LE INTERVISTE AI CAMPIONI

Mi sto cuccando dosi esagerate di televisione per seguire i campionati mondiali di atletica. Sono appassionato di atletica e mi piace seguire anche le gesta degli atleti di vertice, anche se la domanda che inquadra la mia passione per l’atletica è una un po’ strana che mi ha fatto un mio atleta: “Ma tu sei l’unico che prende i tempi anche di atleti che non sono i suoi?”.

Ho passione per l’atletica in genere e a me quando un atleta fa 9″9 sui 100 ma anche quando fa 14″9, se ci prova convinto, desta curiosità. Forse il termine giusto, oltre che passione, è proprio curiosità e, se devo essere sincero, desta più curiosità proprio quello che si intestardisce contro il 14″9 più che quello che lotta anima e corpo per togliere ancora qualcosa allo stratosferico 9″9.

Allora i campioni per televisione me li guardo per lunghe ore, ma, devo aggiungere, probabilmente starei lunghe ore davanti allo schermo anche se trasmettessero la cronaca dei campionati regionali (che poi è quello che faccio quando fanno le “dirette streaming”).

Di questo spettacolo, e, purtroppo bisogna proprio chiamarlo spettacolo, mi annoiano un po’ le interviste e spiego perché.

A me piace l’imprevedibilità della scena, per questo sono affascinato dalle gare tattiche nel mezzofondo quando l’esasperazione tattica va ad aumentare l’imprevedibilità ed i numero dei possibili protagonisti. La cosa meno imprevedibile dello spettacolo sono proprio le interviste di una banalità scontata e terribilmente ripetitiva.

Mai che un atleta si sogni di dire qualcosa di nuovo, tipo “Dedico questa vittoria a tutti quei ragazzi che non avendo la fortuna di andare in una squadra militare sono lì che si sbattono fra mille difficoltà per raggiungere il vertice della disciplina…” oppure “Dedico questa vittoria a quei ragazzi che non ottenendo risultati di alto livello rischiano di essere bocciati a scuola perché dedicando molto tempo allo sport hanno seri problemi nel rendimento scolastico e, siccome non ottengono risultati eclatanti, del loro impegno non gliene frega niente a nessuno…”

Allora io vorrei che mettessero in scena le gare dei più forti come accade ma con le interviste ai più deboli. Attenzione, non ai più deboli della manifestazione di vertice, a quelli delle manifestazioni che non vanno in televisione. Praticamente invece che sentire banali ringraziamenti o ancor più banali propositi di ulteriore miglioramento vorrei sentire cosa è successo prima di quei risultati. Sentire lo stesso atleta di 5 anni prima, di quando non era nessuno e cosa avrebbe detto alla televisione dopo una gara. Insomma l’atletica delle star e le interviste di chi partecipa ai regionali.

Se qualcuno crede che la differenza principale fra il grande campione e l’atleta di basso rango sia solo l’assistenza medica non ha capito molto dello sport. Per conto mio all’assistenza medica ci si potrebbe rinunciare a tutti i livelli. Potrebbe benissimo essere quella offerta a tutti i comuni cittadini.

Con l’assistenza medica a pari per tutti capiremmo che ci sono altre cose determinanti che fanno la differenza e più che offrire una grande assistenza medica a tutti, cosa che non è richiesta e sarebbe semplicemente assurda, si potrebbero offrire quelle cose che fanno la differenza a tutti.

E’ chiaro che se uno ha una dotazione genetica di livello superiore non è che puoi pigliare e offrirne una uguale al compagno di squadra meno dotato ma se uno riesce ad allenarsi tutti i giorni e l’altro fa fatica ad allenarsi tre volte la settimana sarebbe interessante capire se questa cosa succede perché uno è un eroe e l’altro è un lavativo e si potrebbe scoprire che non è così proprio per nulla, anzi a volte l’eroe è proprio quello che insiste a praticare sport nonostante faccia fatica ad allenarsi anche solo tre volte la settimana, più che quello che trova il tempo di allenarsi tutti i giorni.

Io dico che in scena per televisione va l’atletica dei “fortunati”, è quella più entusiasmante da vedere, inutile negarlo, ma le interviste a questi non possono essere che di una noiosità infinita perché questi devono solo ringraziare un ambiente che li ha portati lì. Se qualcuno di questi pensasse a chi pratica sport fra mille difficoltà potremmo inquadrare meglio l’essenza dello sport e magari avremmo anche più risposte tecniche di quanto si possa pensare. La tecnica di allenamento esiste a 14″9 sui 100 come a 9″9, non è la stessa indubbiamente ma senza quella che ti smuove da 14″9 non si approda a quella che prova a farti muovere addirittura da 9″9.