“Ogni tanto, per curiosità guardo sul sito della federazione chi sono gli squalificati per doping e sono quasi sempre degli illustri sconosciuti, qualche giorno fa c’era scritto addirittura della squalifica di quattro anni per un “atleta” della categoria over 75? Ma è possibile che i veri dopati siano questi?”
Questa domanda brucia nel senso che bisogna stare attenti a come si risponde. C’è un piano legale ed un piano morale e vanno per due strade che proprio sono molto diverse. Da un punto di vista legale nessun atleta di alto livello è dopato, o meglio solo una elite di malcapitati che è anche molto difficile capire perché sono risultati positivi all’antidoping. Sempre da un punto di vista legale i “veri” dopati sono gli amatori che vengono pescati positivi per cento motivi diversi e possono pure essere squalificati per 4 anni nella categoria “over 75” perché questo dicono i regolamenti della giustizia sportiva.
Poi c’è un piano morale e quello è molto difficile da trattare anche perché se dici qualcosa di strano saltano su tutti inviperiti come se avessi calunniato chissà chi. Allora non si può dire che nell’alto livello di praticamente tutte le discipline sportive il medico è un incubo che segue costantemente l’atleta e molto spesso con i farmaci ci va giù proprio pesante anche quando potrebbe sembrare non del tutto necessario. Poi però si ritiene fondamentale intervenire con i farmaci quando certe preparazioni molto pesanti rischiano di turbare alcuni parametri bioumorali ed insomma il medico che interviene di meno alla fine viene considerato il più scriteriato e quello che mette più a rischio la salute dell’atleta. E’ una questione molto spinosa.
L’antidoping non può rilevare alcuna positività in questi atleti perché sono monitorati costantemente e pertanto non possono risultare positivi. Se siano più dopati loro o quelli che risultano positivi all’antidoping è difficile dirlo, o meglio da un punto di vista legale loro non sono assolutamente dopati e pertanto possono pure gareggiare con la maglietta con su scritto “Io sono pulito” perché da un punto di vista legale lo sono davvero. Da un punto di vista morale avere il medico che interviene quasi più del tecnico a variare tutta una serie di parametri per me non è una bella cosa ma questi sono pareri personali.
Pertanto se ci atteniamo alle definizioni “legali” potrà sembrare assurdo ma gli atleti dopati sono pochissimi e sono quasi tutti della categoria amatori di quelli, per intenderci, che non hanno nessun motivo per doparsi e magari sono cascati nella rete dell’antidoping solo perché non hanno avuto la pazienza certosina di istituire una pratica per poter gareggiare nonostante l’assunzione di un antiasmatico o di un qualsiasi farmaco che è nella lista delle sostanze vietate.
Il piano morale è quello che è molto difficile da trattare, che i giornalisti ignorano del tutto perché hanno paura di essere querelati ed è quello che se viene sondato ti fa capire che gli atleti dopati veramente non sono quelli che vengono pescati dalla rete dell’antidoping ma ben altri che non avranno mai problemi con l’antidoping.
Insomma l’equivoco è nel chiamare doping solo ciò che l’agenzia mondiale dell’antidoping ha deciso di chiamare così. Ciò che si vede e da positività all’antidoping si chiama doping ciò che non si vede e non da positività non si può chiamare così. Al punto tale che se tu dai del dopato a chi con la chimica ne fa di cotte e di crude per andar più forte ma non può risultare positivo all’antidoping quello può pure querelarti e andare via con la sua bella maglietta con sopra scritto “Io sono pulito” perché la legge dello sport glielo consente. C’è una legge del diritto sportivo (chiamiamola “giustizia sportiva” e che fra l’altro, alcune volte, come nel caso Schwazer, fa pure a botte con la giustizia ordinaria…) ed una legge morale. Questo i giornalisti e gli atleti lo sanno e sanno anche che non corrono per la stessa strada. Molto spesso chi figura per essere l’ingiusto è stato solo semplicemente ingiustamente sanzionato perché alla giustizia sportiva della questione morale non gliene interessa nulla. Chi continua a farne di tutti i colori pur di mantenere ad alti livelli il suo già più che soddisfacente rendimento sportivo (e parlo degli atleti di alto ed altissimo livello che sono i più “monitorati”) sa che può continuare a dormire sonni tranquilli purché si attenga ai protocolli terapeutici programmati dai medici dello sport.