CERCASI EX CALCIATORI ED EX PALLAVOLISTE DA AVVIARE ALLA PRATICA DEL MEZZOFONDO IN ATLETICA

Se fosse per un fatto squisitamente tecnico, della costruzione fisiologica dell’atleta, cosa che in un ambiente che non scimmiotta l’Unione Sovietica del millennio scorso è da ritenersi obiettivo ottimale per la crescita armonica di un ragazzo, verrebbe da dire che dobbiamo puntare su orde di ragazzi di ritorno da un pratica di altre discipline quali i diffusissimi calcio (fra i maschi) e pallavolo (fra le femmine) dove i ragazzi possono aver scaricato i bollenti spiriti nell’età compresa fra 10 (ma purtroppo anche prima…) e sedici, diciassette, anche diciotto anni. Ho scritto anche 18 anni conscio di spararla grossa e di far storcere il naso alla maggior parte dei miei colleghi. Ebbene, ne sono convintissimo, passatemi pure diciottenni che hanno avuto militanza in quegli sport che io sono pressoché sicuro di poter ottenere risultati e costanza di rendimento anche superiori a quelli che sono stati avviati alla pratica dell’atletica ben prima.

Se per quanto riguarda le specialità tecniche dell’atletica l’abitudine (un po’ sovietica…) di avviare alla pratica agonistica abbastanza precocemente i ragazzini ha buon gioco e può favorire, almeno inizialmente, un certo vantaggio su chi inizia qualche anno dopo, per quanto riguarda la pratica del mezzofondo in atletica e della corsa prolungata in genere tale scelta non è da ritenersi molto vincente.

In particolare è quasi certo che la specializzazione precoce nel settore non sia auspicabile ma bisogna riflettere un attimo anche su quello che è ‘l’avviamento poliedrico alla pratica agonistica. Pare accertato che comunque abbia più possibilità di buona evoluzione il ragazzino che si accosta all’agonismo praticando più discipline che non quello che inizia unicamente dalla corsa di resistenza ma, ad essere pignoli, anche il primo non è che abbia questo gran vantaggio sulla popolazione sportiva.

Il perché è presto detto. Il buon mezzofondista o il buon corridore di lunghe distanze hanno bisogno di un addestramento specifico alla loro specialità molto lungo, nell’ordine dei 10-12 anni. Prima di questo periodo non sono ancora concretamente maturi per poter dare il massimo nella corsa di resistenza. Dopo questo periodo, ed è questa la vera fregatura, non sono più sufficientemente motivati e carichi da un punto di vista psicologico più che fisico per affrontare una disciplina potenzialmente molto stressante da un punto di vista psicologico quale quella della corsa prolungata.

Accade che il ragazzino che ha iniziato a dieci anni (per non dire di quello che ha iniziato a 8…) verso i 20-22 anni sia già a puntino e piuttosto logorato da quel tipo di attività sportiva, soprattutto se ha ottenuto discreti risultati fin dai primi anni di attività per non dire di quelli che già a dodici-tredici anni vincevano la maggior parte delle gare (quelli in genere fanno fatica ad arrivare ai 18 anni…). Se quel giovane, a quell’età non è entrato nel carrozzone dello sport di alto livello che con mille espedienti (non da ultimo quelli di ordine economico) tenta di tenerlo agganciato alla pratica sportiva, finisce per diventare un master precoce, che magari si darà alle partite di calcetto fra scapoli e ammogliati o a chissà che altra attività per rientrare con la pratica della corsa solo molti anni più avanti per smaltire una panza che ormai è diventata connotato inequivocabile delle sue caratteristiche fisiche.

Al contrario il ragazzo che è approdato alla corsa di mezzofondo ben più tardi, diciamo verso i 16 anni per non suscitare il clamore di chi proprio in tal senso non ci sente, può sperare di arrivare tranquillamente fino ai 25-26 anni quando la maturazione agonistica è avvenuta nella sua completezza e pertanto può ottenere risultati in assoluto di portata più rilevante di quelli ottenuti dal talento precoce.

Tutto questo discorso fila via liscio e razionale se non fosse che a volte pare che la spinta del sistema organizzativo dell’atletica e dello sport in genere funzioni in modo irrazionale e a dir poco sorprendente. Pare quasi che sia più importante avere il diciottenne capace di risultati clamorosi che non il venticinquenne che anche se giustamente capace di risultati migliori del diciottenne, comunque non interessa se non atleta in grado di prender parte ad una Olimpiade. Mi spiego con i numeri altrimenti rischio di essere frainteso. Desta più interesse l’ottocentista che corre in 1’49” a diciotto anni di quello che sulla stessa distanza fa segnare 1’47” ma a 25 anni. Viene da pensare, appunto, che tale interesse, venga visto proprio in chiave olimpica. Mentre il diciottenne che corre in 1’49” a diciotto anni se non si rompe, non si stressa e non succedono altre centomila cose che possono succedere a chi è già parecchio su di giri a quell’età, può anche pensare di aver buone possibilità di andare alle Olimpiadi, il ventincinquenne che corre in 1’47” se nel corso della sua carriera (ormai lunga) non riesce ad ottenere altri significativi miglioramenti, alle Olimpiadi non ci andrà proprio mai.

Ebbene, mentre da un punto di vista sportivo chi giunge a compimento della carriera agonistica da certamente un qualcosa di più allo sport e pure a sé stesso, l’atleta precoce, anche se la maggior parte delle volte finisce anzitempo la carriera è incentivato da un punto di vista sociale a mettercela tutta per ambire proprio al vertice, ed in realtà è proprio per quello che molte volte non arriva nemmeno a fine carriera.

Quando io ho la tentazione di affiggere volantini agli angoli delle strade con scritto “Cercasi disperatamente ex calciatori ed ex pallavoliste da avviare alla pratica del mezzofondo” è perché ho l’ambizione più che di “produrre” l’atleta da Olimpiadi di iniziare ad allenare un ragazzo o una ragazza che so che a 19-20 anni molto probabilmente non mi tirerà fuori mille scuse (anche concrete, per carità) quali la morosa, lo studio o il lavoro perché si rende conto che a quel punto non è solo che all’inizio della sua vera maturazione sportiva. Un ragazzo che a 19, 20 anni è veramente appassionato al suo sport, in questo caso alla corsa di resistenza, trova centomila espedienti per portare la carriera sportiva a compimento perché è quasi più importante di tutto il resto e pertanto parlerà sì con il suo allenatore della morosa, dello studio e del lavoro come di cose anche ben più significative di un certo allenamento o di un certo periodo della preparazione sportiva, ma non per accampare scuse per troncare una carriera sportiva che fra i 20 ed i 25 anni deve giustamente dare il massimo per tutti, campioni e non campioni perché i tempi di maturazione sono uguali per tutti, anzi ad essere precisi forse ancora più lunghi per il talento meno talento degli altri (quello che a vent’anni gli chiedono perché ci prova ancora, tanto per intenderci…).

La fisiologia ci dice che prima dei 25 anni difficilmente si da il massimo, la società dello stress informa (ma è una falsa informazione) a sparare tutte le cartucce ben prima. Visto che si parla tanto di ecologia, ecologicamente io suggerisco di puntare al ragazzo che matura nei giusti tempi per non avere un’esagerata quantità di rifiuti sportivi, di giovani che a 20 anni sono già ex atleti. E stando in tema a quei giovani che ancora prima sono già “ex” di sport molto diffusi quali il calcio e la pallavolo dico: “Guardate che nell’atletica siete pronti per cominciare e tecnici come me (non sono certamente l’unico…) sono pronti ad accogliervi a braccia aperte.”