Siamo già un quarto di secolo dopo l’inizio del terzo millennio e stiamo ancora a discutere se sia opportuno riarmare e potenziare gli eserciti o se sia più opportuno spendere i soldi per cose più intelligenti.
Questo è il fallimento dell’approccio scientifico. E il fallimento del pensiero razionale sovrastato dall’idiozia di gruppo. Qualcuno dirà che la scienza non ha mai comandato e decide tutto l’economia in modo poco scientifico.
Ai tempi del Covid non pareva così. Hanno stabilito che c’erano dei luminari che del Covid sapevano tutto ed hanno fatto in modo che quei luminari condizionassero le nostre esistenze anche fregandosene (giustamente) delle questioni economiche. Con lo stesso rigore bisognerebbe che altri luminari stabilissero che spendere soldi in armi è una cosa idiota e che ci sono emergenze sanitarie più urgenti del riarmo. Anche stavolta andremmo contro all’economia perché, si sa, questo sistema economico in realtà si ingrassa anche sull’economia di guerra. Allora questa volta, a differenza di quando c’era il Covid, si è deciso che che l’economia deve prevalere sulla scienza. Oppure ci hanno sempre preso in giro e anche ai tempi del Covid hanno deciso che i medici che avevano ragione erano quelli che supportavano un certo tipo di interessi che, guarda a caso, erano quelli delle case farmaceutiche.
Io dico semplicemente che l’approccio scientifico è fallito e non lo dico per quanto accaduto ai tempi del Covid visto che non potremo mai determinare se quelle scelte siano state oculate o meno, bensì per quanto sta avvenendo ora. E’ scientificamente irrazionale pensare che un mondo più giusto, più umano e più equilibrato possa esistere solo riarmando gli eserciti.
Dunque questa è la dimostrazione che la scienza ha fallito. Della scienza ce ne facciamo un baffo. Anche se l’economia del petrolio ha fatto il suo tempo e sta mostrando inequivocabilmente i danni che ha fatto al pianeta, bisogna portarla avanti perché economicamente funziona ancora, è ancora una gallina dalle uova d’oro
Il trasporto privato con le automobili si capisce che ha fatto anch’esso il suo tempo e può essere sostituito da mezzi di trasporto meno onerosi ed inquinanti, però anche lì, siccome la vettura privata fa bene all’economia continuiamo a fare finta che sia una scelta razionale ed inventiamocela ad energia elettrica anche se inquina come e forse più di quella a petrolio.
La scienza fallisce anche quando abbiamo sempre meno tempo libero e abbiamo sempre meno tempo per noi stessi. Dobbiamo servire un sistema che ha stramaledettamente bisogno di noi e senza la nostra forza lavoro non va avanti. Ma scientificamente non ha senso che lavoriamo per curarci e spendere un sacco di soldi in assistenza sanitaria quando potremmo semplicemente lavorare di meno per non ammalarci e risparmiare sull’assistenza sanitaria.
Il problema è che non può esistere una commissione scientifica che decida quali scienziati hanno ragione e questo era lampante ai tempi del Covid ma lo è ancora di più adesso nel momento in cui si tratta di decidere cose che anche i bambini della scuola primaria hanno capito in che direzione dovrebbero andare.
Gli scienziati hanno messo a punto anche la bomba atomica ma come usarla non è stato deciso da scienziati perché è semplicemente idiota pensare che un buon uso della forza atomica sia impiegarla per distruggere una città con tutti i suoi abitanti.
Abbiamo un potenziale di utilizzazione della scienza che è decisamente più interessante di quello di un tempo ma ne facciamo un uso che è semplicemente folle. Basta guardare l’uso compulsivo del telefono cellulare che ci ha rovinato l’esistenza nell’ultimo quarto di secolo. Il cellulare potrebbe anche essere un aggeggio utile ma è come viene usato che è un’ autentica maledizione quasi alla stessa stregua delle automobili che hanno letteralmente assassinato le nostre città.
Insomma la sensazione è che le leggi dell’economia governino su quelle della scienza e allora, se questo è il problema, vuol dire che la scienza più folle di tutte è quella dell’economia che ha rispetto solo di sé stessa e non dell’uomo che l’ha inventata.