Mi si chiede spesso perché ce l’ho così tanto e cronicamente contro la scuola italiana. E’ semplice, la ritengo la diretta responsabile della scarsa diffusione dello sport vero presso la popolazione giovanile. In Italia si pratica abbastanza sport ma non con il necessario entusiasmo e la dovuta continuità e dedizione. Diciamo che si fa sport tanto per fare perché il vero impegno da rispettare è esclusivamente quello scolastico ed essenzialmente lo sport vero è riservato solo ai potenziali campioni e non alle mezze calzette.
Io penso esattamente il contrario: i presunti campioni dovrebbero andarci piano perché probabilmente sono in anticipo di crescita e non è giusto che approfittino di questa situazione per esagerare con lo sport e trovarsi spompati poi solo poco dopo i vent’anni, mentre le mezze calzette è proprio il caso che si impegnino e dedichino molto tempo allo sport perché è proprio una questione di salute e quei deficit di rendimento che già stanno accusando in giovane età rischiano di aggravarsi se vengono trascurati.
Insomma ogni frutto ha la sua stagione, per studiare c’è tempo una vita (sono del parere che si studi veramente solo dopo aver concluso gli studi “ufficiali”) mentre per far sport come si deve non c’è tempo una vita ma 10-15 anni al massimo, poi sarà tutta attività amatoriale.
In conseguenza del concetto strisciante e dilagante (ed io aggiungo “devastante”) che “l’importante è la scuola” in Italia la quota di tempo dedicata alla scuola rispetto a quello dedicato allo sport è di circa 4 volte tanto, praticamente una proporzione su 80% contro 20 %. In talune situazioni, verso i 16-18 anni è anche peggio e si raggiungono percentuali tipo 90% contro 10% in favore della scuola. Sono percentuali assolutamente inaccettabili se vogliamo avere a cuore la salute dei nostri giovani.
Premesso che il tempo totale di ore dedicabile alle due attività non riesce ad aumentare perché viviamo in una società sempre più caotica che ti porta via sempre più tempo per altre cose, fra scuola e sport ci si può giocare un monte ore che in quasi nessuna situazione riesce a superare le 50 ore settimanali. Queste ore non riescono ad essere di più perché se uno vive in una grande città ci sono i tempi di trasferimento tipici della grande città. Se uno vive in un paesino fuori dal caos ha comunque tempi dilatati per poter raggiungere i luoghi dove poter far sport e frequentare la scuola.
Pertanto il curioso titolo “Scuola versus sport” ha una sua base concreta perché si verifica proprio un cannibalismo della scuola verso lo sport dove non solo lo sport non viene organizzato dalla scuola, come sarebbe auspicabile in un sistema sociale evoluto, ma viene proprio ostacolato da questa che vede nello sport un potenziale concorrente per l’applicazione di quei famigerati piani ministeriali che sono decisamente obsoleti, anacronistici, e non al passo con i tempi.
L’ideale è sempre difficile da raggiungere in tutte le cose ma il rapporto ideale fra tempo dedicato alla scuola e tempo dedicato allo sport per una gioventù sana si attesta attorno alla proporzione 60%-40% e se il monte totale ore per queste sue attività è sulle 50 ore settimanali perché questa società non ti consente altro, ne consegue che per rispettare la salute dei ragazzi non si possono proporre corsi di studio che impegnino il giovane per più di 30 ore la settimana.
E’ per questo che io sostengo che tutto l’istituto delle verifiche e del completamento dello studio a casa su libri di testo molto spesso discutibili sono cose da relegare ormai al passato. Una nuova classe di insegnanti deve mettersi in testa che non c’è più tempo per queste cose e l’apprendimento deve essere ottimizzato a scuola dove evidentemente non si può più perdere tempo in inutili verifiche. E’ chiaro che il ragazzo deve essere responsabilizzato ma il ragazzo se non è un deficiente sa che se dorme a scuola non potrà apprendere cose che saranno molto importanti per il suo futuro.
A far da sfondo a questa cosa c’è il problema che nella scuola della coercizione molti studenti non vedono proprio l’ora dell’eliminazione delle verifiche per poter finalmente tirare i remi in barca e poter cominciare a vivere la scuola come se fosse un dolce passatempo e questo è il peccato originale della scuola italiana che ha creato una competitività esagerata che ha messo lo studente in un atteggiamento difensivo di fuga (le mitiche berne per saltare la verifica per la quale “non si è preparati”) invece che di positiva e costruttiva collaborazione con il corpo docente.
Dobbiamo cambiare la scuola per motivi di salute della gioventù. Non attendiamoci che siano i giovani a volerla cambiare perché loro hanno messo a punto tutta una serie di meccanismi di adattamento specificamente tarati su questa scuola e vivono nel terrore che la scuola possa cambiare solo in peggio creando l’esigenza della messa a punto di nuovi delicati equilibri per la sopravvivenza. E’ giunto il momento di creare la scuola per i giovani che non c’entra nulla con quella creata per i professori e che ha necessariamente a che fare con lo sport. La salute conta più della cultura, non può esserci cultura senza salute.