L’articolo un po’ sibillino sugli scout ed i grandi gruppi in genere merita qualche precisazione. Come molto spesso accade su queste note ho lanciato il sassetto e nascosto la mano, nel senso che si è capito benissimo che non ho mai fatto lo scout ma non si è capito per nulla cosa mi fa paura di questo grande movimento che ancora ai giorni nostri è in grande salute se è vero che al loro raduno c’era veramente una marea di partecipanti.
Allora premetto, tanto per essere chiari, che gli scout non mi fanno per niente paura, anzi si vede proprio che sono decisamente tranquilli, bonaccioni e assolutamente non violenti e questa è già una bella cosa ed il motivo per accoglierli con allegria anche quando invadono una città in modo piuttosto massiccio. Però ho avuto la fantasia di accostare alcune dinamiche della loro azione ad un certo atteggiamento che riscontro anche nella scuola ed allora forse qualcuno può avere il sospetto che abbia provato a deridere gli scout per tornare a criticare questa scuola che per conto mio non è al passo con i tempi e deve essere completamente rivista proprio nella sua filosofia per assolvere al compito istituzionale di formazione dei ragazzi e non essere scambiata per un vero e proprio parcheggio senza nessuna ambizione.
C’è, ed arrivo subito a bomba con la mia osservazione, che nella parola “scout” c’è di mezzo l’esplorazione. Lo scout sarebbe un vero e proprio esploratore ed io ho la sensazione che quando ci sono di mezzo i genitori in modo un po’ troppo consistente e regolano praticamente tutto la vera esplorazione sia un po’ soffocata. Allora, forse per essere più chiaro potevo citare lo sport attuale più che la scuola visto che anche lo sport attuale è sempre più controllato dagli adulti e forse questo è il vero motivo per cui la forte azione di controllo mi disorienta.
Anche lo sport ha perso il sano scoutismo, chiamiamolo istinto esplorativo, che aveva alcuni decenni fa. Non si improvvisa più nulla, ci sono protocolli anche per il poppante e su questo bisogna ammettere che il metodo sovietico ha davvero trionfato. Criticavamo i paesi dell’est perché per vincere più medaglie alle Olimpiadi avviano un po’ troppo precocemente i bambini alla pratica agonistica (le famose ginnaste che hanno segnato la storia della ginnastica) e ci siamo ritrovati a programmare l’attività fisica anche dei bambini che un tempo giocavano per strada, forse siamo riusciti a fare anche di peggio.
Ci sono un po’ troppi protocolli e sempre meno esperimenti e questo è successo anche per la necessità di regolare il doping e cambiargli il nome. Adesso non si dopa più nessuno, lo sport è pulito e ci sono i protocolli medici grazie ai quali gli atleti di alto livello vanno come missili anche se la metodologia dell’allenamento è rimasta ferma al palo perché non si sperimenta più nulla. A me piacerebbe di più uno sport con meno protocolli, meno farmaci e più sperimentazione. E’ chiaro che il risultato sarebbe più casuale e gli sponsor non ci starebbero molto ad investire su un campione che non si riesce assolutamente a prevedere cosa riesce a fare perché se sballa qualcosa non ha nessun protocollo medico a parargli il sederino.
Sono del parere che il massiccio intervento della medicina nello sport di alto livello abbia svilito l’evoluzione delle tecniche di allenamento e ci manca solo che la quantità e la qualità del carico di allentamento vengano decise dal medico. A quel punto allenatore ed atleta diventano dei meri esecutori di un qualcosa di altamente standardizzato che è già stato studiato prima ancora di essere messo in pratica.
Il controllo di tutto ciò che avviene che impera nei grandi gruppi, nella scuola come pure negli scout, nello sport è ancora più precisamente orchestrato e dunque invece di ravvisare una mancanza di spirito critico nelle grandi organizzazioni devo chiedermi se per caso non è tutta la società che è così ed ancora una volta lo sport è il “sensore” di tutto quanto avviene nella società comune.
Forse nel mondo dello scoutismo più che insegnare ad accendere un fuoco dovrebbero insegnare a come sopravvivere senza telefonino ed a scuola potrebbero insegnare perché senza telefonino e senza controllo si può vivere meglio. A scuola invece c’è il registro elettronico al quale tutti i genitori hanno accesso ed il ragazzo non può prendere una stramaledetta insufficienza che i genitori lo sanno subito.
Se il controllo è più importante di qualsiasi altra cosa allora tempo per imparare e scoprire nuove cose non ce n’è più.
Eppure ce ne sarebbe molto bisogno perché è sotto gli occhi di tutti che questa è una società che non funziona dove si lavora troppo ed il lavoro è mal distribuito oltre che iniquamente retribuito secondo disparità che non esistevano nemmeno nel medio evo.
Tenere in piedi istituzioni che appoggiano questo sistema senza avere il coraggio di sconquassarle per farle evolvere verso un qualcosa di più critico e produttivo non è a mio parere un atteggiamento lungimirante.
Lo sport deve avere il coraggio di reclamare il diritto allo sport per tutti e non ce ne frega niente se lo sport di vertice sia “pulito” o sporco quando è programmato anche nei minimi dettagli. Giusto che la sperimentazione con i farmaci sia ostacolata e proibita da organismi di controllo, giusto che le gestione dei farmaci sia in mano ai medici perché non deve essere con i farmaci che l’atleta sperimenta nuove vie al miglioramento dei risultati. Meno giusto che abbiano accesso alle tecniche di allenamento più evolute solo un certo tipo di atleti perché gli altri devono accontentarsi di fare le comparse e non possono sognarsi di creare qualcosa di nuovo.
Se a scuola impariamo solo cosa c’è scritto sui libri il nostro modo di fare sport potrà essere solo questo. Se invece a scuola ci insegnano a scrivere il nostro libro avendo il coraggio di criticare anche quanto scritto sul libro di testo allora forse si potrà avere anche un nuovo atteggiamento nello sport. A quel punto potrebbe essere che gli scout diventino davvero pericolosi perché non si accontentano più di imparare a montare la tenda e ad accendersi il fuoco, ma quello è un problema dei capi scout che sono responsabili del comportamento dei piccoli scout, forse un po’ troppo.