“Ipoteri magici che vuoi dare tu allo sport non fanno i conti con la realtà. Al momento è pura utopia una società dove tutti pratichino sport tutti i giorni. E’ utopia già per i bambini, sbattuti di qua e di là e spesso accuditi dai nonni visto che i genitori non hanno tempo, è utopia per i giovani stressati da una scuola che porta via sempre più tempo, è utopia per chi immerso in un mondo del lavoro che non funziona è costretto a lavorare sempre di più per poter portare a casa il necessario o comunque a lavorare sempre di più per tenersi stretto un posto di lavoro che è sempre più precario.
La società del vero sport per tutti la vedremo forse nel 3000 se superiamo il disastro ambientale ed è difficile pensare che sia lo sport ad informare una società simile. Al contrario è proprio la società che ti consente di praticare un certo tipo di sport oppure ti costringe a praticarne uno molto più dimesso. Tu tratti molto spesso il doping. Il doping è in continua costante espansione proprio perché restare nello sport di alto livello è comunque molto conveniente rispetto a ciò che c’è in giro, allenarsi due volte al giorno con una buona assistenza medica non è poi questo gran massacro come vuoi far credere e, tutto sommato i rischi del doping attuale, certamente meno improvvisato di quello di un tempo (non si chiama nemmeno più doping…) sono anche meno gravi di quelli di certe professioni che stanno tornando indietro come garanzie del lavoratore invece che evolversi…”
Io conferisco dei poteri magici allo sport per deformazione professionale. Sono convinto che lo sport possa illuminarti fin da piccolo ed in particolare sono convinto che possa traghettarci da una società iniqua ed eccessivamente meritocratica ad una società più umana e solidale.
E’ chiaro che è un concetto troppo ottimistico e utopistico ma è giusto crederci e, ciò che dico io, obbligatorio pensarci. La grande colpa del nostro tempo non è quella di avere una società che ha sempre meno attenzione per le persone in difficoltà ma quella di essere immersi in una società che non critica sé stessa e che non cerca gli strumenti per evolversi. C’è una cieca rassegnazione nel rispetto assurdo della logica del dio danaro e del sistema di corruzione che è quello che informa le grandi scelte politiche a prescindere dal colore che hanno.
Il travaso da un sistema di esasperata meritocrazia ad uno più equo e solidale può essere suggerito dallo sport e deve essere assolutamente inseguito nella strutturazione dello sport dove è giusto che i migliori possano partecipare anche alle Olimpiadi, grande carrozzone dello sport spettacolo moderno, ma è pure giusto che tutti possano provarci in modo da dire che alle Olimpiadi non ci sono andati perché hanno trovato atleti più forti che si meritavano di più di andarci, non perché non ci hanno nemmeno provato. Un atleta che a vent’anni si allena due o tre volta la settimana è un atleta che alle Olimpiadi non sta nemmeno provando ad andarci. Tutto sommato non so nemmeno quanto faccia bene alla salute restare aggrappati a quel tipo di sport che ti può portare alle Olimpiadi e sono parzialmente in dissenso con chi dice che con i trattamenti farmacologici moderni la carriera dello sportivo di alto livello non sia pericolosa. Per conto mio è proprio grazie ai carichi di allenamento sostenibili con una certa assistenza farmacologica che la preparazione può anche diventare pericolosa. Non è il doping in sé per sé ad essere pericoloso quanto i carichi di allenamento mostruosi che questo ti consente di sostenere in preparazioni che sono sempre meno “normali”.
Pertanto il problema vero non è che un grande numero di giovani, ancora in tenera età per rinunciare ai sogni, alle Olimpiadi proprio non ci pensano ma il fatto che viene ritenuto normale praticare uno sport dove ci si allena al massimo due o tre volte la settimana quando la norma dovrebbe essere la pratica sportiva quotidiana almeno fin tanto che si è nell’età del massimo rendimento sportivo. Per assurdo nel nostro sistema sportivo è più facile trovare soggetti che si allenano tutti i giorni fra i quarantenni che fra i ventenni ed è come se questi si vendicassero, nel momento sbagliato, di quanto non sono riusciti a fare nel momento giusto. Visto che quando avevano vent’anni per mille motivi non riuscivano a trovare il tempo per allenarsi in modo accettabile si mettono in quell’atteggiamento adesso che di anni ne hanno quaranta.
Io credo che i giovani abbiano la capacità di rigirare questa società incancrenita troppo sulla meritocrazia e sulla competizione sociale e lo devono fare partendo dalla scuola. La scuola attuale, fondata sulla verifica e non sull’effettiva rielaborazione dei contenuti didattici non può evolvere la società perché la subisce in tutte le sue aberrazioni. E’ proprio a scuola che si impara ad obbedire e ad accettare il compromesso per tenere tutto com’è senza cambiare nulla. A scuola non si fa politica, o meglio si continua a fare quella sbagliata. Quella dove l’imperativo è il programma ministeriale e l’insegnante non può metterci del suo perché è costretto in una gabbia. La gabbia delle verifiche che è quella che abbruttisce la scuola e la rende piatta ed inutile. Se l’insegnante è ingabbiato alla fine ovviamente lo è anche lo studente in una folle gerarchia che non può costruire i presupposti per nessun profondo rinnovamento che dal mondo del lavoro è visto solo come un inutile pericolo. E’ proprio il mondo del lavoro che non funziona ad informare questo tipo di scuola. Il mondo del “Le faremo sapere” dove il giovane non conta nulla e semmai conta solo per quanto è capace di adattarsi.
Il nesso fra questo tipo di scuola e lo sport vero pare inesistente ed in effetti rischia di esserlo perché lo sport vero è incompatibile con questo tipo di scuola e allora davvero si va all’anno tremila se prima non si rinnova la scuola. Ma chi è che deve farsi carico di rinnovare la scuola se non chi la subisce, se non chi per colpa di questa non può esercitare il suo diritto ad una pratica sportiva veramente salutare?
Sarò un folle utopista ma io la vera speranza la vedo solo nei giovani. E non si tratta nemmeno di scioperare, si tratta semplicemente, molto umilmente, di far capire che la scuola delle verifiche ormai ha stressato tutti, insegnanti che non riescono ad evolversi e studenti che perdono troppo tempo ad imparare a memoria cose inutili. La professione di studente non è una professione e quando ti porta via trenta ore la settimana ciò dovrebbe essere più che sufficiente per darti la possibilità di rielaborare una grandissima quantità informazioni. E’ chiaro che si tratta di allenare il cervello a rielaborare le informazioni e non a buttarle dentro e basta. Indubbiamente uno studente che ragiona e crea non è più uno che va a farsi dire “Le faremo sapere” perché ha i numeri per governare questa società invece che per subirla. Non è certamente il tipo di studente che si rassegna a guardare il grande campione per televisione o meglio, se lo fa lo fa senza nessuna invidia perché quando hai la consapevolezza di averci provato poi non provi più invidia ma solo rispetto per chi ottiene risultati migliori dei tuoi. In questo tipo di sport ci provano in pochi perché la norma sono cinquanta ore per la scuola e dieci per lo sport. Invece la norma dovrebbero essere trenta ore per la scuola e venti per lo sport e ne avanzerebbero pure dieci per occuparsi di altre cose. Prendersi il tempo per vivere è importante come mangiare e dormire, non è una questione di secondaria importanza.