Domanda su “Risultato ed aspettativa di risultato”

“Ma, non ho capito, alla fine, secondo il tuo parere, nello sport il risultato agonistico è importante o no? Nell’articolo si percepisce la pubblicizzazione di un ideale bucolico ed idilliaco di finto agonismo, poi però ti lamenti che la scuola non lascia spazio ad un’attività sportiva autentica impostata su un vero impegno. Delle due l’una, perché se il risultato è importante allora da un certo punto di vista il divertimento può passare anche in secondo ordine e bisogna impegnarsi con un certo rigore, se invece non è importante allora non ha senso andare molto sul sottile e che la pratica sia più o meno esasperata non conta, anzi meglio se è proprio tranquilla e non enfatizzata.”

Io critico molto la scuola ma alla fine mi tocca citarla come esempio per spiegare un tipo di cultura sportiva che in Italia purtroppo non esiste ancora.

Non è che il risultato sia importante fine a sé stesso. E’ importante perché è importante la pratica sportiva, per la salute della popolazione oltre che per un buon equilibrio psico fisico del cittadino di tutte le età. Non fa differenza dal punto di vista della salute se uno salta in alto un metro e trenta o salta due metri ma fa certamente differenza se pratica sport due o tre volte la settimana, quando ha tempo, o se pratica sport tutti i santi i giorni anche quando non ha tempo e se non ha tempo lo trova come si trova il tempo per mangiare, per dormire e per lavarsi i denti.

Difficilmente sento dire ai ragazzi “Adesso è un periodo che sto andando un po’ poco a scuola, massimo due o tre volte la settimana perché nel salto in alto sono fermo ad uno e trenta dallo scorso anno e non vorrei essere bocciato… e pertanto devo allenarmi un po’ di più, anche cinque-sei ore al giorno…”.

In tal senso va presa ad esempio la scuola anche se io ritengo che nella scuola italiana ci sia un eccesso di competizione dove il risultato conta di più del vero apprendimento e dell’entusiasmo con cui si apprende (le famose verifiche esasperate che portano via un’infinità di tempo e che sono la vera gabbia della scuola attuale).

Per assurdo deve studiare di più chi ha meno propensione per lo studio e dunque, su questa linea, dovrebbe allenarsi di più chi salta in alto un metro e trenta rispetto a chi salta due metri.

Allora non bisogna enfatizzare troppo il risultato altrimenti ci porta a delle aberrazioni nella pratica sportiva ma nello stesso tempo non si può fare sport solo come passatempo, nei ritagli di tempo libero.

Il livello medio dei calciatori italiani, pur elevato rispetto a molte altre nazioni, si è abbassato nel momento in cui si è passati dall’abitudine di praticare calcio tutti i giorni, per strada, in parrocchia, in qualsiasi cavolo di campo o di spazio dove con un po’ di fantasia si poteva giocare a calcio in qualsiasi momento senza la presenza di nessun adulto all’abitudine di giocare a calcio nelle cosiddette scuole calcio dove ci si va solo quando ti ci porta la mamma e giochi rigorosamente in un certo orario sotto la supervisione di un adulto che dirige gli allenamenti secondo un suo piano di preparazione. Qualcuno ha detto che la presenza degli adulti ha limitato la fantasia dei bambini ed il livello tecnico è scaduto anche per quello, Per conto mio la questione molto più banale è che si è passati dalle 20-25 ore settimanali di pratica calcistica media del tipico ragazzino di mezzo secolo fa alle 4, 6, massimo otto ore di pratica calcistica del ragazzino moderno che deve fare i conti con vincoli che il suo predecessore non aveva.

Allora, venendo a rispondere alla domanda, non è importante che l’Italia vinca i mondiali di calcio ma è importante che tutti i ragazzini possano giocare e/o fare sport in modo autentico perché i risultati di questa pratica più che sul numero di campionati mondiali vinti alla fine si vedono sul livello medio di salute dei cittadini. Andando sullo sport dal quale provengo, nell’atletica leggera non è importante che ci sia un atleta in grado di sfiorare due metri e 40 nel salto in alto per poter ambire al titolo olimpico ma è importante che ce ne siano molti in grado di superare i due metri per testimoniare una pratica autentica della disciplina e non occasionale e sporadica altrimenti poi una colica renale del soggetto in grado di sfiorare i due metri e 40 getta il paese nella disperazione perché se dietro a lui c’è il nulla ci identifichiamo solo nelle gesta di quell’eroe.

Lo sport è importante, la pratica sportiva è importante come è importante la scuola, i risultati diventano importanti e divertenti quando l’attività è autentica ma servono da traino per l’attività e non da freno. Su questo purtroppo ha da imparare anche la scuola e non può fungere da esempio perché sarebbe un pessimo esempio e purtroppo mi tocca ammettere che il problema potrebbe nascere anche da lì, per quello cito molto spesso, quasi in modo ossessionante, la scuola italiana.

Se lo studente che prende un bel voto, tira i remi in barca perché afferma (questa cosa l’ho sentita dire tantissime volte…) “Ormai in quella materia sono salvo, anche se non studio più l’ho salvata…” allora siamo messi molto male.

Sarebbe come se nello sport il ragazzo che fa due metri e dieci nel salto in alto dicesse “ormai il salto in alto lo posso trascurare perché nel salto in alto non mi bocciano più…” E questo in parte avviene nel decathlon dove devi preparare dieci discipline contemporaneamente ma non è che il decathleta lasci perdere del tutto il salto in alto altrimenti sa che il suo punteggio in quella disciplina scadrà in breve tempo in modo drammatico andando ad inficiare il risultato finale.

Così nel decathlon non ho mai sentito un ragazzo dire “Oggi studio cinque ore di salto in alto perché domani ho la verifica e se non salto una certa misura mi bocciano…”

La scuola razionale deve puntare ad un certo rendimento con meno verifiche e più entusiasmo, con lo stesso spirito, senza prendersi in giro, nello sport la pratica agonistica costante deve puntare a coinvolgere davvero il ragazzo non come se fosse un quarantenne delle categorie amatoriali, sdrammatizzando se certi livelli prestativi minimi utili ad entrare nel carrozzone dello sport spettacolo non vengono raggiunti.

Il tema dello sport spettacolo è un polpettone infinito da affrontare per capire le dinamiche psicologiche dello sport di tutti i livelli e in questo discorso mi basta dire che allo sport spettacolo bisogna farci molta attenzione perché se da un lato può contagiare in senso positivo diffondendo entusiasmo dall’altro, su una certa società un po’ disorganizzata (la nostra…) può anche esercitare una pericolosa funzione di spartiacque fra chi fa sport davvero (dentro al carrozzone) e chi lo fa per finta (drammaticamente fuori dal carrozzone).