“Visto che ti piace predicare così tanto fai anche un articolo su Sport e Religione così poi puoi farti prete…”.
Non ho assolutamente la presunzione di mettermi a disquisire di Religione e non mi va di confondere il Sacro con il profano, tanto più che in tema di Religione sono ancora più ignorante che in altri ambiti.
Se posso aggiungere qualcosa alla mia perenne critica alla scuola italiana posso esprimere la mia convinzione che in effetti alla nostra scuola manca proprio un più convinto insegnamento di Religione, Educazione Civica ed Educazione Fisica. In questa tragedia pertanto mi accomuno a chi insegna Religione. Gli imponenti programmi ministeriali delle altre materie di studio, in ossequio al dogma scientifico, non stritolano solo l’educazione fisica ma anche la Religione e l’educazione civica che ho motivo di ritenere ancora più importanti della materia che tratto io con tutto il rispetto e l’entusiasmo fin troppo sbandierato per la mia materia.
Mi definisco “Cattolico strasso” (strasso in dialetto veronese vuol dire “scarso”) e forse questa definizione è fin troppo magnanima per definire il mio approccio alla Religione Cattolica. Però non vi sono per nulla indifferente. Apprezzo tantissimo papa Francesco e ammetto che mi sta lentamente facendo passare il trauma per l’improvvisa dipartita di papa Luciani che è avvenuta solo 37 anni fa. Resto allibito quando sento che anche all’interno del mondo cattolico c’è qualcuno che ha il coraggio di criticare l’operato di questo papa. A quel punto mollo l’osso e mi dichiaro semplicemente ignorante e tonto in materia di Religione. Non ci arrivo e basta. Preferisco disquisire di sport dove ho argomentazioni un po’ più precise per poter sostenere il dialogo e mi chiudo nella mia Religione di “Cattolico strasso” che per quanto “strassa” mi aiuta ad affrontare alcune cose difficilmente comprensibili dell’esistenza.
Penso che vi sia un problema trasversale all’interno di tutte le Religioni e ritengo che potrebbero essere tutte compatte nel lottare contro uno dei grossi problemi dell’umanità che è la cloaca culturale legata alla Religione del Danaro. La religione del danaro è una non religione, è forse peggio dell’Ateismo che tutto sommato è quasi un credo (conosco atei con grossi principi morali, alla fine io non li credo atei e credo che si definiscano così solo perché fanno un po’ confusione con i termini, ma insomma sono molto meno attaccati al danaro di altri religiosi dichiarati convinti che subordinano tutto alla pecunia).
In tema di sport e Religione mi piace citare un grande Jim Ryun ma arrivo ad accettare anche un “simpatico” George Best.
Il primo diceva “Dio non mi ha messo al mondo perché io riposi” e così trovava i motivi per sovvertire il pronostico di chi lo aveva visto correre da ragazzino e aveva sentenziato che nella corsa era semplicemente una frana. In effetti Jim Ryun a 14 anni nella corsa era veramente una frana, addirittura peggio del sottoscritto che a 14 anni era tutto dire. Poi Ryun con il suo credo religioso ha trovato il modo di fare il record del mondo sui 1500 metri a 19 anni. Questa è una cosa quasi irripetibile perché non solo il ragazzo era disastroso ed è riuscito a trasformarsi in uno dei campioni più forti di tutti i tempi del mezzofondo ma questa trasformazione è avvenuta in solo 5 anni. Alla fine è pure passato alla storia come un talento che ha ottenuto i risultati migliori addirittura troppo presto. Come a dire “Sei molto scarso? Allora vuol dire che invece di diventare un campione a 25 anni come gli altri lo diventerai a 19 anni. In sintesi se sei molto scarso non avere fretta perché rischi di diventare forte troppo presto…”.
Nel mio piccolo mi è successa una cosa un po’ analoga. Avevo sempre l’incubo di essere in ritardo di crescita rispetto agli altri. A vent’anni questo gap sembrava colmato. A 23 anni ero già finito ed usurato come atleta perché quest’incubo mi aveva portato ad allenarmi troppo. Come atleta della categoria master sto facendo il contrario: non ho nessuna fretta, i risultati che non ottengo ora li otterrò più tardi. Se non li ottengo pazienza, vorrà dire che mi sono sbagliato un’altra volta.
L’altro credo “quasi” religioso”, molto più minimalista, è quello del calciatore irlandese George Best. Nessuno lo osa definire “religioso” ma è comunque un ottimo esempio di non divinizzazione del danaro che ai giorni nostri è opportuno considerare. Sul danaro, George Best diceva: “In vita mia ho guadagnato molto danaro con lo sport. Tantissimo l’ho speso fra donne, alcol e motori, il resto l’ho sperperato”.
Questa battuta, che purtroppo non è una battuta ma una difficile realtà della dissoluta e leggendaria vita di George Best, ci mette in risalto comunque un campione che non ha sacrificato la vita al danaro. Certamente George Best non è l’esempio da seguire, voglio solo dire che il danaro in chi sente la vita in un certo modo non può certamente avere un valore troppo elevato. George Best aveva intuito che non era lì l’essenza della vita, purtroppo non è riuscito ad accorgersi che nemmeno un altro tipo di emozioni potevano dare la felicità.
Io mi auguro che lo sport sia una buona lente per chi lo pratica per superare le aberrazioni del nostro tempo. E’ chiaro che lo sport non può arrivare dove possono arrivare i principi religiosi ma può darci una mano a capire che la religione del danaro è senza dubbio la più scarsa che ci sia in circolazione.