COME SI FA A STARE “LEGGERI” NELLA CORSA

Essenzialmente per correre leggeri bisogna incrementare le frequenze. Se le frequenze sono abbastanza elevate la corsa dovrebbe essere abbastanza leggera. Ma questo è un fatto squisitamente fisico perché poi c’è una leggerezza psicologica che non c’entra niente con la leggerezza fisica. Restando un momento sulla leggerezza fisica ho visto atleti di 80 chilogrammi o giù di lì correre in modo abbastanza leggero ed ho visto atleti di 50 chilogrammi o poco più correre abbastanza pesantemente.

Anche lì magari era un fatto di frequenze; l’atleta molto elastico e leggero di peso che però usando molto l’elasticità è portato a correre con frequenze poco elevate ed un’ampiezza esagerata può apparire pesante. Poi, anche un fatto tecnico della corsa e qui, per esempio, la mitologia dell’appoggio di avampiede gioca molte storie. Ci sono atleti che pur impattando in modo secco di avampiede sembrano abbastanza leggeri ed altri che fanno soffrire lo spettatore per l’incredibile carico che fanno sopportare ai loro tricipiti surali. Atleti che atterrando di tallone sembrano pesanti ed altri che sempre con una rullata vistosa che inizia indubbiamente con un appoggio di tallone hanno una fluidità notevole e non sono per niente pesanti.

Ma al di là di queste storie di biomeccanica c’è un fatto intrinseco di leggerezza metaforica dell’atleta che corre che poi alla fine non è per niente metaforica. E’ leggero l’atleta che a prescindere dal risultato che ottiene non accusa contraccolpi piscologici di alcun tipo. Non può essere mentalmente leggero un atleta che se sbaglia gara si gioca il posto in nazionale o anche in una normalissima squadra di club oppure si vede ridurre i compensi per la partecipazione alle gare o più semplicemente si vede sfuggire un piccolo premio per non essere riuscito ad acciuffare la posizione utile per conseguirlo.


Insomma per essere davvero leggeri nella corsa bisogna essere anche spensierati e così si possono giustificare alcuni infortuni da sovraccarico non tanto per un grave sovraccarico fisico quanto per una predisposizione psicologica a non essere per nulla leggeri nella corsa né in allenamento e tanto meno in gara.

La corsa leggera oltre ad essere un fatto fisico è anche un fatto psicologico e così alcuni infortuni da sovraccarico funzionale possono verificarsi non tanto per un eccesso di carico di allenamento quanto per una predisposizione psicologica abbastanza pesante nei confronti della corsa.

Uno dei maggiori fattori di questa pesantezza psicologica è la creazione di obiettivi agonistici di una certa rilevanza. Questi obiettivi piuttosto ambiziosi se da un certo punto di vista possono caricare l’atleta come una molla e responsabilizzarlo, dall’altro punto di vista possono anche appesantirlo psicologicamente quando il raggiungimento dell’obiettivo non è per nulla probabile, pertanto bisogna valutare bene pro e contro di questi obiettivi piuttosto ambiziosi ed, in linea di massima, si può dire che se uno degli obiettivi è correre leggeri ed in modo spensierato allora è proprio opportuno prefiggersi obiettivi agonistici di facile realizzazione che possono essere rapidamente modificati appena vengono ottenuti.

Ecco, un significativo parametro di leggerezza è proprio questa capacità di vivere giorno per giorno la pratica sportiva modificando il proprio atteggiamento in base a cosa accade sul campo più che sulla base di mega progetti che possono occupare la nostra testa in modo più o meno razionale. Visto che correre leggeri è una bella cosa, soprattutto con riferimento alle corse su medie e lunghe distanze dove la capacità di correre in modo economico, spendendo poco, è molto importante, allora forse è proprio il caso di tentare di stare leggeri anche da un punto di vista psicologico per fare in modo che questa leggerezza psicologica possa condizionare positivamente anche l’aspetto fisico. In tal modo si può vedere anche il soggetto apparentemente sovrappeso che supera quello apparentemente in perfetta forma. La forma sportiva non è solo un fatto fisico ma anche un fatto mentale. Esternamente noi vediamo essenzialmente l’aspetto fisico di un certo personaggio per capire cosa gli frulla per la testa possiamo vederlo in azione e se gira molto bene vuol dire che probabilmente ha una “leggerezza interiore” invidiabile. Cose che non appaiono ad un primo momento ma che si possono capire osservando l’atleta in tutto il suo modo di intendere la pratica sportiva.