In margine ai campionati mondiali di atletica disputatisi a Budapest, per conto mio organizzati bene e con un alto contenuto spettacolare, mi viene da fare una battuta un po’ tecnica ed un po’ filosofica. “Non spingere…”.
Parto dall’episodio tragicomico dei campionati che è stato l’incidente fra le due vetturette elettriche che portavano gli atleti. Hanno rischiato di farsi del male davvero, anzi uno si è proprio fatto del male davvero rischiando di lasciarci un occhio e la gravità della ferita è stata tale per cui ha chiesto alla giuria di essere riammesso alla gara nonostante non fosse riuscito a qualificarsi ed è stato effettivamente riammesso alla finale.
Mi viene subito da dire “Non spingere” con riferimento a questo incidente, nel senso che, se l’avete visto, era il vero e proprio incidente che si verifica nelle nostre città. Non si sa chi ha la precedenza, credono di averla tutti e due, siccome nessuno ha il buon senso di andare piano anche se credono di aver la precedenza si inzuccano perché quando capiscono che anche l’altro ha fatto lo stesso ragionamento è troppo tardi. Se spingi di meno, se vai più piano, non fai l’incidente perché l’eventuale frenata necessaria ad evitare l’incidente in caso di malinteso è molto più facile ed agevole.
Per cui nel teatrino dei mondiali di atletica, come metafora della vita di tutti i giorni, se vuoi che l’atleta arrivi sano in pista vai piano, e così nella vita comune se vuoi che il lavoratore arrivi sano al lavoro vai piano altrimenti finisce al pronto soccorso o peggio. Il fatto che il lavoro possa essere più urgente o più importante dello sport non cambia la sostanza delle cose: l’incidente fra le vetturette dei mondiali è tragicomico, quello delle vetture delle nostre strade è semplicemente tragico: non c’è nessuna posta in giuoco che tolleri la velocità pericolosa. E’ più importante la salute del lavoro: è una delle cose che ripeto di più qui sopra.
Da questo non spingere passo ad un altro “non spingere”, un po’ più complesso, che però non ha a che fare con la velocità anzi ne ha a che fare in una relazione inversa.
All’atleta in pista non puoi dire di andare più piano. Quello è lì per andare più veloce possibile e per vincere. Però continuo a dire “Non spingere” proprio per andare più veloce. Se avete fatto caso in più o meno tutte le corse, ed è quello che voglio analizzare da un punto di vista tecnico con questo “Non spingere”, non ha mai vinto l’atleta che spingeva di più, bensì quello che utilizzava meglio la spinta anche se tale spinta non era la più elevata in assoluto.
Allora premesso che l’importante nelle gare di corsa è andare più veloce possibile e non spingere di più, io dico proprio “non spingere” perché se cominci a spingere di meno tentando di andare comunque veloce forse capisci come devi correre per risparmiare energia. In tutte le corse, addirittura sui 100 metri c’è una componente di resistenza allo sforzo è questa è tanto meno intaccata quanto più è economico il gesto corsa. Insomma è importante correre veloce ma farlo anche in modo da spendere meno possibile per tenere una elevata qualità di rendimento fino alla fine della gara.
Se possiamo grossolanamente dividere il gesto corsa in tre fasi e cioè spinta, fase di volo e atterraggio ci tocca dire che possiamo ottimizzare le seconde due per contenere la prima. Non posso limitare la frenata se spingo molto perché casco per terra ed è quello che ha fatto la mitica Bol nella staffetta 4×400 mista prima di approdare al successo nella 4×400 femminile. Se freni di meno caschi per terra. In quel caso, premesso che non riusciva a spingere di più perché era decisamente intossicata, più che frenando di meno doveva sperare di vincere aumentando un po’ le frequenze riducendo la fase di volo cosa facile a dirsi in quei frangenti ma non facilmente realizzabile, ma in ogni caso non si può accelerare frenando di meno perché si casca per terra.
Il tema tecnico della corsa pertanto, più che spingere di più o frenare di meno, è ottimizzare la fase di volo per poter spingere di meno (spingere costa molta fatica) ed anche per frenare di meno (frenare oltre che costoso energeticamente porta pure ad un rallentamento dell’azione e pertanto è doppiamente sconveniente).
Sui campi si sente spesso dire “Spingi di più” e forse, tecnicamente, con riguardo alla corsa è proprio una gran fesseria. L’atleta, se non fosse sempre abituato ad obbedire (cosa che accade a scuola più che sul campo sportivo) dovrebbe rispondere “Se spingo di più faccio più fatica!” perché questa è la cosa piò ovvia che accade e forse non c’è nemmeno bisogno di guardare i campionati del mondo per capire che il problema è ottimizzare la spinta più che aumentarla. I campionati del mondo è necessario guardarli per capire che due vetturette che vanno sulle stesse strade se non vogliono inzuccarsi devono andare piano perché talvolta le strade si incrociano e mica tutti sanno di chi è la precedenza…