SI SONO RIDOTTE LE PAROLE

La comunicazione moderna, complici i telefonini, i messaggini e tutte quelle menate lì, si è impoverita. Non solo si è impoverito il nostro vocabolario, nel senso che conosciamo meno parole e ne usiamo sempre meno, ma usiamo proprio meno parole come numero totale per comunicare. Meno varietà e meno quantità. Praticamente sta diventando molto difficile trasmettere concetti complessi perché non abbiamo più gli strumenti per farlo e nemmeno la buona volontà.

Comanda il mercato ed il mercato non ha bisogno di concetti complessi, al contrario il mercato teme i concetti complessi ed è molto difficile far capire perché la maggior parte delle cose che acquistiamo sono assolutamente inutili.

Certi concetti della preparazione sportiva se non si impiegano un tot. di parole per spiegarli non passano.

Per esempio io mi trovo molto in difficoltà quando devo spiegare perché in alcune preparazioni sportive l’uso dei sovraccarichi è da considerarsi decisamente inopportuno. Molti mi fanno domande su “che pesi devono usare” senza nemmeno avermi detto qual’è il loro obiettivo agonistico, partono dal presupposto che i pesi vadano usati in tutte le preparazioni sportive. Se provo ad argomentare che è il caso di orientare la preparazione verso cose più specifiche e mirate a migliorare gli aspetti coordinativi invece di tentare di capire cosa sto dicendo si rivolgono a qualche altro “esperto di pesi” per sentire finalmente “che pesi devono sollevare”.

Questo accade perché la comunicazione si è impoverita e non c’è tempo di stare ad ascoltare pareri diversi. In alcune palestre non ti chiedono nemmeno se pratichi uno sport, ti fanno accedere alla sala muscolazione e sei subito servito, il fatto che tu faccia uno sport che non beneficia per nulla della preparazione con i sovraccarichi non è un loro problema, parole sprecate.

Ormai più che sulla trasmissione di concetti stiamo andando verso la comunicazione a crocetta. Tu dai degli input incontestabili perché se vengono contestati è una rottura di scatole, ed in base a quelli si prosegue con una serie di sì e no, tipo compilazione di questionario per analisi di marketing. Essenzialmente il problema è cosa devi comprare e allora il problema non è molto complesso, scegli il prodotto e la quantità, fine.

Io sono un po’ nostalgico. Sono nostalgico di quei lunghi discorsi alla fine dei quali non avevi risolto niente, però avevi focalizzato l’attenzione su alcune cose. Problemi più che risolverne ne avevi creati e non c’era l’acquisto di un prodotto che poteva risolverli, erano proprio problemi difficili da risolvere dove si sapeva che anche ulteriori discussioni potevano complicare la matassa invece di districarla. E allora si usavano anche parole più complicate per tentare di districare questa matassa e ci si specializzava sulla risoluzione di problemi che potevano restare anche irrisolti. Avevamo capito che potevano esistere di questo tipo di problemi ed il fatto che fossero irrisolvibili forse era la cosa più avvincente della questione. Leggevamo di più di adesso ma non speravamo di trovare la soluzione su nessun libro, solo speravamo che qualche libro ci potesse allenare a pensare per provare a risolvere i vari problemi.

Avevamo meno cose ed avevamo capito che delle cose più importanti non esisteva il libretto d’uso. Forse questa è la differenza più importante. Mentre adesso tutto è standardizzato ed il libretto d’uso ti dice ciò che puoi fare e ciò che non puoi fare allora di standardizzato non c’era nulla e anche per truccare un motorino c’erano milioni di modi diversi che non andavi certamente a leggere sul libretto d’uso. Figuriamoci per allenare un atleta.

Nessuno si sognava di chiederti “Che pesi devo usare?” e nessuno cambiava interlocutore se provavi pazientemente a spiegare che in certi sport i pesi sono semplicemente una cagata pazzesca un po’ come la corazzata Potemkin del mitico Fantozzi, ma i tempi sono cambiati ed alcuni non sanno nemmeno cos’è la corazzata Potemkin.