Se trovassi per terra una di quelle belle lampade come descritte nella fiaba di Aladino, diciamo pure una bella “Lampada di Aladino” che ti permette di esprimere desideri fantastici, chiederei che mi desse la capacità di dilatare il tempo. Ma visto che questa lampada è di Aladino, e dunque capace di andare anche al di là del fantastico, chiederei che questa capacità fosse estesa anche a tutti gli altri abitanti della terra perché francamente a trovarmi solo con quel dono temo che mi annoierei a morte e mi sentirei semplicemente un emarginato. Se non tutti possiamo avere questo dono preferisco restare un pirla senza nessuna capacità di dilatare il tempo.
Penso che dilatare il tempo sarebbe bello per tutti e potrebbe aiutarci a vivere meglio la vita.
Al di là degli squilibri economici, perpetrati da un sistema capitalista lentamente ma inesorabilmente destinato a fare la stessa fine del sistema comunista, il danno prodotto dal consumismo senza freni è che nella ricerca della felicità per accumulo di beni finiamo per “viverci addosso”. Ci “viviamo addosso” nel senso che viviamo in fretta senza controllo e la vita ci sfugge più velocemente di quanto scappasse via ai nostri avi nonostante che campassero meno a lungo. Vivevano di meno ma più piano, alla fine vivevano di più anche se su un tempo cronometricamente più breve ma più emotivamente dilatato.
Se riuscissimo a dilatare il tempo è come se diventassimo automaticamente tutti più ricchi. C’è indubbiamente un problema di povertà di molti paesi per i quali, all’ottima lampada chiederei proprio degli interventi strutturali più che “emotivi”, ma non richiederei questo incremento di ricchezza per i paesi occidentali che alla fine non sono per nulla poveri, almeno in confronto al resto del mondo. Semmai, anche nei paesi occidentali, chiederei un riequilibrio della ricchezza visto che i grossi squilibri economici sono riusciti a produrre povertà insopportabili anche in paesi che non sono per nulla poveri, come, per esempio, la nostra beneamata Italia.
Ma una volta ristabilite le condizioni minime economiche per una vita dignitosa, condizione che è stata fallita da tutti i sistemi economici fino ad ora apparsi (ed è per quello che sono convinto che comunismo e capitalismo siano state semplicemente due grandi menzogne inventate dai ricchi per restare ricchi: una grazie al potere politico, l’altra grazie alla mercificazione dei diritti) insisterei sulla possibilità di riuscire a dilatare il tempo e se il Genio della Lampada volesse barattare questa capacità un po’ bislacca con altri desideri affascinanti mi impunterei pure in modo fastidioso.
Capacità di dilatare il Tempo non vuol dire diventare immortali, non vorrei mai sostituirmi al Padreterno che ha fatto il Creato con le sue regole e ci ha donato un’immortalità che, per chi crede, non alcun bisogno di “ritocco”. Capacità di dilatare il tempo vuol dire, senza fare i miracoli, riuscire a combattere lo stress con efficacia, vivere il tempo come va vissuto rendendosi conto che passa e sentendolo passare, riuscendo a creare di tanto in tanto, l’illusione di riuscire a fermarlo riuscendo effettivamente a renderlo un po’ più lento di come ci scorre ora.
Facendo un esempio di difficile ma non impossibile comprensione mi piacerebbe fare in modo che le ferie potessero durare un mese e non tre giorni come adesso. Ma non sto parlando di tempo cronologico, sto trattando di tempo emotivo. Prese le solite ferie piuttosto striminzite di 15 giorni cronologici e dunque 360 ore effettive, mi piacerebbe che questi 15 giorni trascorressero con un vissuto emotivo pari ad un mese e non pari a tre giorni come avviene per la maggior parte di noi. “Sono passati 15 giorni… ma come se a me ne sembrano passati solo tre!”
E così la vita. Mi ritrovo in terza età… ma come se fino a ieri ero ancora lì a sbattere il pallone contro il cancello del vicino di casa! Eh, ma sono passati 50 anni! Ma allora non era ieri, cosa ho sbagliato?
Forse questa è la più grossa critica al sistema capitalista e quindi alla sua aberrazione che è stata l’iperproduzione e la corsa ai consumi. Abbiamo speso una vita a servire il capitale e ci siamo fregati tutti, ricchi e poveri. I ricchi per non farsi fregare in questa corsa e diventare sempre più ricchi i poveri per non soccombere e poter partecipare degnamente alla gara senza morire prematuramente. Evidentemente questa non è un’osservazione “planetaria” perché invece c’è gente che ha fatto la muffa nei sistemi comunisti dove forse il tempo è passato con più lentezza ma non certamente nel modo in cui molti volevano che passasse, per non parlare di quei luoghi abbandonati da Dio e dagli uomini dove il tempo proprio non è passato perché è stato letteralmente rubato a gente che non è nemmeno riuscita a vivere la vita intera per colpa di povertà patologiche ignorate da tutti: comunisti e capitalisti.
Esistono ancora questi luoghi e sono la più grossa denuncia della mancanza di un sistema economico mondiale accettabile. Siamo ancora qui a discutere di colpe del sistema comunista e inefficienza di quello capitalista ed intanto c’è ancora gente che crepa di fame.
Le soluzioni politiche che proponiamo sono muri e barriere contro l’invasore barbaro che vuole venire a vivere a scrocco nei nostri territori dove la gente che vive a scrocco deve essere rigorosamente di una certa etnia altrimenti non è autorizzata a vivere a scrocco.
Per la teoria dei vasi comunicanti forse saremo proprio noi ad abbattere quei muri il giorno che saremo costretti a fuggire in posti nei quali per vivere ti chiedono un prezzo più basso di quello esorbitante che ti chiedono qui. Per far scappare gli immigrati non è necessario costruire muri basta tassarli come viene tassato un normale cittadino italiano, scappano da soli.
Dilatare il tempo, magia concedibile solo da un’ipotetica fantastica lampada di Aladino che non riusciamo a trovare, nel frattempo potremmo accontentarci di fermarci a riflettere, fra uno spot e l’altro, fra una corsa e l’altra di un atleta che se riuscisse a dilatare il tempo di soli tre decimi di secondo riuscirebbe a diventare ricco cambiando di molto la sua vita, in senso economico ma probabilmente non in senso pratico, perché praticamente ci occorrerebbe la capacità di rallentare “tutta” la vita e non solo quei tre decimi di secondo che separano l’atleta ricco da quello povero. Ricchezza e povertà sono categorie sulle quali ci hanno imbottito la testa di fandonie per farci vivere in un certo modo ma, una volta sconfitta la fame, la vera ricchezza è proprio riuscire a vivere il proprio tempo che non è solo quello delle ferie ma è quello di tutta la vita.