CAPO… DANNO

Avete letto bene, è “danno” senza l’apostrofo e dunque è il mio solito articolo pretestuoso ed insinuante.

Auguro a tutti un buon 2025 (“bello” anche come dicevo pure per il Natale…) e possibilmente senza “capi” e pertanto senza danni.

Viviamo nell’epoca dell’omologazione, della standardizzazione, dei protocolli per tutto, anche di come si deve andare al cesso. Pochi capi comandano tutto e lo sport del “leccaculaggio” per accedere ai posti di comando è uno dei più diffusi. Mai come ora c’è stata una brama spasmodica a scalare posizioni di prestigio e di potere e per far questo ci si adegua a troppe cose sbagliate che devono essere riviste, rivalutate e cambiate se vogliamo migliorare la società.

Ci sono troppi consigli di amministrazione e troppo pochi artigiani. I calzini sono fatti più o meno da un’unica ditta che li fa per tutto il mondo e la birra poco ci manca. Invece i tedeschi, che sono i maestri della birra, ci insegnano che se dobbiamo bere della buona birra ogni paese deve produrre la sua e deve esserne orgoglioso anche se è diversa dalle altre, anzi deve esserne orgoglioso proprio perché è diversa dalle altre ed è proprio per quello che può essere migliore altrimenti potrebbe essere al più uguale ma non migliore.

Con meno capi staremmo molto meglio, però alla faccia che si predica la libertà ai quattro venti, l’anarchia viene vista ancora come un reato più che come una virtù da coltivare.

Tutto è centralizzato, da ricondurre ad un server che non si sa nemmeno dove stia. Rispondiamo a direttive di personaggi che non sappiamo che faccia abbiano. La tecnologizzazione ha prodotto un appiattimento degli stili di vita e della cultura in genere e l’artista, colui che fa di testa sua, è sempre di più un disadattato, un emarginato, ben che vada un radical chic.

Auguro un anno nel quale farete un sacco di cose di testa vostra senza rispondere alle direttive di nessuno e vi auguro pure di sbagliare, purché lo fate di testa vostra, perché sbagliando si impara ma se vi muovete solo come dicono gli altri avete già sbagliato in partenza e soprattutto non imparate niente.

Vi auguro un anno dove invece di leggere libri li scrivete e poi potete pure leggerne per confrontarli con il vostro ma dovete scrivere per il gusto di scrivere e non di vendere altrimenti finite per scrivere ciò che scrivono tutti gli altri. Vi auguro pure di leggere tanto ma non per ripetere le cose che avete letto davanti ad una commissione che vuole sentirsele dire pari pari come sono scritte sul libro bensì per interiorizzare quelle cose, rielaborarle e poi scrivere qualcosa che sia meglio di ciò che avete letto.

Insomma vi auguro anche di produrre che è fuori dal mio stile ma non produrre nel senso di lavorare indefessi alla catena di montaggio ma produrre nuove idee, produrre nel senso di inventare, produrre nel senso di creare e di portare qualcosa di nuovo proprio per uscire dai meccanismi della produzione standardizzata, della produzione sterile. Vi auguro di produrre qualcosa che non si butta via e per la quale non c’è bisogno di piazzare nessun nuovo inceneritore.

Vi auguro di usare la vostra testa ed è questa l’ambizione più grande di chi vuole vivere senza capi, senza danni.