Jacobs Ingebrigtsen è un vero talento e per conto mio prima o poi riuscirà a fare il record del mondo “nonostante” che a 17 anni corresse già in 3’31” i 1500 metri.
Devo spiegare quel “nonostante”. Qualcuno potrebbe dire che proprio perché Jacobs correva nello stratosferico tempo di 3’31” già a 17 anni era un predestinato ad arrivare al record del mondo sulla distanza. Le statistiche ci dicono proprio l’opposto: i giovani che vanno fortissimo da ragazzini diventano dei forti atleti ma non riescono a restare i più forti del mondo anche quando diventano più grandi, e tanto più fanno fatica a fare un record del mondo della categoria assoluta dopo averlo fatto nelle categorie giovanili. Jacobs Ingebrigtsen è una speranza per questi giovani: lui è talmente forte che ti dimostra che è in grado di fare il record del mondo della categoria assoluta anche dopo aver primeggiato nelle categorie giovanili. E’ l’eccezione che conferma la regola. E’ comunque vero che se ti stressi troppo da giovane rischi di finire la carriera anzitempo e senza ottenere nelle categorie assolute quanto hai ottenuto da giovane ma se sei forte come Ingebrigtsen puoi anche sfatare questo mito. Io continuo a dire che il giovane che ha in testa di fare atletica come si deve fra i 25 ed i 30 anni, che in molte discipline è l’età del massimo rendimento, fa bene ad andarci con calma da minorenne ma se anche ha esagerato prima, con l’avvento di Ingebrigtsen può sperare di durare ugualmente nel tempo.
In ogni caso Ingebrigtsen non ha cambiato le regole della fisiologia e soprattutto della profilassi sanitaria e da qui con un tonfo terribile mi lancio sullo “studente-atleta” della scuola italiana.
Se non sapete cos’è lo studente-atleta, aggiornatevi. E’ sulla bocca e nelle ansie di migliaia e migliaia di studenti italiani ed è una piccola scappatoia per quello stress infinito (non è la prima volta che lo leggete su queste note…) che è la scuola italiana. Praticamente se sei uno studente italiano e hai ottenuto nel corso della stagione un risultato che ti piazza (se sono ben aggiornato) nei primi 30 della graduatoria nazionale della tua specialità hai diritto ad alcune agevolazioni a scuola tipo a concordare alcune interrogazioni etc. Insomma è un “contentino” per lo studente che dimostra di impegnarsi nello sport e giustamente va premiato in qualche modo.
Ovviamente non ti chiedono di essere Ingebrigtsen, non ti chiedono di fare 3’31” sui 1500 metri a 17 anni, sanno che di Ingebrigtsen ce n’è uno solo ed è semplicemente un miracolo che sia ancora ai vertici dell’atletica mondiale, ti chiedono di essere nei primi 30 della graduatoria nazionale. Che è una cosa assolutamente inutile, perché se sei in ritardo di crescita non c’è alcuna necessità per il tuo futuro di atleta, anche di buon livello, di essere fra i primi 30 della nazione già a 16-17 anni. Ci sono atleti che hanno ottenuto risultati eccezionali nel pieno della maturità agonistica che da ragazzini non andavano nemmeno a calci nel sedere o perché erano in ritardo di crescita o perché si allenavano poco o per tutte e due le cose. Impossibile fare della dietrologia e dire che se da giovani fossero andati più forte anche da maturi avrebbero fatto cose ancora più stratosferiche. Da un punto di vista statistico, tutt’altro, ci pare di poter dire che una delle loro carte vincenti é che sono maturati proprio nel momento giusto. Mentre altri hanno dato il top un po’ troppo presto quando non erano ancora giunti a piena maturazione agonistica loro hanno avuto la fortuna di trovare tecnici che li hanno portati al massimo della condizione nel momento giusto senza bruciare le tappe.
Pensate che la mia idea sia di abolire l’opportunità dello “studente-atleta” perché da un punto di vista sportivo non serve ad un bel niente?
Allora non mi conoscete nemmeno un po’ . Io ci tengo molto di più alla profilassi sanitaria che alla produzione del talento sportivo di stampo sovietico.
Del talento sportivo francamente non me ne frega proprio un bel niente, mi piace vederli per televisione, anzi stasera sarò proprio incollato davanti alla tv per vedere se Ingebrigtsen dopo aver fatto tremare il record del mondo del miglio magari non ci fa una sorpresona sui 3000 metri, ma ritengo che queste gesta eroiche per la profilassi sanitaria della nazione siano anche piuttosto inutili.
C’è una cosa ben più importante della produzione dell’atleta di alto livello di cui la scuola italiana deve tenere conto ed alla fine è determinante anche per la il rendimento scolastico dello studente. E’ l’equilibrio psico fisico che non può prescindere da un’adeguata quantità di attività fisica che il ragazzo deve essere messo in condizione di fare senza doversi stressare in modo improponibile per conciliare impegno sportivo con impegno scolastico.
Il concetto di “studente-atleta” per qualche migliaio di atleti italiani non sta in piedi non perché da un punto di vista sportivo non serve a nulla ma non sta in piedi perché quelle “agevolazioni” sono la dimostrazione pratica che la scuola italiana attuale da un punto di vista logistico non funziona. Sono TUTTI studenti atleti (l’ho scritto in maiuscolo apposta, non è un errore di stampa) non solo i primi 30 delle graduatorie nazionali. Anzi, per paradosso quei 30 hanno quasi meno bisogno di allenarsi degli altri proprio perché ottengono già dei risultati di ottimo livello e siccome quello che arriva a due decimi da Ingebrigtsen (storia di ieri sera, si chiama Yared Nuguse) ti dimostra che si possono fare risultati incredibili anche senza andare come dei missili a 17 anni, non c’è alcuna necessità di forzare la preparazione di questi eletti.
E’ per un discorso di profilassi sanitaria e non di costruzione del talento sportivo che tutti i giovani italiani che sono milioni e non solo le poche migliaia che attualmente hanno accesso allo status di “studente-atleta” hanno bisogno di un altro tipo di scuola. Una scuola dove si impara soprattutto a scuola e non a casa sul libro di testo che per certe materie non dovrebbe nemmeno esistere (allucinanti quelli che trattano l’attività motoria…). Una scuola dove alla mattina vai giustamente a scuola senza fare clamorose berne per le inutili, stressanti ed incessanti verifiche e al pomeriggio fai sport perché tutti devono essere studenti atleti se vogliamo una gioventù sana, non solo i più performanti e non si tratta di proporre due allenamenti al giorno a chissà chi ma solo un’attività sportiva quotidiana ben calibrata secondo le esigenze di ognuno tenendo presente che non siamo per niente tutti uguali e ci sono ragazzi che a 16 anni hanno proprio bisogno di essere incentivati alla pratica sportiva quotidiana e questa è già una cosa patologica perché non è pensabile che un giovane riesca a sopportare cinque ore di banco tutti i giorni ma non riesca a sopportare un attività sportiva quotidiana che generalmente non supera l’ora e mezza o le due ore di durata della seduta.
Io non sono per niente contrario all’invenzione dello status di “studente-atleta” che è diventato il miraggio di tantissimi studenti italiani, dico semplicemente che questo deve essere un diritto di tutti gli studenti italiani ed è in tal senso che la scuola italiana deve essere profondamente rivista nella sua organizzazione abbattendo tutte le ipocrisie e razionalizzando il molto tempo che i giovani dedicano ad essa. Nella scuola italiana i giovani devono essere invischiati di meno in nozionismi anacronistici e motivati di più a cercare il vero apprendimento, non quello che serve per superare le verifiche ed arrivare al pezzo di carta.
In una scuola meno ipocrita e più concreta si può trovare il tempo per lo sport per tutti, non solo per quei trenta che primeggiano a livello nazionale. E’ una questione di salute, mens sana in corpore sano.