LA CORSA PODISTICA AMATRICE CONFIGNO

Su certe cose non ci sono parole. Conoscevo Amatrice di fama. Non ci sono mai stato. Quando è successa la tragedia sono andato a vedere sulla mappa se quel luogo è vicino a Configno. E’ a pochi chilometri da Configno ed è teatro della corsa podistica che fra l’altro si era svolta un paio di giorni prima nell’ennesima edizione di una classica che è fra le più famose sul territorio nazionale.

Non avevo bisogno di partecipare a corse così blasonate io per prendere delle belle bastonate nelle corse podistiche su medie e lunghe distanze dove sono sempre andato malino. Se giravo giravo per gare di mezzofondo su pista e mi limitavo a partecipare ad eventuali corse su strada solo dalle mie parti. Così ho conosciuto quel nome solo per sentito dire e penso che sia la stessa cosa per persone che abitano a centinaia di chilometri da casa mia e conoscono Monteforte d’Alpone solo per la famosa Montefortiana.

Amatrice mi fa venire in mente che pur su tutt’altre proporzioni anche Monteforte ha avuto la sua tragedia qualche anno fa. Nessun morto ma una inondazione devastante ha letteralmente messo in ginocchio il paese. La Montefortiana l’hanno fatta lo stesso e mi ricordo che quell’anno i keniani sono venuti a correre per beneficenza, rinunciando ai premi che l’organizzazione, coinvolta nella disgrazia del paese non è riuscita a mettere a disposizione. E’ stata una delle volte che ho gustato meglio la competizione agonistica anche se teoricamente doveva essere meno agonistica delle volte precedenti.

Praticamente i keniani, giunti lì per solidarietà, si sono inventati di gareggiare a ritmi un po’ più lenti probabilmente per andare a caccia di premi in qualche manifestazione pochi giorni dopo e potersi esprimere ai massimi livelli. Ebbene ho visto una scena più ancora ad effetto. I keniani a ritmo poco più veloce che in un normale allenamento che stroncavano ugualmente i migliori italiani, affannosamente in ritardo su ritmi per loro impossibili, e si giocavano una finta volata a pari o dispari nei rettilinei meno esposti al pubblico.

Con questo non voglio dire che lo spettacolo migliore i keniani lo offrono quando corrono piano ma voglio solo dire che la gara è stata salvata ugualmente ed ha comunque offerto motivo di spettacolo.

Mi auguro che nonostante tutte le difficoltà legate a questa immane tragedia, anche Amatrice possa mettere in scena la sua prestigiosa competizione fra poco meno di un anno e potrà certamente essere una occasione per manifestare solidarietà nei confronti di questi paesi così tragicamente colpiti.

Per non perdere l’identità occorrono anche queste cose: l’Amatrice Configno è una tradizione che merita di resistere e spero che anche attorno a questa competizione la popolazione possa riconoscersi orgogliosa della reazione di fronte alla catastrofe.