IMPORTANZA ED INELUTTABILITA’ DELLA CONTINUITA’ STORICA

Sovente si sente dire da un atleta: “Basta, voglio dare una svolta alla mia carriera sportiva, cambio tutto, voglio creare una frattura con il passato” ed è un po’ il rito magico per invocare il cosiddetto “salto di qualità”, quell’improvviso miglioramento del rendimento sportivo secondo il quale l’atleta pare trasformato, pare un altro atleta, un soggetto che non ha nemmeno a che fare con quello di solo poco tempo prima.

Pensare di ripetere un salto di qualità scomponendo tutte le potenziali cause che lo hanno determinato una prima volta è molto difficile e si finisce sempre per dimenticare o di non essersi accorti di qualcosa di determinante nella realizzazione di quello stato di forma.

Insomma c’è una magia che pare che ci faccia rompere con il passato e ci proietti in un futuro più gradevole alla velocità della luce.

Questa frattura con il passato in realtà è un’ illusione e se fosse autentica più che situazioni positive produrrebbe danni. Il mitico salto di qualità si esplica in tempi relativamente brevi ma accumulando una serie di esperienze ed una serie di adattamenti che non si verificano in tempi brevi anche se si manifestano nei loro effetti positivi in tempi che sembrano sorprendentemente brevi.

Anche se psicologicamente può darci una certa carica, questa idea di rompere con un passato che non ci aggrada in realtà dovremmo convertirla in un qualcosa che ci dia i numeri per tentare di comprendere questo passato enigmatico per poter essere più precisi nel processo di evoluzione sportiva. Molte volte dei grandi miglioramenti improvvisi non ci capiamo proprio nulla e anche se sono certamente utili e graditi, quanto auspicati e ricercati, non riescono a darci informazioni per poterli replicare. E’ più facile trarre indicazioni dai piccoli miglioramenti che dagli improvvisi stati di forma “magici”.

Siamo il prodotto delle gesta che abbiamo compiuto in passato e questo è anche ineluttabile oltre che importante da essere considerato e pertanto possiamo aver voglia di rompere con il passato fin che si vuole ma se non ci mettiamo tutta la buona volontà per comprenderlo limitiamo le nostre possibilità di poter migliorare ulteriormente nel futuro e poter prendere ulteriormente le distanze da questo passato che si vuole disconoscere.

Evidentemente se da un passato burrascoso emerge qualcosa di buono vuol dire che qualcosa di buono era già stato seminato ed è questo che dobbiamo tentare di capire.

Clamorosa quella situazione dell’atleta che si è allenato in un certo modo e per cause insondate questa preparazione darà i frutti dopo un certo periodo. Prima della conclusione di quel periodo l’atleta si spazientisce, da i numeri e cambia tutto, allenatore, sistema di preparazione, pure alimentazione e chissà cosa. Dopo un po’ la preparazione del periodo precedente da i frutti ma non per i vari cambiamenti recenti, solo perché quel tipo di preparazione doveva dare i frutti in ritardo. Ovviamente l’atleta da i meriti di quella nuova situazione al nuovo tecnico, alla nuova preparazione, addirittura alla nuova alimentazione. Ma l’anno dopo va peggio di prima, solo perché non ha capito nulla del suo passato con il quale ha “rotto” in modo maldestro.

Ogni azione, nel bene e nel male, può presentare i suoi effetti anche a scoppio ritardato ed è per questo che pur essendo critici con il passato non bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca.

Questa si dirà che è filosofia ma nello sport è una cosa che si verifica molto spesso e quasi sempre non la si riesce a capire proprio perché si continua a cambiare tutto in modo spasmodico.

Io sono un grande sostenitore del diario di allenamento perché anche se è un mezzo che porta via molto tempo, è uno strumento che da parecchie informazioni per capire il passato e poterlo tradurre nelle sua manifestazioni sul presente. Se ci alleniamo in modo casuale, senza riuscire a formulare ipotesi sugli effetti dei vari allenamenti, tutto il processo di allenamento rischia di essere casuale ed allora con grandi quantità di allenamento (i famosi “volumi” di carico che fanno dire a certi medici che in alcune preparazioni i farmaci è più pericoloso “non usarli” che usarli) andiamo a sparare sul mucchio sperando che per un calcolo delle probabilità qualche mossa possa essere azzeccata.

L’immagine della “rottura con il passato” è un’immagine abbastanza ad effetto ma non molto veritiera. In realtà l’atleta che migliora in modo netto e deciso è un’atleta molto paziente, che non rinnega il suo passato e sul quale mattone dopo mattone ci costruisce sopra qualcosa anche se a volte la base pare non essere una buona base. Se sia una buona base o meno però a volte ce ne accorgiamo solo alla fine della carriera perché quella base che pochi anni prima sembrava rivelarsi scadente può invece manifestarsi come più che valida quando tutte le caselle del puzzle sono collocate.
Nello sport, in pochi giorni non si costruisce proprio nulla e, come in tutto, bisogna fare tesoro degli errori del passato senza drammatizzarne la portata ma senza nemmeno ignorarli per poter aver più informazioni per sbagliare meno nel presente.