiamo in palestra sia di qualità e sia gestita da esperti del movimento e non sapientemente modulata da manager che decidono che adesso dobbiamo consumare quel determinato prodotto. L’attività fisica che si fa in palestra non è un prodotto da consumare è un qualcosa che ci serve per stare bene che ci porta a muoverci all’aperto ad aumentare la nostra quota totale di attività fisica e non a ridurla, che a lungo andare, per un discorso nemmeno troppo complesso, ci porta a ridurre i consumi. Ciò che spendiamo in palestra per metterci in sesto (e lo Stato dovrebbe darci una mano in tal senso) lo risparmiamo in  altri costi che se stiamo bene non siamo più costretti a sostenere.

Non abbiamo bisogno di cementificare vaste aree di periferia per ospitare gente che va a fare al chiuso cose che potrebbe benissimo fare all’aperto. Abbiamo bisogno di palestre dove si lavora con un’alta qualità per mettere l’allievo nelle migliori condizioni di salute. Queste palestre devono avere personale qualificato altrimenti va a finire che l’allievo si muove solo in palestra e fuori va in macchina come accade per la maggior parte dei frequentatori delle cattedrali del fitness. E’ già il gesto di andare in auto in palestra che ti mette fuori strada. Se sei nei primi momenti di una delicata riabilitazione puoi essere in difficoltà anche a fare solo pochi metri di cammino e sei costretto ad andare praticamente attaccato alla palestra con l’auto ma se stai appena discretamente dovresti riuscire ad andare in palestra a piedi o al più in bicicletta. E’ chiaro che se la palestra ce l’hai a otto chilometri da casa perché è dietro al centro commerciale dove si trovano i 30.000 metri quadri a basso prezzo allora devi andarci in auto.

In centro abbiamo un’infinità di banche, pare che il cittadino che abita in centro abbia una necessità impellente di infilarsi in una banca ogni tre metri. Palestre poche, perché le palestre sono enormi ed in periferia, facciamo che ci si va in auto. Passa il concetto di palestra “campogiuochi” e non palestra “laboratorio” dove conquisti la capacità di muoverti nel modo migliore per poi andare a muoverti fuori dove vuoi tu. Sarebbe come se la parrucchiera oltre che sistemarti i capelli ti organizzasse pure la festa nel suo locale. No, la parrucchiera ti sistema in ordine poi sei tu che decidi a che festa andare. E lo stesso chi gestisce la palestra: lui ti mette in grado di pedalare alla grande poi sei tu che decidi se andare a pedalare per le vie della tua città o in montagna ma non resti a pedalare in palestra come se fossi perennemente malato e bisognoso di attenzione anche quando pedali e/o cammini.

Va aiutato chi promuove la salute del cittadino ed ha le competenze per metterlo sano con le migliori e più efficaci strategie. Chi approfitta di situazioni sociali, mode e problemi urbanistici per tenere il cittadino chiuso in palestra a fare qualcosa che dovrebbe fare all’aperto per conto mio va tassato. Qualcuno dice che dare la possibilità di pedalare al coperto ad un soggetto che vive in una città caotica e pericolosa per centomila motivi diversi è comunque un servizio che si offre. Io non ne sono convinto soprattutto se oltre a questo servizio non viene servita almeno la possibilità di migliorare in modo concreto le possibilità di movimento di quel soggetto.

Insomma non posso pretendere di andare in una palestra che si impegnerà a farmi costruire la pista ciclabile sotto casa ma se vado in una palestra dove non ho nessuna indicazione per migliorare le capacità di movimento e l’unica cosa che mi viene offerta è la possibilità di fare al chiuso cose che dovrei fare all’aperto non posso pensare di avere un grande servizio.

Puntare ad un servizio di qualità vuol dire puntare a creare un rapporto fra allievo e professionista dove quest’ultimo inquadra le esigenze dell’allievo e lo mette nella condizione di muoversi più possibile e più autonomamente possibile. E’ chiaro che un allievo così indottrinato tende a frequentare meno la palestra e, soprattutto tende a frequentarla quando ne ha davvero bisogno, ma se il professionista lavora seriamente sa che il lavoro ce l’ha sempre, purtroppo ci si fa del male anche con l’attività fisica e si finisce per tornare da chi ti ha messo in sesto e ti ha dato la possibilità di muoverti senza problemi. Il buon tecnico produce una quantità di allievi che possono splendidamente fare a meno della palestra, magari non per sempre ma per dei buoni periodi di tempo, certamente non trattiene i sani a pedalare in palestra.

Aiutiamo chi lavora seriamente e tassiamo chi approfitta delle cose che non funzionano altrimenti ci troviamo a vendere 24 scatolette di tonno a chi ne ha bisogno solamente di due. Ciò non è deontologicamente corretto anche se forse è un’ottima manovra di marketing.