L’INSEGNANTE DI EDUCAZIONE FISICA, IL PRETE E LO SCIENZIATO

Questa non è come una di quelle barzellette che partono che “C’è un italiano , un tedesco ed un francese…”. No, non è per niente una barzelletta e mi serve per far capire perché, pur non avendone gli strumenti, mi sforzo di trattare anche di argomenti di fede perché li ritengo essenziali per inquadrare la figura dello sportivo che, prima di tutto, prima ancora che uno sportivo, è un comune cittadino, una persona umana con tutte le complessità e le cose difficili da capire che la caratterizzano.

Ho scritto altre volte che a mio parere l’insegnante di educazione fisica deve somigliare più ad un prete che ad uno scienziato e se riesco ad illustrare questo mio punto di vista forse, almeno, ho fatto quanto mi è dovuto nell’affrontare il discorso Fede da insegnante di educazione fisica.

Il prete si trova spesso in contrasto con lo scienziato, con la scienza in genere e allora si reclama il “primato della religione” o il “primato della scienza” a seconda dei gusti. Trattando di “primati” verrebbe da pensare che sia un argomento di sport e pertanto di competenza dell’insegnante di educazione fisica perché è lì che ci si confronta con i vari record. Ma qui non si tratta di primati, o meglio, se si tratta di primati si tratta solo dell’uomo in quanto “primato” lui stesso e non in quanto produttore di record.

In questa disputa fra religione e scienza, per conto mio, l’insegnante di educazione fisica si deve inserire con oculatezza senza pregiudizi e non può, per partito preso, prendere le parti della scienza, sempre e comunque perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, l’insegnante di educazione fisica, l’esperto di attività motoria non è uno scienziato e non può esserlo se non vuole decapitare il suo settore di intervento. Se l’insegnante di educazione fisica ha la presunzione e la follia di considerarsi una scienziato allora automaticamente va a limitare in modo drammatico la quantità e la qualità delle proposte che può sinceramente formulare al suo allievo.

Un po’ come il prete, l’insegnante di educazione fisica non ha l’onere della necessarietà del riscontro scientifico nel trattare la sua materia. Più ancora del prete e dello scienziato, non può avere la presunzione di reclamare alcun “primato”. Al più i primati sono quelli che stabilisce il suo atleta, se è allenato bene, ma certamente all’insegnante di educazione fisica non è riconosciuto alcun primato se non quello di una certa libertà che assolutamente non è riconosciuta allo scienziato sempre alle prese con la verifica scientifica e, tutto sommato nemmeno al prete, comunque attento a non parlare a vanvera. Detta così sembrerebbe che l’insegnante di educazione fisica sia l’unico autorizzato a parlare a vanvera visto che non è bloccato né dal dogma religioso né, tantomeno, da quello scientifico. C’è un problema, che l’insegnante di educazione fisica deve acquistare una sua credibilità che non gli è garantita né dalla comunità religiosa né da quella scientifica.

Per definizione l’insegnante di educazione fisica è l’ultima ruota del carro, quello che a scuola non riesce a salvare nessuno studente perché il suo parere conta molto meno di quello dell’insegnante di matematica o di quello di latino.

Talvolta l’insegnante cerca queste credibilità scimmiottando lo scienziato e attribuendo falso valore scientifico ad alcuni protocolli di intervento che però di scientifico non hanno proprio nulla anche se sovente sono elaborati proprio in collaborazione con scienziati e grazie ad un metodo che somiglia in modo marcato a quello scientifico.

Allora io che sono quello che vi esorta a tentare di capire anche l’incomprensibile (da qui l’accostamento alla Fede) sono il più eretico di tutti perché vi consiglio di diffidare di quei protocolli dove c’è l’intervento scientifico, dove c’è l’applicazione del metodo scientifico. Quei protocolli andranno bene per altri ambiti di intervento ma non possono funzionare per l’attività motoria perché lì entrano in ballo altri discorsi.

Così come il prete non si sogna di accaparrarsi della metodologia di allenamento sportivo, della quale francamente non gliene frega proprio nulla, anche lo scienziato, anche se può avere la passione e la voglia di accostarsi al mondo dello sport (come può averla il prete, del resto; il mio primo “incarico” me l’ha affidato proprio un prete che fra le altre cose mi ha intimato: “Conduci pure la lezione come vuoi ma gli ultimi 10 minuti, mi raccomando, lascia che facciano un po’ di pallavolo…”) anche lo scienziato deve avere l’umiltà di capire che se va a formulare l’allenamento solo sulla base di riscontri scientifici l’allenamento diventa una pizza molto probabilmente inutile e quasi certamente insopportabile.

Ora da qui a dire che l’insegnante di educazione fisica fa bene ad ispirarsi ai principi religiosi per formulare la miglior preparazione sportiva ce ne passa però se c’è questa mania di confrontarsi così tanto con il mondo scientifico non vedo perché non possa esserci anche un po’ di sana passione per ciò che riguarda la sfera religiosa.

Non c’è scritto da nessuna parte se l’insegnante di educazione fisica deva propendere più verso il rigore scientifico o se possa spaziare tranquillamente nell’immenso della Fede ma in questo bilanciamento io dico che se è troppo scientifico finirà per essere miope e noioso, commettendo quell’errore che è stato contestato nientepopodimeno che anche ad un santo, San Tommaso, che se non vedeva non credeva e se credi solo a ciò che vedi finisci per non capire nulla. D’altro canto l’insegnante capace di comprendere la Fede come un prete io dico che è semplicemente sprecato, a quel punto è meglio che faccia il prete che può salvare più anime e non solo quelli che praticano sport.

Con questo ho già confessato e ripetuto ulteriormente il mio punto di vista. Anche senza andare in seminario, l’insegnante di educazione fisica deve sforzarsi di più di accostarsi all’Incomprensibile per migliorare la qualità della sua proposta più che adoperarsi per legittimare il suo intervento attribuendogli una parvenza di valore scientifico che non può avere per definizione.

Ovviamente sono punti di vista. Ci sono colleghi che se non si sentono autorizzati dal mondo scientifico nella qualità delle loro proposte non si muovono nemmeno. Devo ancora scoprirne di quelli che vanno a chiedere il parere al prete. Chiaro che se ti ammonisce ad inserire la pallavolo ti può mettere un po’ in imbarazzo se la pallavolo non era nei tuoi programmi, ma io penso che anche il prete sul tema possa essere elastico, forse più dello scienziato.