Domanda sullo sport come strumento di salute

Un papà di due bambine che vogliono giustamente avviarsi allo  sport (hanno visto la pallavolo alla televisione…) mi domanda se nel XXI secolo esiste ancora uno sport che fa bene alla salute o se invece chi lo pratica assiduamente rischia di cacciarsi in un’ avventura che nella tarda adolescenza potrebbe anche provocare dei problemi.

 

La risposta deve essere articolata per non prendere in giro nessuno. Le paure di quel papà non sono del tutto infondate ma devono essere del tutto circoscritte per non fare disastri.

Diciamo subito che il rischio più grande dello sport è quello di non praticarlo. Quando io a volte mi arrabbio con il cosiddetto sport spettacolo della televisione lo faccio perché ho paura che invece di avvicinare i ragazzini allo sport li allontani. In quel tipo di sport il campione è talmente divinizzato che sembra quasi un personaggio inimitabile. E’ così bravo che provare ad imitare le sue gesta è follia. Mi piacerebbe vedere dei campioni un po’ più umani e più facili da imitare. Forse ce l’ho solo con i giornalisti che se non creano il fenomeno da baraccone non sono contenti.

Detto questo è giusto dire che esistono almeno due tipi di sport: il cosiddetto “sport spettacolo” e lo sport vero. Perché chiamo “sport vero” quello che non è sport spettacolo? Per il semplice motivo che lo sport spettacolo è talmente condizionato dai flussi finanziari che lo sostengono che a volte non è per niente autentico.

Allora una prima considerazione, un po’ astrusa ma non tanto distante dalla realtà, è che mentre lo sport spettacolo fa bene alla tasca di chi lo pratica, lo sport vero fa bene alla sua salute. A volte lo sport spettacolo fa veramente molto bene alla tasca di chi lo pratica, è un vero e proprio lavoro molto redditizio e si arriva a rischiare anche la salute pur di poterlo portare avanti con più successo possibile.

In sintesi lo sport spettacolo è letteralmente “inquinato” dal danaro e non si può certamente dire che sia uno strumento di salute.

Tutt’altro discorso per lo sport vero. E pare ridicolo chiamare “sport vero” uno sport dove i protagonisti offrono prestazioni che sono decisamente inferiori a quelle offerte dagli sportivi di alto livello. C’è da dire che uno sportivo dilettante che si allena normalmente raggiunge l’alto livello anche stando molto al di sotto dei livelli prestativi offerti dai professionisti. Al contrario non è di alto livello una prestazione di un professionista che, pur ottenuta con tutti i supporti che vengono offerti a quel tipo di atleta a volte è simile in un modo imbarazzante alla prestazione ottenuta dall’atleta dilettante.

Lo sport vero è sempre strumento di salute perché non richiede carichi di allenamento al limite del fisiologico. Non richiede trattamenti farmacologici di alcun tipo ne supplementazioni alimentari di alcun tipo. Lo sponsor di un atleta vero può benissimo essere il fruttivendolo e, anche se grazie al fruttivendolo non riuscirà ad andare alle Olimpiadi, questo atleta sa che grazie all’abbinata sport sano-corretta alimentazione potrà ambire ad una salute più invidiabile di quella del campione.

Dunque non bisogna avere assolutamente paura di innamorarsi dello sport. Può averne paura solo l’atleta di alto livello che entra nel circo dello sport televisivo ma questo problema riguarda una minoranza di tutti gli sportivi. C’è da augurarsi che l’atleta di alto livello possa fare certe scelte con un minimo di maturità e consapevolezza, in caso contrario, quando il talento è un ragazzino ancora non molto maturo, dovranno essere i genitori a sorvegliare su certe scelte.

Non penso di dover essere io a dover raccomandare ai genitori italiani un minimo di attenzione su queste cose. Purtroppo i genitori italiani sono fin troppo presenti, a volte anche in modo deleterio, nelle scelte dei loro figli.

Più che casi di atleti che diventano professionisti prima del tempo io riscontro casi di atleti che troncano la carriera in tenera età perché l’eccesso di competizione scolastica, spesso fomentato da genitori troppo invadenti, porta ad un precoce abbandono dell’attività sportiva. Allenarsi tutti i giorni due volte al giorno non è certamente una scelta facile e riguarda pochissimi atleti che devono programmare bene il loro futuro nel momento in cui fanno una scelta del genere. Ma allenarsi tutti  i giorni due ore al giorno è una cosa sacrosanta ed anche se inficia un po’ il rendimento scolastico questa non deve essere vista come una tragedia.

Concludendo, se la paura è che da un ragazzino che ha molto entusiasmo verso lo sport si teme che venga fuori un adolescente che vorrà allenarsi tutti i giorni un paio d’ore io dico che quella è una paura da sconfiggere. Mi fanno molta più paura le due ore al giorno di videogiochi o di televisione. Lo sport, se non è esasperato fa sempre bene. L’esasperazione in genere coincide con l’entrata nel mondo del professionismo.

Diffidate, invece, del figlio che vi compra la casa al mare. Sarà anche uno sportivo felice ma forse partecipa già ad un gioco un po’ pericoloso.