Il controllo dell’informazione è molto di moda, quello del movimento un po’ di meno, eppure movimento ed informazione sono parenti e pertanto anche i due “controlli” hanno delle problematiche in comune.
In particolare dal movimento scaturisce sempre informazione mentre dall’informazione non è necessariamente detto che deva venire fuori del movimento ma è pressoché garantito che l’informazione è in grado di modificare il movimento (è in grado di “informarlo” appunto) così come il movimento può riformulare l’informazione perché è da questo che noi percepiamo un sacco di cose.
Essenzialmente il controllo dell’informazione è molto studiato per motivi politici ed economici. Grazie al controllo dell’informazione si ha la presunzione di pilotare l’opinione pubblica e quindi il consenso su alcune decisioni politiche che possono tornare utili ad alcuni centri di potere, L’interesse politico si mischia con quello economico in un groviglio difficilmente districabile e alla fine si fa un po’ fatica a capire dove finisce la corruzione e dove inizia la sete di potere.
In ogni caso la necessità di controllare l’informazione può essere vista sotto molteplici aspetti e ci tocca ammettere che non tutti sono animati dal rispetto dei principi etici e della libertà individuale di tutti i cittadini.
Il controllo del movimento per certi versi pare un qualcosa di molto più irrisorio, per certi versi riservato agli esperti del movimento che in parole povere sarebbero “quelli dei salti” e che ben che vada possono avere una certa importanza quando sono in grado di portare al successo atleti di una certa nazione che offrono una grande pubblicità al loro paese. Si capirà che il livello è ben diverso da quello del controllo dell’informazione dove ci si scanna in modo molto più spietato e convinto.
Eppure ci sono state mosse politiche di una importanza colossale, anche in tempi recenti, che hanno riguardato direttamente il movimento ed hanno dimostrato in modo clamoroso la sua importanza. Si pensi a quanto hanno fatto alcuni paesi (Italia incredibilemente compresa…) in tema di limitazione della libertà di movimento prendendo come scusa l’epidemia da Covid 19. Per anni abbiamo sbandierato come assolutamente intollerabile l’atteggiamento dei paesi del blocco sovietico che hanno impedito la libera circolazione fra gli stati dei loro cittadini e questa è stata certamente una delle mosse perdenti che hanno fatto crollare quel sistema politico. Grazie al Covid noi siamo arrivati a chiudere le persone in casa in modo ben più drammatico e la cosa sorprendente è che la popolazione non si è minimamente ribellata terrorizzata più dal Covid (che faceva danni soprattutto oltre una certa età) che dai danni trasversali su tutte le fasce d’età (forse addirittura ancora più sui giovani) provocati dalla grave restrizione di movimento.
Tale “non ribellione” a queste importanti limitazioni è stata causata da una parallela manipolazione e monopolizzazione dell’informazione tesa a dimostrare come queste limitazioni fossero assolutamente necessarie per tutelare la salute dei cittadini. Quanto accaduto non è ancora ben chiaro ma è chiaro come tali decisioni siano state prese in fretta senza valutare attentamente pro e contro delle stesse. La verità scientifica su queste cose si saprà forse fra cinquant’anni perché adesso è ingessata su posizioni che non possano recare danni a chi l’ha avvallata. Al momento è una realtà politica più che una realtà scientifica e non potrebbe essere altrimenti perché tutte le forze politiche sono d’accordo nel non andare a rielaborare quanto avvenuto solo tre anni fa per non fare brutte scoperte e anche per non creare disagio nella popolazione. Se si scoprisse che sono stati commessi errori clamorosi il danno in immagine sarebbe incalcolabile e l’intera politica ne uscirebbe con le ossa rotte.
Quel periodo passerà alla storia come quel periodo nel quale si è impedito ai cittadini di informarsi con il movimento. Le uniche possibilità di informazione erano schermi e schermini, era letteralmente vietato uscire di casa. Inevitabile che appena la gente è stata libera di uscire di casa si siano diffuse leggende metropolitane secondo le quali ci avevano letteralmente preso in giro approfittando del fatto che la gente non era in grado di informarsi. La televisione, sul moribondo andante, ha conosciuto un nuovo momento di splendore e ancora adesso ne sta beneficiando se è vero che nessuno mette in risalto quanto di aberrante è riuscita a produrre in quel triste periodo.
Se vogliamo trovare l’aspetto positivo anche nelle disgrazie si può dire che in quel periodo abbiamo capito come il controllo del movimento possa assumere un’importanza paragonabile a quella del controllo dell’informazione ma abbiamo anche capito come controllare il movimento possa essere molto difficile (e di questo come esperti del movimento ne siamo sempre stati consapevoli visto che è il nostro problema esistenziale…) e necessiti di un preventivo o quanto meno contemporaneo controllo dell’informazione ‘per non provocare malumori eccessivi nella popolazione.
L’argomento è di una complessità inimmaginabile e ammettere una forte correlazione fra i due tipi di controllo è uno dei primi passi per poter cominciare a pensare a movimento ed informazione come ad un tutt’uno che determina la qualità della nostra esistenza.
Non possiamo vivere bene se non siamo liberi di muoverci quanto abbiamo bisogno di muoverci ma non riusciamo a vivere bene nemmeno se c’è qualcuno che pensa al posto nostro perché come abbiamo bisogno di muoverci abbiamo bisogno anche di pensare.
Quando riusciamo a muoverci liberamente abbiamo quasi sempre anche la possibilità di riuscire a pensare liberamente ma nei momenti nei quali il nostro movimento è limitato dobbiamo porci seriamente il quesito se per caso non sia limitata parallelamente anche in modo drammatico la nostra capacità di pensare. Quanto accaduto tre anni fa ci deve servire da lezione.