LE GESTA LEGGENDARIE DEGLI ATLETI NORMALI

Invidio un po’ i giornalisti di sport, ma non sarei mai stato capace di fare quel mestiere perché non sono capace di scrivere rispettando certi parametri e soprattutto non ho la capacità di esaltare le gesta dei grandi campioni. Io, al limite avrei potuto scrivere delle gesta leggendarie di alcuni atleti normali, ma non c’è richiesta di descrizione di quelle gesta e pertanto avrei scritto qualcosa che non interessa a nessuno.

Invidio i giornalisti di sport perché sanno mettere a frutto il loro talento descrivendo le gesta degli atleti dei quali la gente vuole sapere tutto. Sono atleti che appassionano anche me e li guardo spesso volentieri alla tv però non sarei capace di ingigantire ulteriormente la portata dei loro risultati come riescono a fare con grande maestria i veri cronisti di sport.

Anche se entusiasmante, ritengo che, tutto sommato, un atleta di alto livello faccia delle cose abbastanza normali: ha talento da vendere, si allena come un dannato perché è un professionista dello sport che pratica, ha un’ assistenza medica di prim’ordine, piglia premi da capogiro se riesce a vincere, non vedo proprio perché non dovrebbe vincere. Quando un atleta di questo tipo non vince mi viene da pensare che abbia  qualche problema di tipo psicologico. Probabilmente l’eccesso di responsabilizzazione rischia di togliere entusiasmo verso il proprio mestiere e può produrre dei blocchi di natura psicologica. In breve fa più notizia il talento che non vince di quello che vince.

Il discorso è molto diverso per quanto riguarda l’atleta normale se non per quello addirittura “sotto la media”. Questi generalmente non è un professionista, molto spesso non si allena e non può allenarsi come dovrebbe, non ha alcun tipo di assistenza medica diversa da quella di tutti i cittadini normali e, anche se vince, con riferimento alle competizioni alle quali prende parte lui, non vince quasi un bel nulla, non certamente un premio che gli cambia la vita. Quando questo atleta vince io trovo che compia un qualcosa di leggendario e se esistesse il mestiere di cronista delle gesta degli atleti normali mi metterei in fila per poterlo esercitare.

C’è che descrivere la normalità non desta curiosità ed a volte si rischia di andare sul dissacrante, sul poco conveniente, si rischia quasi di far passare in secondo piano i veri big.

Tanto per fare un esempio vorrei citare un certo S.B. (l’argomento è talmente basso che non si può nemmeno citare nome e cognome per esteso dell’atleta in questione) che, pur senza fare mai nessun record del mondo, è passato alla leggenda locale (io penso che le vere leggende possano essere solo quelle “locali”, quando una leggenda è di dominio pubblico non è più leggenda ma solo cronaca o al più, un caso giornalistico di interesse nazionale) per un episodio che analizzando bene di normale aveva ben poco. O meglio era una cosa normalissima se non contestualizzata in un discorso che l’ha resa leggendaria.  S.B. era il secondo frazionista di una squadra partecipante ad una staffetta di 4x 10km su strada. Tanto per dare qualche ragguaglio concreto diciamo pure che la staffetta si svolse a Porto Mantovano trent’anni fa, anzi proprio pochi giorni fa è stato il trentesimo anniversario di quel gesto leggendario. Per quanto riguarda le squadre possiamo solo dire che S.B. face va parte della squadra “B” che lottava contro la squadra “A”, questo per tutelare la privacy di quelle squadre ma anche per dire che realmente c’era una squadra “B” destinata a soccombere alla squadra “A” perché anche nello sport normale esistono delle classificazioni di livello e può accadere che un normalissimo sponsor da quattro colpi decida che quei 4 lì sono gli atleti che mi interessano mentre gli altri quattro non mi interessano. Ciò non fa male allo sport normale, anzi lo rende ancora più curioso ed avvincente. Ben vengano gli sponsor nello sport degli umili, anzi magari ce ne fossero molti di più e di più facoltosi.

Quel giorno lo sponsor non ci ha visto molto bene e si è fatto scappare un atleta “normale” ma più performante di altri atleti normali che è andato ad iscriversi nella squadra “B”. Quell’atleta non era S.B. perché per quanto riguarda S.B. lo sponsor non ha preso nessun abbaglio ed ha deciso che quell’atleta non era interessante.

F.A. (perché queste sono le iniziali dell’atleta decisamente in forma che avrebbe benissimo potuto prendere una mancia dallo sponsor per far vincere la squadra “A”) ha deciso che quel giorno era il caso di fare un po’ di fatica e di dimostrare quanto fosse il suo valore, così alla fine di una frazione eccezionale (eccezionale ma non leggendaria, perché la leggenda arriva dopo…) ha consegnato il testimone a S.B: con un minuto e 20″ di vantaggio sull’atleta della squadra “A”. Stando alla normalità S.B. avrebbe dovuto mangiarsi  tutto il distacco accumulato da F.A. per dare il testimone al terzo frazionista ben che vada, in una situazione di parità con l’altra squadra. Ma spesso la normalità non viene rispettata nello sport dei normali ed invece scatta la leggenda. S.B. fece un’altra frazione eccezionale e non perse quasi nulla di quel distacco accumulato precedentemente da F.A. Frazione eccezionale, dov’è la leggenda? La leggenda sta nel fatto che anche gli altri due frazionisti della squadra “B” si prodigarono in due frazioni altrettanto eccezionali resistendo all’attacco dei frazionisti della squadra “A” e portando a casa uno storico successo su quella formazione? No, la leggenda sta nel fatto che S.B. è riuscito a mantenere il distacco inalterato pur duellando con un atleta più forte di lui anche se si è fermato a defecare lungo il percorso. Noi ci ricordiamo Franco Fava, immenso diecimilametrista di Roccasecca, più volte primatista italiano, soprannominato “cuore matto” per via di alcuni attacchi di tachicardia improvvisi che lo costringevano a fermarsi per alcuni istanti durante la gara. Erano pochi secondi, poi Fava ripartiva e talvolta riusciva anche a non compromettere la gara. Questo si è fermato a defecare, altro che cuore matto, un minuto, forse più, con tutto ciò che ne consegue perché per defecare non puoi certo stare in posizione comoda e mentre stava duellando con un avversario molto più forte di lui…

Questa è la leggenda dell’atleta normale, giustamente scartato dalla squadra “A” perché non performante come gli altri della squadra “A” che si trova in squadra con un atleta che è stato ingiustamente escluso dalla squadra “A” e con altri due atleti che hanno il senso dell’umorismo e non possono certamente farsi scappare l’occasione di completare una leggenda così. Se noi due, terzo (io) e quarto frazionista (tale S.D.L. che non ci ha pensato un istante a scritturare F.A. non appena ha saputo che era stato ingenuamente scartato dalla squadra “A”)  avessimo corso una frazione normale non avremmo potuto parlare di questo pochi giorni fa quando ci siamo visti in una rimpatriata con altri atleti degli anni ’80. Non sono leggendario ma ho fatto parte di una staffetta leggendaria, grazie ad un normalissimo attacco di diarrea di un normale atleta leggendario.