ANCORA SULLA TEORIA DEI TRAUMI

Ho già scritto sulla teoria dei traumi ricordando come un sostenitore di questa fosse il compianto prof. Franco Colle di Udine che con riferimento al mio periodo alla Libertas sosteneva come io fossi finito ad Udine per una sorta di conto aperto con il Friuli. Inutile negarlo, il terremoto del Friuli del 1976 mi aveva traumatizzato. Abitavo molto distante dall’epicentro ma quelle scosse che scossero tutto il nord Italia ebbero un effetto un po’ sorprendente sulla mia psiche di tredicenne un po’ troppo meditabondo.

Ebbene i ricordi del Friuli come atleta hanno superato di gran lunga quelli di ragazzino che sente parlare del disastro del Friuli per radio ed in questo caso posso dire di aver sostituito con una serie di traumi positivi (uno per tutti il titolo friulano sui 1500 nel 1986 che forse è rimasta la mia perla come atleta) il trauma veramente scioccante del terribile terremoto che in pochi istanti si è portato via 1000 persone.

In quell’articolo giustamente, trattai anche di traumi “positivi” ed è in tal senso che mi va di rincarare la dose perché sono sempre più convinto che se la teoria dei traumi è abbastanza sostenibile per valutare alcune scelte in ambito sportivo (ma ovviamente anche nella vita di tutti i giorni) lo è soprattutto in riferimento ai traumi positivi più che a quelli negativi.

Oltre a traumi negativi esistono indubbiamente anche traumi positivi e forse non è nemmeno giusto chiamarli così perché andrebbero semplicemente chiamate emozioni però mi va di chiamarli così per sottolineare la portata e la veemenza di questo tipo di emozioni. Pensiamo per esempio al “colpo di fulmine” e/o all’innamoramento in genere. Il “colpo di fulmine” è indubbiamente un accidenti di origine traumatica, lo dice la parola. Nel colpo di fulmine passa una quantità di corrente spropositata e passa in tempi brevissimi. Se è quello riferito ad una scarica elettrica durante un temporale ti può lasciare secco, se è quello riferito ad uno sguardo non ti ammazza ma ti sconvolge la vita ed in gergo comunque si usa dire che ti lascia secco pure quello. Per quanto violento non si può certamente definire un trauma negativo tanto è vero che tutte le persone sane di mente si augurano di averne un tot. durante la vita e quando una persona un po’ su con l’età riesce ancora a “subirlo” (ma è giusto dire “subirlo” o bisognerebbe dire “esserne protagonisti”?) ne è contenta e si sente giovane anche se quella situazione può essere del tutto grottesca, ridicola e pure fonte di imbarazzo. Il trauma positivo porta con sé indubbiamente una grande quantità di informazioni ed ha sul trauma negativo un innegabile vantaggio: che a differenza di questo si fa di tutto per ricordarlo e per viverlo in tutti i dettagli e le sue sfaccettature. Torno all’innamoramento e cito espressioni che non dovrebbero centrare nulla con la letteratura sportiva: dell’innamoramento non è importante che vada a buon fine e produca chissà quale catena di eventi ma che sia di portata devastante. Il vero innamoramento è semplicemente devastante e sconquassa la persona, che poi per una serie di coincidenze fortunate possa produrre anche storie brevi o infinite tutto sommato quello conta quasi poco, la sostanza dell’innamoramento più che nella quantità di cucine comprate o di letti fatti e disfatti si misura nella quantità di energia elettrica che ha passato il cervello di due persone o assurdamente (questa è la follia dell’innamoramento) anche di una sola quando questa cosa riesce a vivere nel cervello di una persona senza trovare corrispondenza in quello dell’altra “oggetto” di innamoramento. Guardate che questo atteggiamento apparentemente folle è probabilmente di una saggezza estrema se pensiamo che è proprio l’opposto di quello che succede nei casi di violenza fra coppie. Il partner che non sa vivere da solo un sentimento è proprio di sicuro quello che non è minimamente innamorato ed è interessato ad un rapporto esclusivamente come ad una cosa perfettamente funzionante in modo così fuorviante che se questo rapporto non funziona arriva a follie atroci. Chi ama ama e basta, non vuole possedere, perché il possesso è quasi sempre odio, anche quando il partner è consenziente.

Ebbene la sublimazione di un trauma positivo come l’innamoramento può avere come fantastico contenitore lo sport ed ho scritto “fantastico” non a caso. Qui la fantasia gioca un ruolo determinante e le scariche elettriche passano soprattutto nel cervello più che nei muscoli. Nei muscoli ci arrivano ben dopo. Non è il primo caso nel quale affermo come ciò che accade nei muscoli sia solo l’effetto di un qualcosa di ben più importante che è accaduto prima e non nei muscoli.

La scarica elettrica che muove tutto, avviene in frazioni di secondo e “programma” (questa si è vera “programmazione”, non quella al computer…) nel subconscio scelte di settimane, mesi, anni.

Dunque noi possiamo far finta di programmare al computer tutto quello che vogliamo, magari seguendo per filo e per segno quanto suggerito dalle più moderne indicazioni della teoria e metodologia dell’allenamento sportivo. Dopo arriva una scarica elettrica che non c’entra proprio nulla con lo sport ed io sostengo come possa essere senz’altro anche qualcosa di molto meno drammatico di un terremoto e può essere invece qualcosa di molto piacevole che per fortuna ha la portata di un autentico terremoto anche se è un qualcosa di piacevole. Quella scarica è in grado di riprogrammarci con informazioni autentiche e decisive molto più importanti di quelle formulate da un computer che di certe cose non ci capisce proprio un cavolo.

Perché non ci capisce un cavolo ancora nel 2024 con il livello di sofisticazione al quale è arrivato visto che siamo in piena era di intelligenza artificiale?

Perché, è qui mi diverto un mondo a fare il romantico e penso che mi darò alla scrittura di romanzi rosa, provate a buttare dentro tutti i dati per disegnare chi vi trasmetterà la prossima scossa di intensità incommensurabile e vedrete che cannate alla grande perché la protagonista (o il protagonista) di quella scossa sarà una persona con caratteristiche decisamente diverse, che non avreste mai pensato in grado di fulminarvi.

Insistendo a fare il romantico, se camminate su una strada dissestata e state ben attenti a dove mettete i piedi è proprio possibile che riusciate a procedere senza prendere distorsioni, senza cadute e pure senza tentennamenti, con riferimento a quanto accade in cielo, invece, potete avere tutti gli ombrelli che volete che se deve arrivare una scarica ve la prendete tutta, non sapete da dove arriva e con riferimento alla scarica che intendo io invece di restarci secchi pensate che volete proprio viverla più a lungo possibile.

Lo sport può essere un “trasformatore” di scariche positive. In tempi di “amore tossico” che è una definizione semplicemente idiota perché l’amore se è veramente amore non è mai tossico ed è amore punto e basta (semmai è l’odio che è sempre tossico in qualunque forma esso sia) la sublimazione delle emozioni forti nello sport è un qualcosa di terribilmente lecito, consigliabile, entusiasmante e che non toglie nessuna energia all’amore ma tende invece a restituirla.

Per certi versi, e consentitemi il delirio poetico, lo sport può essere semplicemente eterno perché può fungere da trampolino per le spinte energiche dell’emozione in atto come da materasso per quelle in assopimento. In tal senso di traumatico non c’è proprio nulla e l’unico trauma è la lunghezza della pausa fra un’emozione forte e l’altra.