IN AMORE VINCE CHI SCAPPA, NELLO SPORT CHI INSEGUE

Finalmente ci sono, dopo articoli e articoli di speculazione filosofica, sono riuscito a trovare la grande differenza fra lo sport e l’amore (altrimenti mi toccava dire che sono la stessa cosa…): in amore vince chi scappa, nello sport, al contrario, vince chi insegue.

Spieghiamo questa nuova scoperta dell’acqua calda che rivoluzionerà il modo di intendere lo sport e soprattutto risolverà i problemi esistenziali di miliardi di coppie alla ricerca dell’equilibrio perfetto.

Nello sport ci si prefigge un obiettivo, si insegue un qualcosa. Il ragazzino che vince tutto già da piccolo ha la carriera sportiva minata perché dopo qualche anno di attività, ancora ragazzino, è già stufo di vincere e se non trova un ambiente che con molta attenzione, senza stressarlo, riesce a rinnovare al motivazione al successo, rischia di perdersi in cerca di altre emozioni che non vincere continuamente nello sport.

In amore è proprio il contrario: chi sta davanti non vede l’ora di cascare vittima di cupido ed essere preso (e quasi sempre anche “superato” ahimé…) in quell’attimo sublime dove tutto si capovolge e la stilettata trasforma il fuggitivo in inseguitore. In amore essere davanti è di una noia mortale e si spera sempre in un equilibrio che è molto difficile da raggiungere, a quel punto meglio essere inseguitori, anche se perdenti, che non fuggitivi cronici e potenzialmente infelici. Dunque giusto stare davanti per aver qualche speranza di essere presi perché l’estasi è proprio quando si viene presi e non quando dopo un lungo (o talvolta breve) inseguimento si raggiunge il miraggio. Ho già scritto come l’idealizzazione sia fondamentale sia nello sport che nell’amore (una delle tante cose che accomuna sport e amore), questa viene dematerializzata nel momento del raggiungimento e si autogenera invece nel momento dell’inseguimento.

Si può contestare che sia nello sport che nell’amore l’equilibrio ideale c’è fin tanto che il vincitore continua a vincere e pertanto nello sport è un campione che vince sempre restando con la sete di successo e nella coppia è una coppia eternamente innamorata in un equilibrio senza fine. Le due cose, forse per fortuna, sono entrambe utopistiche e dico per fortuna perché sono entrambe potenzialmente noiose. Nello sport è noioso il campione che continua a vincere con una continuità stordente e nella coppia è nauseante quella intesa perfetta dove non c’è mai un piccolo momento di squilibrio che crei un qualche accidenti di pathos che alla fine rilancia la passione.

Dunque è magico quel momento nello sport dove lo scarso raggiunge il campione e già che riesca a raggiungerlo è un qualcosa di leggendario, nel momento in cui addirittura lo supera quello è il massimo dello sport. In amore è magico quel momento dove la persona in perfetto equilibrio di mente improvvisamente parte per la tangente ed impazzisce trafitta in modo del tutto imprevisto ed inaspettato da cupido. Il colpo di scena funziona molto bene in entrambe le situazioni ma ha due vincitori diversi: chi ha raggiunto nello sport e chi è stato preso in amore.

Alla fine è sempre più bello inseguire che scappare ma mentre nello sport inseguire è fisiologico ed è l’essenza dello sport che insegna a disciplinare questo lungo e quasi eterno inseguimento, in amore inseguire perennemente è piuttosto logorante e così ci si augura di restare vittime di un inseguimento ben riuscito anche perché è questo che offre prospettive interessanti. Chi ti ha preso nel momento in cui ti ha preso è il nuovo fuggitivo e pertanto il vero inseguitore sei tu che fino a quel momento eri scappato. Sono discorsi molto teorici però almeno parzialmente possono spiegare perché nello sport è bello vincere partendo da una posizione di svantaggio mentre in amore è bello “perdere” (fra virgolette…) partendo da una posizione di vantaggio. Ovviamente nessuno si augura l’infelicità e così quella sconfitta definita nell’amore non è altro che una posizione di soggetto passivo in una questione dove trovarsi improvvisamente a disagio può essere semplicemente entusiasmante. Qualcuno addirittura dice che l’amante felice è quello che non raggiunge mai. Io non credo a questa idealizzazione esasperata ma non c’è dubbio che la scossa che subisce chi si trova improvvisamente ad inseguire possa essere considerata una botta d’energia a prescindere dal fatto che questa scossa possa produrre una reazione vincente o meno. La categoria di vincente o perdente in amore non è ben definita come nello sport. Nello sport vince chi arriva primo e se arriva primo chi non ha mai vinto nulla per certi versi vince ancora di più. In amore può anche vincere chi improvvisamente non governa più nulla perché per la prima volta prova delle sensazioni nuove che andavano provate e non è un vincere o perdere ma semplicemente un provare sensazioni nuove a prescindere dal fatto che queste possano produrre situazioni concrete o meno. L’amante macchina da guerra che non fallisce mai non è una persona felice perché non conosce il vero desiderio che è l’ingrediente fondamentale dell’amore. Certo che anche il perdente cronico non sa cosa farsene dell’eterno desiderio e così l’equilibrio idilliaco tanto bramato e sbandierato come amore ideale può avere una sua giustificazione razionale anche se in natura tende a durare poco perché le posizioni sono molto labili: o sei davanti o sei dietro.

Non dobbiamo drammatizzare troppo la sconfitta né celebrare troppo la vittoria, in questo amore e sport tendono ad assomigliarsi di nuovo. Il già citato film “Momenti di Gloria” ci presenta un neo campione olimpico dei 100 metri in preda ad una crisi di smarrimento memorabile dopo aver vinto la medaglia d’oro. La persona più equilibrata della terra può sentirsi di una felicità incontenibile ad essere infatuata di una persona che non si sa nemmeno se possa dare qualche chances di aggancio. Certamente non siamo razionali. Puntiamo ad una felicità che molto spesso non sappiamo proprio come raggiungere.