Sull’idealizzazione ci ho già scritto in tempi recenti ma mi va di aumentare il brodo perché lo ritengo un argomento veramente importante.
Ho già fatto un parallelo nientepopodimenoche fra sport e amore trattando l’argomento perché ritengo che l’idealizzazione giochi un ruolo determinante su queste cose così importanti. Aumento il brodo affermando che ritengo che l’idealizzazione condizioni tutta la nostra esistenza se non era sufficiente darle peso ritenendola determinante nelle questioni di sport e d’amore.
Possiamo fare un parallelo fra idealizzazione e Realtà considerando che non tutto ciò che idealizziamo appartiene alla Realtà ma dobbiamo tener presente che tutto ciò che idealizziamo va a costituire una certa Realtà.
In questo parallelo mi sento un po’ un estremista del concetto di idealizzazione perché ritengo che la Realtà abbia una sua importanza in quanto… in grado di modificare le idee di una persona. I più dicono che la Realtà conta più delle idee e che molte volte le idee contano poco soprattutto se sono poco agganciate alla Realtà.
Io la penso un po’ diversamente e dico che al contrario è la Realtà che può contare poco se non è in grado di modificare le idee.
Mettiamola su un piano personale e diciamo che ognuno ha una sua realtà personale interna (già affrontato questo tema trattando di “memoria esterna e memoria interna”) che è strettamente collegata con le idee. Questa realtà c’entra in modo solo parziale con la Realtà esterna.
Esiste una Realtà che non si modifica o si modifica gran poco se cambia il nostro vissuto interno ma esiste un’idealizzazione che io ho il coraggio di chiamare Realtà personale (e le trovo pressoché coincidenti) che per noi è decisamente importante e può essere modificata poco o nulla dalla Realtà collettiva.
Sembrano tutti riferimenti astratti questi che possono portare ad interessanti disquisizioni sul sesso degli angeli ma in realtà (gioco di parole…) hanno un grande significato pratico.
I soggetti autistici hanno una gran passione per la loro realtà interna ed il bello è che noi abbiamo il coraggio di definirli autistici per quanto la loro realtà interna si discosta da quella collettiva. Se nella sua realtà personale un magnate di qualche accidenti di industria ha il solo obiettivo di accumulare una quantità spropositata di danaro non lo definiamo autistico solo perché questa mania trova un grande riscontro e molti seguaci nella realtà collettiva. Se lo stesso soggetto avesse solo la passione per l’accumulo di una grande quantità di tappi di bottiglia invece lo definiremmo autistico solo per questa divergenza anche se magari il comportamento per il resto è abbastanza simile a quello del magnate.
Gli esempi che scomodano le emozioni funzionano sempre bene ed allora è semplicemente impossibile non riconsiderare sport ed amore come nell’articolo precedente.
Nello sport una Realtà collettiva è indubbiamente l’Olimpiade e così l’atleta che coltiva “idealmente” l’ambizione di andare alle Olimpiadi, soprattutto se ha i numeri per potercela fare, viene ritenuto assolutamente saggio, assennato e completamente giustificato in questa sua sana propensione.
I livelli un po’ sotto sono due e mentre uno ci porta a discostamenti piuttosto consistenti dalla realtà l’altro, pur facendo riferimento ad una certa realtà, viene ritenuto ancora più dissennato del primo. Il primo è quello dell’atleta che molto banalmente, anche pur essendo molto distante dal potercela fare, sogna comunque di andare alle Olimpiadi. Quello viene ritenuto solo parzialmente “svitato”, solo un po’ illuso e si attende con pazienza che si renda conto dell’irrazionalità del suo progetto. Il secondo è quello del soggetto eccentrico che impiega una gran quantità di tempo per raggiungere obiettivi tutto sommato modesti e non altamente appetibili per la maggior parte degli sportivi. Quel personaggio, anche se razionalmente si può ritenere più saggio ed accorto del precedente, in realtà viene ritenuto ancora più folle e tendenzialmente autistico perché “innamorato” di un obiettivo poco conveniente e poco perseguito dai più. Il soggetto “normale” nello sport viene ritenuto colui che avendo un rendimento sportivo piuttosto elevato ambisce “normalmente” a traguardi di un certo prestigio. Curiosamente i campioni vengono fuori più facilmente fra i soggetti considerati poco “normali” e così soggetti che pur non avendo grandi doti puntano al vertice oppure soggetti che pur abbastanza dotati si accontentano di obiettivi modesti. Questi sono quelli più dotati dei numeri necessari per combattere le innumerevoli avversità che si manifestano nella carriera di un atleta di alto livello e così anche se in partenza perdenti perché partiti col piede sbagliato si ritrovano a competere con i mjgliori perché non intaccati dalle comuni vicissitudini dello sportivo cosiddetto “normale”. Insomma per essere dei potenziali campioni nello sport bisogna essere un po’ svitati ed un po’ idealisti ed è la scoperta dell’acqua calda perché il vero campione è un soggetto anomalo per definizione.
Nell’amore la faccenda è ancora più complessa e “collezionisti” (volgarmente detti Play Boy) e romantici sono accumunati da una strana esigenza: quella di riuscire a trovare il classico partner che ti fa perdere al testa. Il collezionista fin che non trova quello/a non si ferma mai e continua a peregrinare da un rapporto senza speranza all’altro magari pure vantandosi della quantità delle sue avventure. Il romantico fin che non perde la testa non è capace di dare il massimo di sé stesso ed è destinato a fallire continuamente trovando scuse sempre nuove per il suo fallimento. Anche qui l’idealizzazione sta alla base di tutto e della realtà se ne fa un baffo. Da questo punto di vista non c’è niente di più folle ed irrazionale dell’amore che della realtà non ha proprio nessun rispetto. Si potrebbe quasi dire che l’amore non è per le persone normali perché nella normalità la passione tende a sopirsi.
Attenzione che non ho detto che la normalità sia nemica del rapporto di coppia, tutt’altro. Nella normalità in coppia si può stare proprio benone e pure senza sussulti. In realtà (altro gioco di parole) una coppia che resiste senza sussulti è una cosa molto anomala ed al giorno d’oggi sempre più rara. Diciamo che forse senza sussulti è praticamente impossibile e non c’è nemmeno da augurarselo, in grado di resistere ai sussulti occorre una buona dose di anticonformismo e di fantasia.
Insomma in praticamente tutti i campi l’idealizzazione è una realtà ed una forza che è in grado di modificare la realtà. La realtà ha una sua forza in grado di modificare le idee e potremmo anche tranquillamente dire che con riguardo al singolo questa è la sua unica forza. La realtà è importante appunto proprio perché può arrivare a modificare le idee e solo in questo momento diventa realtà acquisita anche per un certo soggetto, altrimenti, anche se vera realtà, scorre via sul soggetto come acqua su un canale di gronda.
Quando diciamo che lo sport è palestra di vita lo diciamo anche perché nello sport questo confronto fra realtà ed idee è piuttosto caratterizzante e pertanto ci allena ad accettarlo anche nella vita di tutti i giorni. Non possiamo pretendere che grazie ad una certa idea la realtà venga sempre modificata a nostro uso e consumo ma senza idee la realtà non può essere modificata e può essere solamente subita così com’è, nuda e cruda. Quando è una bella realtà poco male, quando è poco gradevole è molto meglio tentare di modificarla grazie alla forza delle idee che è una forza assolutamente non trascurabile.