RACCONTARE LO SPORT

Lo sport si pratica e si racconta, di questo ne sono perfettamente consapevoli orde di calciofili, molti dei quali il calcio lo raccontano e basta senza praticarlo.

In effetti se uno non riesce a praticarlo si limita a commentarlo pur di offrire comunque un servizio allo sport perché parlarne fa quasi sempre bene, oserei dire anche in modo maldestro, piuttosto che ignorarlo.

La questione doping, per dire, è quasi inaffrontabile perché se ne parla gran poco. Era molto più abbordabile quando se ne parlava male, senza cognizione di causa, ma almeno se ne parlava, adesso proprio non se ne parla più, anestetizzati da un finto antidoping che serve solo per controllare le cavolate degli atleti delle categorie amatoriali.

Potendo, lo sport va praticato e commentato. Praticarlo serve per stare bene, commentarlo serve per pensarci su, per dargli importanza e per viverlo con più pathos, proprio come fanno i calciofili.

Non si commenta una seduta di palestra, perché lì non c’è nulla da commentare, difficile commentare una corsetta nel parco se non per i contenuti bucolici che può avere, quello che smuove la critica e le elucubrazioni complesse (anche ridicole, ci può stare) è proprio lo sport.

E allora scopriamo che anche come si racconta lo sport è importante e, vengo al sodo, ieri ho assistito ad una manifestazione a carattere locale riuscita proprio bene, con una buona partecipazione e pure con atleti di buon livello, alla faccia della bassa importanza della manifestazione, ma l’unica cosa che ha tradito il provincialismo è stata la mancanza di uno speaker all’altezza della situazione. Non me ne voglia quello che ha commentato (sono assolutamente convinto gratis e anche per quello non si può contestare nulla) ma purtroppo di quegli atleti non sapeva praticamente nulla e quando l’atleta locale ha vinto i 200 metri con un tempo strepitoso e stracciando le avversarie ho capito che forse non era nemmeno del paese perché nei paesi almeno un minimo degli atleti più forti si sa, anche senza interessarsi allo sport. Il risultatone è passato inosservato ed ho capito come soprattutto in presenza di un pubblico occasionale (e ce n’era e questo è un altro successo della manifestazione) sia importante che le gesta sportive vengano raccontate.

Mi ricordo come ad una manifestazione amatoriale di una certa importanza allo speaker fosse passato inosservato il record del mondo di salto in alto da parte di un italiano (ed eravamo in Italia) della categoria mi pare dei cinquantacinquenni ed io non essendo informato sul fatto ma rendendomi conto che quello stava saltando veramente molto mi girai verso i miei vicini di tribuna e ad alta voce per coinvolgere più gente possibile dissi “Ragazzi, non so quanto sia il record del mondo di categoria, ma quello sta saltando veramente tanto…!” Dopo il tentativo riuscito, nell’indifferenza del pubblico se non di quel gruppetto dei miei confinanti allarmati dalla mia uscita, lo speaker disse: “Ci comunicano adesso che questo è il record del mondo di categoria…” Troppo tardi. ho capito che il mondo degli amatori è un mondo variegato, dove di record del mondo se ne fanno molti perché le categorie sono tante, ma non puoi ignorare un record del mondo dell’alto e dirlo solo quando è già stato ottenuto senza preannunciarne il tentativo.

Ecco, lo speaker forse ha bisogno di un collaboratore attento che suggerisca dati e che non si faccia scappare le cose più importanti. A livello locale in genere lo speaker è un personaggio che conosce lo sport locale e non ha bisogno di un collaboratore, a livello nazionale o internazionale occorre l’aiuto speaker altrimenti la gaffe imperdonabile e l’omissione grottesca sono sempre in agguato.

Mi si dice che lo sport è più importante praticarlo che commentarlo ma se è importante praticarlo è anche importante praticarlo con passione altrimenti diventa noioso. Lo sport fa bene alla salute ed il racconto dello sport fa bene allo sport. Se qualcuno ritiene che sia importante commentare solo lo sport spettacolo, quello televisivo e che per quello locale sia sufficiente chiamare gli atleti alla partenza o alla premiazione senza fronzoli allora vuol dire che dello sport non ha capito nulla. Sono d’accordo come sia diverso il modo di commentare, del campione sai pure che mutande porta mentre del giovane talento locale sai pochi dati ma un minimo di informazione è necessario anche sullo sport locale, anzi ancora più necessario che per lo sport televisivo perché mentre nello sport televisivo più o meno tutti sanno chi è quel divo continuamente inquadrato anche mentre si mette a posto il numero, nello sport locale molti intervenuti purtroppo non sanno nemmeno chi è quello sta stravincendo una certa gara anche se è un personaggio che gli abita due vie a fianco.

Ricordo un mitico Paolo Rosi, autore anche di innumerevoli gaffes ma commentatore sublime e certamente preparato anche se non alla perfezione. Gli affiancarono il precisissimo Attilio Monetti che ci dava una certa garanzia sulla veridicità delle sue affermazioni ma comunque, errore più errore meno, Paolo Rosi ha fatto capire quanto sia importante il commento alla gara.

Tutti si ricorderanno la voce in crescendo per gli ultimi 100 metri di Cova ad Helsinki ai mondiali dell’83 dove appunto vinse il nostro forte diecimilametrista. Io di quella gara (rivista più volte) ricordo anche un momento precedente la lunga volata, dove il Paolo nazionale si espresse più o meno così: “Ecco gli atleti, tutti impegnati in uno sforzo spasmodico, dove anche la paura e la necessità di vincere segnano il volto…” E se a livello televisivo si può arrivare a tanto, a livello locale, anche senza arrivare alla necessità di vincere qualcosa ci si può inventare. Lo sport non è solo un gesto fisico ma anche un racconto.