Innanzitutto una cosa. Non si tratta di imparare a correre ma di “tornare” a correre. Praticamente tutti noi abbiamo imparato a correre da bambini. Da adulti molto spesso disimpariamo, non perché ci dimentichiamo come si fa ma solo per il fatto che la moda ci dice che la corsa da adulti è solo la corsa lunga. Così dimentichiamo che la corsa non è solo corsa lunga. Facciamo con il nostro corpo quello che dovremmo fare con la nostra auto. La nostra auto fa i 200 chilometri all’ora ma per motivi di sicurezza dovremmo non superare mai i 110 km/h che è poco più della metà della velocità massima della nostra auto. Noi siamo in grado di fare, nella maggior parte dei casi, i 25 chilometri all’ora e per dei fantomatici motivi di sicurezza che non esistono assolutamente, ci limitiamo a non superare mai i 13-14 km/h che sono poco più della metà della nostra velocità massima. Se qualcuno ha paura di schiantarsi da qualche parte a superare quella velocità fa bene ad andare in pista. Di piste ce ne sono molte sparse per tutto il territorio nazionale (sono qualche centinaio). La corsa in effetti si fa in pista e non in palestra su un tappeto rotante come fanno molti, troppi simil-automi ingabbiati in stereotipi da riviste patinate. In ogni caso anche chi corre sul tappeto rotante disimpara quanto aveva imparato con grande abilità da bambino perché su quell’aggeggio puoi correre solo che male e non riesci certamente a sprintare come si deve.
La corsa esiste essenzialmente in tre modalità: la corsa veloce che è quella che impariamo subito da bambini e che si usa normalmente per scappare o rincorrere, la corsa a ritmo medio che è quella un po’ più complicata perché implica un ragionamento abbastanza evoluto sul ritmo di corsa e la corsa a ritmo lento che è quella di chi va in giro per la città a smaltire la pancetta. Ora smaltire la pancetta è un’idea non da buttare ma è da buttare che la corsa per quell’obiettivo sia l’unica utile agli adulti. E’ anche vero che per le vie della città non si può correre in modalità di corsa veloce o di corsa media perché ti internano in manicomio ma, anche se non si trova una pista nelle vicinanze, vi sono comunque una infinità di campi sportivi ove è possibile fare tutti i tipi di corsa.
I tre tipi di corsa elencati non devono essere assolutamente confusi con le tre modalità di corsa continua che sono l’abc dell’adulto che impara a correre solo a lungo e cioè il “corto veloce” il “medio” e la “corsa lenta”. Questi ultimi tre tipi di corsa altro non sono che tre modalità di corsa di chi corre esclusivamente su distanze lunghe a ritmo abbastanza lento. Diamo i numeri per sgomberare il campo da equivoci. Lo splendido quarantenne, che fa come velocità di punta i 25 chilometri all’ora, è un soggetto in grado di correre i 100 metri in circa 16″. In quei cento metri probabilmente verso metà corsa riesce a raggiungere i 25 km all’ora e se non lo fa lì e comunque in grado di farlo in una corsa in allungo dove dopo pochi metri prova a sviluppare la velocità massima. Quel soggetto, probabilmente sa anche correre alcuni chilometri alla velocità di dieci chilometri all’ora che è ben al di sotto del 50% della sua velocità massima ed è il ritmo al quale può fare la corsa lenta senza dannarsi più di tanto, correndo in modo abbastanza spontaneo anche per le vie della sua città, anche disgraziatamente sul tapis roulant, se vuole. Quando, con riferimento a questo soggetto, si va a parlare di “corto veloce” e “medio” si parla comunque di andature piuttosto ridotte perché sono sempre riferite a corse lunghe e pertanto, a grandi linee, per esempio il “corto” di questo soggetto potrà essere corso fra i 13 ed i 14 chilometri all’ora, mentre il “medio” dello stesso potrà essere corso più o meno a 11 o 12 chilometri all’ora. Anche se a ritmo più o meno intenso stiamo parlando sempre di corsa lenta, che è quella che ci si ostina ad insegnare unicamente agli adulti anche se da bambini avevano imparato a correre in tutti i modi ed è ciò che ti spiega perché se a dodici anni eravamo tutti velocisti a 40 siamo tutti maratoneti. Non è l’età ad averci resi più lenti ma la moda. In realtà non saremmo neanche più lenti perché molto spesso la velocità che avevamo da ragazzini a 40 anni, con un po’ di buona volontà, attenzione e preparazione fisica razionale, sarebbe ripetibile in modo abbastanza simile.
Per chi corre i 100 in 16″, che a dodici anni era una cosa normalissima e dovrebbe esserlo anche a 40 (visto che a 40 anni sulle lunghe distanze siamo diventati più bravi che a dodici non si vede perché sulle corse veloci a 40 non potremmo essere almeno “come” a dodici), la corsa veloce può essere chiamata tale fra i 22 ed i 25 chilometri all’ora. La corsa media (una volta si chiamava “mezzofondo” ma adesso nessuno sa più cos’è) è quella che viene corsa fra i 17 ed i 21 Km/h circa e tutto quanto è più lento di ciò fa parte del regno della corsa lunga che, proprio perché è lunga è anche necessariamente lenta anche se poi nella pignoleria di chi prepara le distanze lunghe è lenta in modalità di corto veloce, lenta in modalità di medio o veramente lenta perché necessaria per percorrere tratti molto lunghi.
Dunque i santoni delle lunghe distanze sono riusciti a fare un bel po’ di caos con questa schematizzazione di corto veloce, medio e lungo lento perché sembra che il maratoneta talvolta corra anche velocemente, invece corre solo ad intensità più elevate e anche in allenamenti abbastanza impegnativi ma veramente veloce non ci corre praticamente mai. Attenzione che ciò accade anche nell’alto livello della disciplina, figuriamoci se non succede anche a livello amatoriale. I professionisti della maratona sono in grado di superare i 30 chilometri all’ora di velocità di punta ma sopra ai 25 chilometri all’ora non ci vanno quasi mai come se fosse vietato da un bon ton della loro categoria. In effetti per il maratoneta evoluto correre alla velocità massima è un giochino piuttosto inutile che rimembra cose che faceva da ragazzino ma nella sua professione non sono più nemmeno tanto raccomandabili. Ma l’amatore che non è professionista di un bel niente se sa correre ancora ai 25 km/h perché deve rinunciarci? Per ottimizzare la forma sportiva in quella corsa infinitamente lunga che è la maratona che oltre una certa età non si sa neanche se faccia davvero bene alla salute?
Se vogliamo davvero correre per la salute non dobbiamo “imparare” a correre ma dobbiamo semplicemente “tornare” a correre, come facevamo quando dovevamo pigliare l’autobus che ci stava scappando via, come facevamo quando qualche nostro coetaneo ci stava correndo dietro per vendicarsi di qualche scherzo idiota d’altri tempi. Semmai l’unica corsa che si può davvero imparare a 40 anni, se uno non ha mai avuto l’occasione di praticarla, è proprio quella di mezzofondo che non è molto facile da imparare perché implica un controllo dell’andatura che non è proprio istintivo. La corsa di mezzofondo può sembrare la più difficile perché implica un impegno cardiaco abbastanza significativo ma cosa si può dire di un quarantenne che dopo vent’anni di inattività si mette a fare le gare di corsa sulla distanza dei 42 chilometri? E’ forse uno che ha paura a correre un po’ veloce per qualche minuto? La motivazione va sempre ricercata nella moda. Non è certamente difficile correre gli 800 metri in due minuti e mezzo per chi corre la maratona in meno di tre ore e mezza (e a 40 anni ce ne sono veramente molti). Il fatto è che con tre ore e mezza sulla maratona vai a fare l’eroe nella maggior parte delle città del mondo (basta che hai i soldi per pagarti il viaggio e la salata quota di iscrizione alla maratona del luogo) mentre con due minuti e mezzo sugli 800 vai a fare il pirla in tutte le città del mondo e fai pure fatica a trovare la gara perché è molto più facile trovare una maratona di una gara sugli 800 metri.
Allora forse si tratta di intendersi sui modi di dire e non bisogna dire “imparare a correre” ma “imparare a stare alla moda”. Per imparare a correre non ci vuole niente, sai già correre, fai un po’ di ginnastica, ti prepari bene a livello muscolare per non strapparti ed i tuoi bei 25 km all’ora ce li hai già nel tuo DNA nella maggior parte dei casi e li hai pure già fatti tante volte da ragazzino. Ma se vuoi imparare a stare alla moda devi iniziare a fare il corto veloce, il medio, le variazioni e le ripetute lunghe, a quel punto sarai un vero maratoneta e anche se della corsa avrai riscoperto sì e no il 10%, sarai comunque alla moda. Non si impara a correre, si impara a resistere alle mode. E provate a chiedere di partecipare ad una gara di 800 metri per capire quanto sia difficile. Ma attenzione che negli 800 metri di difficile a livello sportivo non c’è proprio nulla, la difficoltà sta proprio nel partecipare ad un qualcosa che è fuori moda. Non è difficile piazzare sul giradischi un disco in vinile, è difficile avere ancora il giradischi ed il disco in vinile, per alcuni un inutile snobismo. Forse “tornare” a correre è solo snob e per non essere snob bisogna piegarsi alle esigenze del mercato, ma non è obbligatorio…