Si potrebbe obiettare che i bambini generalmente non hanno la periartrite di spalla e pertanto ha poco senso proporre un esperimento da bambini per quel tipo di patologia.
Con la locuzione “da bambini” in realtà io intendo dire che è talmente facile da eseguire che è di una semplicità fanciullesca e pertanto va benissimo anche per gli adulti che generalmente si pigliano la periartrite di spalla in età un po’ avanzata anche se non troppo avanti con gli anni.
Diciamo che la fascia di età dei soggetti che prendono tendenzialmente la periartrite di spalla è quella fascia di età un po’ pericolosa perché sono quasi anziani ma non del tutto e pertanto sono ancora impelagati o nella professione o in accidenti di attività (tipo il “nonno professionista”) dove non si può perdere un minuto e dove lo stress, alla faccia dell’età, non consente un attimo di tregua.
L’esperimento, pur di una semplicità fanciullesca. richiede un po’ di pazienza ed è per quello che forse alla fine è di difficile esecuzione per la maggior parte degli, ahimè tanti, portatori di periartrite di spalla.
Si tratta semplicemente, nel pieno della patologia in fase avanzata e tendente a cronicizzazione (come spesso avviene per tale tipo di patologia), di consentirsi il lusso di fare 15 giorni di riposo praticamente assoluto. Nessuno stress per la spalla (in genere “le spalle” perchè è pure bilaterale…).
Dopo questi 15 giorni si concretizza quasi certamente un modesto peggioramento della situazione generale. Il peggioramento non è netto, repentino e clamoroso ma in 15 giorni riesce a manifestarsi con una certa chiarezza e non da atto ad errori di valutazione.
Dopo questo primo passo falso che sembra falso ma non lo è perché è il succo della sperimentazione, si tratta di passare alla fase veramente utile della sperimentazione che sono 15 giorni di attività fisica molto controllata, calibrata e mirata soprattutto a muovere nel modo più idoneo possibile la spalla (o “le spalle”) malata. Chiaramente il carico non deve essere esagerato e deve essere ponderato bene giorno per giorno valutando con attenzione l’evoluzione tutti i santi giorni. Se tutto funziona dopo 15 giorni almeno un esiguo miglioramento si riscontra ed anche questo non netto ma piuttosto leggibile, inequivocabile.
A questo punto la sperimentazione potrebbe essere terminata perché uno con serenità fanciullesca dice “Bene, con i 15 giorni di attività fisica sono un po’ migliorato, non tanto ma un pochino almeno sì, pertanto la strada dell’attività fisica vince su quella del riposo assoluto”.
La fase più stressante e decisiva della sperimentazione invece è la terza che è la più breve ma anche la più pericolosa se la si conduce con troppa foga ed impeto. si tratta di concedersi un paio di giorni di attività fisica incontrollata, non esagerata ma chiaramente non mirata alla patologia dove uno letteralmente se ne frega e, compatibilmente con il dolore, che è sempre presente nella periartrite di spalla, fa quasi finta di non essere malato. Tale fase è pericolosa se uno si scatena e fa chissà cosa ma non si tratta di scatenarsi, si tratta semplicemente di deconcentrarsi un po’ e concedersi qualcosa che non va bene per chi soffre di periartrite di spalla.
Ebbene in questo caso il peggioramento sarà netto, quasi immediato (massimo uno o due giorni dopo il carico scriteriato) e di natura ben più rilevante di quello patito con l’inattività di 15 giorni, anche ben più nettamente distinguibile del miglioramento ottenuto con i 15 giorni di attività calibrata.
Perché occorre questa terza fase un po’ enigmatica e potenzialmente pericolosa? Perché la maggior parte dei pazienti si rifiutano di impiegare sistematicamente l’attività motoria per trattare la periartrite di spalla perché affermano che tanto poi si sbaglia e si torna al punto di partenza se non peggio.
Questo esperimento è volto a dimostrare che intanto si fanno danni anche con l’inattività fisica (e più subdoli perché più lenti ma che si consolidano di più) e poi che i danni con l’attività fisica si fanno e pure notevoli, solo se ci rifiutiamo di valutare con attenzione tutto ciò che facciamo per curare quella stramaledetta spalla.
Insomma non è l’attività fisica a far danni nella cura della periartrite di spalla ma la scarsa attenzione con la quale valutiamo e selezioniamo il carico idoneo per curarla. Se si accetta di ponderare bene il tutto perché si crede nell’attività fisica in breve tempo si arriverà ad una precisione tale nella somministrazione del carico per cui sarà quasi impossibile commettere errori. Chiaramente occorre una grande attenzione, tempo e disponibilità a valutare costantemente tutto. Per chi è stressato da cento mila cose non è facile trovare questo tempo ed è più facile mettersi nelle mani di un fisioterapista che è certamente utile ma agisce da fuori e non può avere l’efficacia del soggetto stesso onnipresente che in ogni momento della giornata sa scegliere l’azione giusta. Se avete fretta non vi resta che mettervi nelle mani di un fisioterapista che vi aiuterà chiaramente ma non può fare miracoli e poi obiettivamente è pure piuttosto costoso. Se invece avete tempo e buona volontà potete affrontare in modo più che egregio la vostra periartrite di spalla considerando che i miracoli non li fate nemmeno voi ma, mentre il fisioterapista può essere lì solo quando lo chiamate, voi siete sempre lì sulla vostra spalla 24 ore su 24. Visto che la spalla è vostra ne vale la pena, alla faccia della fretta e dello stress.