Chi è “appassionato” di tapis rolulant non legga questo articolo. Non riesco a capire la “passione” di chi potendo correre all’aperto sceglie sistematicamente di insistere sul tapis roulant perdendo l’occasione per correre davvero. Questo è il punto, per me correre sul tapis roulant non è nemmeno correre. E’ un’attività che può sostituire la corsa in circostanze del tutto particolari ma che con la corsa ha poca somiglianza. Intanto da un punto di vista biomeccanico: chi corre sul tapis roulant produce una corsa (chiamiamola così…) che differisce in modo molto marcato anche da un punto di vista biomeccanico dalla corsa vera. E poi ci sono tutta una serie di correlati che vanno a determinare una differenza fra le due attività che è gigantesca.
L’ambiente innanzitutto. Correre all’aperto è cento volte meglio che correre al chiuso. Anch’io mi sono ritrovato a correre in alcuni sottotribuna tutt’altro che invitanti per evitare la pioggia e mi sono adattato anche a correre decine e decine di giri lì sotto pur di non prendere la pioggia. Però ho “corso” e l’ho fatto in un ambiente che, per quanto poco areato, ha sempre cubature nell’ordine di due o tremila metri cubi che vuol, dire circa due o tre volte le più grandi sale attrezzate delle normali palestre private.
E’ dimostrato che anche laddove gli agenti inquinanti sono presenti nelle concentrazioni più elevate quelli che inaliamo all’aperto sono sempre in quantità inferiore rispetto a quelli che inaliamo al chiuso degli ambienti ubicati in quelle zone, nonostante l’adozione di moderni sistemi di filtrazione dell’aria. Correre all’aperto è più salubre.
Poi, però, ci sono problematiche di sicurezza e di condizioni climatiche. Il problema della sicurezza è un problema serio e a chi ha paura a correre nella sua città perché teme aggressioni da parte di malintenzionati verrebbe da dire che il problema va ben al di là della corsa. Se esiste quel rischio esiste certamente anche quando si va a lavorare, quando si va a fare la spesa e quando si esce di casa per qualsiasi stramaledetto motivo. Ad un cittadino che non si fida ad uscire di casa nella sua città verrebbe quasi da consigliare di cambiare città, anche perché il passo successivo è il panico totale, aver paura addirittura delle aggressioni in casa. Questi purtroppo sono argomenti che vanno ben oltre le normali disquisizioni sulla corsa e, se ci si costringe al tapis roulant per questi motivi, la faccenda è molto complessa e pesante.
Le condizioni climatiche sono una questione molto semplice. Certe persone non hanno tempo per correre nei momenti climaticamente accettabili della giornata. In inverno possono solo nelle ore che c’è più freddo e quindi alla mattina presto o alla sera tardi e in estate possono solo nelle ore più calde, quando il sole batte molto forte. Entrambe le situazioni non sono di facile risoluzione. Abbiamo delle buone capacità di adattamento nei confronti dell’attività sportiva al freddo e si è visto che questa possibilità di adattamento ci aiuta anche a crearci una buona resistenza verso le malattie da raffreddamento, purtroppo non abbiamo anche un’altrettanto buona capacità di adattamento al caldo (anche in questo senso fa paura il riscaldamento globale dovuto all’inquinamento. Il “raffreddamento” globale forse sarebbe stato più dannoso economicamente ma meno dannoso per la salute…) ed è doveroso raccomandare di non rischiare con le corse al caldo per non creare problemi assolutamente non trascurabili. Non si possono fare miracoli, se uno non ha tempo nel momento giusto in inverno può tentare un progressivo adattamento al freddo ma farà comunque fatica a sconfiggere i blocchi psicologici che ti frenano l’entusiasmo verso la corsa quando fuori c’è davvero freddo, anche se il fisico si adatta. Se il tempo per il momento giusto manca d’estate è addirittura sconsigliabile gettarsi in avventure su orari pericolosi per la termoregolazione e a rischio disidratazione. Niente, in quei casi, o con un colpo da maestro ci si inventa il “buco” nella giornata impossibile o, in effetti, si è condannati al tapis roulant e, piuttosto di stare fermi, ammetto anche che una corsa con il tapis roulant può servire a qualcosa.
Ma allora, se hai scoperto che certa gente al tapis roulant non ci può proprio rinunciare, cosa vai a scrivere un articolo per smontare chi, animato da tanta buona volontà, si rassegna a correre su una macchina? Non è questo lo spirito dell’articolo e a chi, magari mentendo a sé stesso nello spirito della “volpe e l’uva”, passa per la testa che il tapis roulant è quasi come la corsa non posso fare altro che dire che, anche se non è così, tutto sommato è giusto che loro conservino quest’entusiasmo per evitare di stare fermi. Il mio articolo è rivolto a coloro i quali, e ce ne sono tanti, pur potendo liberamente scegliere fra tapis roulant e corsa perché hanno tempo libero, non hanno problemi di sicurezza, non sono delle star di Hollywood e pertanto possono circolare tranquillamente per la città senza essere bloccati da orde di fans, nonostante ciò, insistono a correre sul tapis roulant quasi come se fosse più salutare della corsa all’aperto.
Sempre nel rispetto del principio della “volpe e l’uva” si sono scatenate delle leggende sul tapis roulant che possono servire per consolare in modo ambiguo chi non può farne a meno ma non devono assolutamente influenzare la scelta di chi può tranquillamente scegliere fra questo e la corsa all’aperto.
Prima leggenda: sul tapis roulant controlli meglio il cuore. Questa è una panzana furibonda. L’unico vantaggio che può avere un cardiopatico da un tapis roulant rispetto a chi corre fuori è se questo tapis roulant è collocato all’interno di una struttura ospedaliera perché il soggetto ha la possibilità di essere soccorso tempestivamente in caso di crisi cardiaca. A quel punto, se questa è la motivazione, consiglio allo sfortunato di farsi centomila giri attorno all’ospedale, se succede qualcosa viene soccorso comunque tempestivamente ma almeno può provare l’ebrezza della corsa come una persona normale.
Seconda leggenda: correre su un tapis roulant provoca meno infortuni: anche questa è una bugia. Al contrario sul tapis roulant non si possono provare quelle variazioni di appoggio che ci aiutano ad irrobustire le caviglie e pertanto a tenere lontani gli infortuni. E’ chiaro che se il podista è uno sprovveduto che ignora i segnali di sovraccarico allora quello si infortuna in qualsiasi circostanza, ma in quel caso non è certamente il tapis roulant a salvarlo, forse la briscola o il tresette.
Terza leggenda: Con l’aria molto inquinata è pericoloso correre all’aperto. Anche questo, abbiamo già visto, non è vero, o meglio se è è pericoloso fuori a maggior ragione è pericoloso al chiuso dove gli inquinanti sono più concentrati. Con l’inquinamento è pericoloso vivere e pertanto non ci si salva nemmeno guardando la televisione, sport sempre più praticato da gente che ha trovato nell’inquinamento una buona scusa per non uscire più di casa.
Al di la delle leggende ci sono altri motivi che fanno preferire il tapis roulant alla corsa all’aperto, uno che si dice sempre scherzando, ma non è assolutamente uno scherzo, è quello della cura delle relazioni sociali. E sono certamente d’accordo sul fatto che l’ambiente palestra da quel punto di vista ha delle peculiarità non sottovalutabili, ma le relazioni sociali non si possono forse curare anche all’aperto? Ci sono dei percorsi della salute, anche sicuri perché frequentati da una marea di persone, che sembrano fatti apposta per curare le relazioni sociali. E’ necessario mettersi a fianco a 50 centimetri di distanza dal “malcapitato” o dalla “malcapitata” per vedere se si può stringere un’amicizia? Forse la risposta è proprio in quello “stringere”. Con il tapis roulant “stringi” l’amicizia perché non hai più di mezzo metro da quello che ti sta a fianco. Va bene, ho capito, è così, ma per favore, quando avete “stretto” l’amicizia, provate anche ad “allargarla” e ad andare a correre fuori insieme all’aperto in mezzo alla natura, altrimenti rischia di diventare un’amicizia soffocante.