Premesso che queste sono considerazioni del tutto personali è anche opportuno domandarsi se chi si occupa di attività motoria come “tecnico” dell’attività stessa (e non come medico) sia autorizzato ad esprimere un parere su questo argomento.
A mio parere (e sottolineo a mio parere…) è autorizzato perché mentre i medici sanno tutto sui farmaci e dunque sanno come funzionano ed in che casi sono indicati, gli esperti di attività motoria sanno tutto di sport o meglio sanno forse l’unica cosa che c’è da sapere e cioè che lo sport deve essere anzitutto divertimento e ricerca del benessere psico fisico, poi può essere anche altre cose ma, insomma non è nato per quello.
Andando subito alla fine di un discorso che non si vuole sviscerare qui sopra, lo sport è anche business e dunque assodato che i farmaci hanno certamente la possibilità di aumentare il rendimento sportivo esiste tutta una problematica relativa all’argomento “abuso di sostanze farmaceutiche per incrementare il rendimento sportivo degli atleti di alto livello.”
Ma ripeto, lo sport non è nato come business e non vorrei, in questo articolo, trattare quel tipo di sport. Purtroppo per certi versi è business anche lo sport di chi si diverte, se un milione di sportivi si comprano una certa calzatura per praticare un determinato sport il business è certamente rilevante anche se riguarda sportivi che si muovono con il solo fine di divertirsi e stare bene. E così, se esiste qualche integratore che può consentire a molti sportivi dilettanti di incrementare il rendimento anche senza una precisa finalità agonistica, alla fin fine il business ci potrebbe essere pure lì anche se non si tratta di preparare nessun atleta per le Olimpiadi.
Allora, al di la della farmacocinetica dell’integratore (farmacocinetica dell’integratore mi suona un po’ male: è un farmaco o è un integratore? E questa poi è una domanda molto equivoca che fa già capire alcuni contorni del problema) mi interessa chiarire alcuni presupposti filosofici sullo sport originario, sullo sport come divertimento.
Nello sport come divertimento non sta scritto da nessuna parte che chi vince di più si diverte di più. Se così fosse basta competere sempre solo con atleti scarsi che si vince sempre e ci si diverte un sacco, ma non è questa la filosofia dello sport. Lo sport è un gioco e questo gioco funziona se ha un minimo di imprevedibilità, se può offrire delle sorprese, se può avere un epilogo che, al di là della salute garantita per tutti (e questo è fondamentale), può dare esiti imprevedibili. Uno sport dove il vincitore è sempre quello, almeno nello sport dei comuni mortali (ma io ritengo anche nello sport di vertice) è una noia terribile. Pertanto non occorre alcun integratore per vincere di più e/o aumentare il rendimento. Ma anche senza vincere di più ci sono certi sport dove se il tuo organismo rende di più ti diverti di più. Scali una montagna senza necessità di fare alcun record, ti aiuti con degli integratori e ce la fai meglio e con minor spreco di energie. E’ pure possibile. Però allora si apre una disputa su cosa sia un integratore e cosa sia un farmaco e poi se ne apre un’ altra sul fatto che, ammesso e concesso che l’integratore si possa chiamare tale, sia effettivamente opportuno adoperarlo per fare sport. Qui rischiano davvero di esserci due pareri che potrebbero anche non coincidere fra loro: quello dell’esperto di sport e quello del medico.
Un mio parere personale è che lo sport dovrebbe in linea di principio aiutare a contenere l’uso di farmaci e di integratori in genere. Grazie allo sport l’organismo non ha bisogno di essere supportato con sostanze di sintesi perché trova da sé la strada per reagire ai vari stimoli allenanti e dunque pone le basi per un miglioramento delle condizioni generali di salute e di efficienza fisica senza l’utilizzazione di alcun integratore. Ma qualcuno obietta che grazie all’uso degli integratori possa essere velocizzata la risposta di alcuni adattamenti. Resta da capire se ha senso velocizzare il processo di sedimentazione di questi adattamenti e se non sia invece il caso di fare in modo che si concretizzino in modo del tutto naturale come ha previsto il nostro organismo secondo il suo normalissimo orologio biologico.
Alla fine l’aspetto filosofico dello sport prevarica l’aspetto tecnico del funzionamento dell’integratore e/o dal farmaco. Non c’è dubbio che sia assolutamente importante entrare anche nel merito della questione medica per valutare benefici e rischi della sostanza di sintesi ma se il presupposto etico dell’utilizzazione del farmaco ha una sua struttura particolare cambia decisamente ogni valutazione sull’opportunità di usare un certo prodotto. Facendo dei casi limite si può andare dal purista che non usa nemmeno un integratore salino quando c’è caldo perchè vuole idratarsi semplicemente con acqua al “moderno” consumatore di farmaci che ne usa cinque diversi per incrementare il rendimento di una semplice uscita di cicloturismo, noncurante del fatto che questi farmaci oltre che alla tasca, a lungo andare potrebbero far male anche all’organismo.
Difficile dire chi ha ragione. E’ una questione di gusti. Compito del medico stabilire delle indicazioni per la prassi per fare in modo che il farmaco non venga scambiato per un integratore e che non vi sia una serie di farmaci usati in modo indiscriminato solo perché ci si è resi conto che sono in grado di incrementare il rendimento sportivo. Non compito del tecnico di sport ma dovere morale lavorare attorno ad un concetto di sport per la salute che metta al primo posto il divertimento e l’acquisizione di nuove abilità più che la ricerca spasmodica di risultati sportivi sempre più importanti.
Una semplificazione piuttosto atterrante ma non molto distante dalla realtà porterà a riconoscere due tipi di sport ben distinti e molto distanti fra loro per filosofia di base: uno sport professionistico dove il rendimento sportivo è molto importante e per raggiungere il quale si è pure disposti ad “impiegare” una certa quota di salute ed uno sport dilettantistico a tutti gli effetti dove l’aspetto ludico è la componente più importante e dove l’ottimizzazione del rendimento deve scartare a priori l’ipotesi di servirsi di mezzi potenzialmente pericolosi.
Un bilancio totale della diffusione dello sport dovrebbe comunque portare ad un contenimento dell’uso dei farmaci perché se è vero che esiste una ristretta cerchia di atleti che prova ad incrementare il rendimento agonistico usando i farmaci c’è una grande maggioranza di sportivi che utilizza lo sport anche per poter continuare ad usare meno farmaci possibile. Per questo genere di atleti si può pur dire che lo sport funziona come un farmaco sostitutivo con meno effetti collaterali ed a volte anche con maggior efficacia del farmaco tradizionale. Lo sport per la salute può aiutare a contenere l’uso di farmaci perché per certi versi “è” un farmaco. Un farmaco alternativo ma ancora più antico dei farmaci tradizionali.