Un po’ come la saga di Rocky io ce l’ho con questo titolo “Spostatori di cose” e mi ripresento nientepopodimeno che la terza volta con lo stesso titolo.
Ho trattato recentemente e con insistenza il filone romantico che tanto mi diverte e che però non riesce a propormi come scrittore di romanzi rosa perché mi manca ancora qualcosa per arrivare a tanto.
Ebbene parto proprio da quello. Torno a dire con insistenza che siamo degli “Spostatori di cose” e aggiungo che uno degli spostamenti più entusiasmanti che possiamo vivere in modo passivo ma anche in modo attivo è il clamoroso “colpo di fulmine” del quale ho parecchio trattato nell’ultimo periodo proponendo una specie di ulteriore saga alla Rocky.
Nel colpo di fulmine spostiamo elettroni. C’è una scarica elettrica, è cosa che riguarda il cervello e scusate se è poco. Ho speso articoli per spiegare perché questa cosa così affascinante e misteriosa può aiutarci anche a capire lo sport e perché, per certi versi, può aver a che fare con lo sport e può farcene comprendere le dinamiche, almeno quelle positive.
Ho trovato il tempo di fare una “quasi polemica” anche lì aggiungendo che se ci mettiamo ad analizzare addirittura il colpo di fulmine e lo banalizziamo a questioni assimilabili a gesta sportive abbiamo dato una mazzata inaccettabile ai poeti che non sopportano di ridurre anche quegli argomenti a materia razionale. Mi sono salvato in corner spiegando come anche nello sport ci dobbiamo confrontare con l’irrazionale, non è opportuno ragionare solo con le categorie degli scienziati e pertanto possiamo pure argomentare di maghi, fate e cose fantastiche varie. Non è assolutamente vietato e ci fa bene alla salute.
Torniamo un attimo indietro solo sullo sport, sull’etimologia del termine che ci porta alla parola “diporto” che vuol dire proprio spostamento, movimento. Nello sport c’è un diporto che è soprattutto un diporto filosofico ancora più che un diporto fisico ed è lo spostamento della nostra attenzione dalle cose ritenute più importanti nella nostra vita e che ci possono dare ansie e preoccupazioni a cose più leggere e con un potenziale ansiogeno decisamente abbattuto se non del tutto annullato. Facciamo sport per distrarci, per non pensare a cose troppo importanti che ci stressano.
Dunque anche nello sport c’è movimento. Secondo alcuni nello sport c’è soprattutto movimento, praticamente “solo” movimento. Stacchiamo dalle cose comuni della vita che sono intrise di movimento grazie ad altre che sono proprio l’emblema del movimento. Insomma dal movimento se trattiamo di vita proprio non ne veniamo fuori e che si tratti di cose cosiddette “serie” o di cose apparentemente meno serie, quale lo sport appunto, si tratta comunque di movimento. Nelle cose romantiche sentimentali… ancora di movimento, anzi è addirittura poetico valutare la quantità di movimento che si riesce ad innescare con un semplice sguardo. Il trionfo del movimento.
Torno a dire che spostiamo cose e viviamo in quanto facciamo quello. Nel momento in cui non spostiamo più niente siamo morti. Da lì parte tutta una filosofia del sentire che chiama in causa indubbiamente anche la Religione e che tratta del nostro sé definiti “morti” secondo le categorie di quaggiù e pertanto privati della possibilità di spostare cose.
Limitiamoci a quello che riguarda quaggiù, che è materia già abbastanza vasta, anche se chi tratta la Religione, e comprendo perfettamente questo atteggiamento, dirà che non ha senso trattare la vita se non consideriamo anche ciò che accade dopo.
Nella nostra esistenza quaggiù non possiamo ignorare il movimento perché tutto ha a che fare con questo. Ci pagano per spostare cose (e questi sarebbero pure gli argomenti seri perché il lavoro è ritenuto sacro e la nostra Repubblica è addirittura fondata sul lavoro e dunque sullo “spostamento di cose”). Noi spostiamo cose, in tanti modi diversi e loro ci pagano spostando una cosa che è il danaro… che ci permette di spostare altre cose…
Lo spostamento è fondamentale. Se lo sport è spostamento, “diporto” dunque spostamento, dovremmo dedurne che lo sport è tutto. o almeno ci aiuta a comprendere tutto.
Molti praticano sport perché dopo dicono che così sono più efficienti sul posto di lavoro. E’ il classico concetto di sport per la salute. Sul posto di lavoro ti muovi male in modo poco salutare e stressante, nello sport ti muovi bene e riequilibri il tutto. Con lo sport ti fai del bene, con il lavoro purtroppo ti fai del male ma è necessario per portare a casa la pagnotta, o meglio, i danari con i quali acquisti la pagnotta.
E’ importante valutare sia la razionalità che la bellezza del movimento. La razionalità per efficientarlo, per fare in modo che il nostro movimento ci aiuti a vivere meglio. La bellezza proprio per vivere direttamente meglio. Un bel movimento può essere fine a sé stesso, un bel movimento ci serve a vivere meglio anche se non ha nessun’ altra funzione. Attenzione che qui ci giochiamo tutto il concetto di sport. Ho scritto un “bel” movimento e qui sono incontestabile se trattiamo per esempio di ginnastica artistica. Un “bel” movimento ti fa divertire e poi ti fa anche vincere perché il movimento è valutato proprio per quanto è bello e quindi alla fine è ancora più divertente. Ma in altri sport non è così. Nella corsa, per esempio, non sempre vince chi corre nel modo più “bello”. Tutt’altro, a volte il vincitore ha una corsa che pur funzionale e redditizia in termini di meccanica del movimento non è però per niente elegante.
Forse dovremmo passare dal “bel” movimento al “buon” movimento e porci un ulteriore quesito. Se questo “buon” movimento (nemmeno bello ma solo buono…) non vi fa vincere ma ci fa sentire bene è sempre “buono”? La mia risposta è sì perché il buon movimento non è quello che ti fa vincere ma quello che ti fa sentire bene. L’importante non è vincere e nemmeno partecipare ma stare bene. Se uno sta meglio addirittura senza partecipare e alludo al mondo agonistico dello sport, allora fa bene a non partecipare.
Dunque c’è uno sport fatto proprio per stare bene che non contempla necessariamente una sua forma agonistica ed uno sport fatto per vincere dove la competizione è necessaria perché se non competi non puoi vincere nulla.
Siamo passati con un unico filo conduttore dal colpo di fulmine allo sport non agonistico. Di mezzo c’è il lavoro. Tutto il movimento possibile di questo mondo. Qualcuno sostiene che la cosa più bella del mondo sia starsene a letto a dormire (fino a tardi…) e vorrebbe avere tanti soldi per potersi permettere questo lusso. Evidentemente il movimento non è proprio mitizzato da tutti perché nel sonno non è che ci sia questo gran movimento, ce n’è un po’ indubbiamente, altrimenti non ci svegliamo più ma non è questo gran che.
Spostiamo cose e se non proviamo soddisfazione in questi spostamenti finiamo per apprezzare fasi dell’esistenza dove lo spostamento è minimo (il sonno per esempio). Io penso che sia opportuno provare soddisfazione in questi movimenti forse fin dall’azionamento di un cancello che tante volte anche se non è elettrico va bene lo stesso, anzi da un punto di vista ecologico è proprio meglio.
Poi abbiamo paura di certi spostamenti che implicano molto movimento e così per esempio abbiamo paura dei colpi di fulmine che non hanno mai fatto stramazzare al suolo nessuno benché la letteratura rosa (talvolta mendace…) ci racconti spesso il contrario e facciamo in modo che la nostra vita scorra ben ordinata quando un po’ di sano disordine ci farebbe solo che bene alla salute. Insomma tante volte abbiamo paura del movimento invece che ammettere che viviamo grazie a quello.
Può restare una disputa sul fatto che abbia senso o meno studiare tanto il movimento. Da un punto di vista razionale potrebbe apparire sensato esasperare un po’ lo studio del movimento. Da un punto di vista più romantico potrebbe apparire più sensato vivere il movimento senza pensarci tanto su. Un buon compromesso potrebbe essere questo: il movimento ti aggrada e ti soddisfa e ti rende la vita piacevole? Allora non ci sono molti motivi per stare lì ad analizzarlo, vivilo e basta. Il movimento ti mette ansia e ti fa venire voglia di limitarlo di mettere cancelli elettrici e telecomandi vari di dormire più del dovuto perché quando sei sveglio ti viene l’ansia? Allora prova ad analizzarlo perché forse hai bisogno di immergerti in una qualità di movimento un po’ superiore e non dire che fai una gran quantità di movimento di bassa qualità solo perché devi guadagnarti la pagnotta perché molto spesso questa è una scusa per non stare lì ad analizzare la totalità dei nostri movimenti. Il movimento considerato “sbagliato” va analizzato, bisogna capire se è davvero sbagliato ed, in tal caso, riuscire a trovare le strategie per modificarlo.
Buon colpo di fulmine e buona attività fisica a tutti. Se avete paura che il colpo di fulmine vi crei casini sociali insormontabili vi auguro un buon colpo di fulmine nello sport che è una cosa che esiste ma a livello di descrizione penso di averlo inventato io (cioé la gente lo subisce e lo vive per fortuna, ma nessuno ne ammette l’esistenza, non so se per pudore o per paura di essere dichiarato maniaco di sport…). Quanto al colpo di fulmine nell’attività lavorativa non so se possa esistere e comunque non va assolutamente confuso con il banalissimo colpo di fulmine “per” la segretaria (sarebbe come dire che il colpo di fulmine sportivo è un colpo di fulmine “per” una vostra compagna di allenamento…) che non è un colpo di fulmine per l’attività lavorativa ma al contrario il classico colpo di fulmine sentimentale, di chi, stressato dal lavoro, non vede l’ora di staccare dalle miserie di questo, come per esempio, nella pausa caffè con la famosa segretaria che ha l’unica colpa di essere lì nel momento sbagliato e magari non ci pensa assolutamente ad avventure sul posto di lavoro ed anzi si sente assolutamente fraintesa nella sua gentilezza e carineria disinteressata.
Nello sport questi terribili equivoci non esistono e se un secondo giro degli ottocento metri vi strizza l’occhiolino non abbiate paura: è tutto vostro, andate senza pietà. Può darsi che vi serva a vincere la gara o solo ad avvicinare l’ultimo. In ogni caso provoca un grande spostamento, uno di quegli spostamenti per i quali vale la pena vivere.