Per chi ha praticato l’atletica negli anni ’70 il quesito non si pone nemmeno, il piazzamento in una gara di mezzofondo vale molto di più del riscontro cronometrico. Ma tale concetto va esteso anche alle altre gare, dal lancio del disco al salto con l’asta, più che il risultato tecnico conta battere l’avversario in quella competizione. Poi potranno anche esserci le gare organizzate per i record’s ma anche lì si avrà cura di osservare che nella caccia al record non ci sia qualche avversario in grado di rubare vittoria e record.
Insomma da questo punto di vista si celebrava un concetto tipo “L’importante è vincere” che sembrava poco decoubertiano.
Eppure in una delle mie fantasmagoriche dimostrazioni sarei qui a sostenere che c’è più eccesso di competizione oggi che non un tempo. Un volta si “giocava” di più, adesso c’è una sorta di professionismo del dilettante che mi pare un po’ pericoloso.
Partiamo da distante, dalla solita scuola per far capire cose che hanno necessariamente a che fare con la società in generale più che con lo sport nudo e crudo.
Un tempo c’erano più gare sportive che verifiche scolastiche. La verifica scolastica sì e no che si sapeva cos’era. C’erano le interrogazioni e c’erano insegnanti che interrogavano molto, tutto il tempo dell’anno altri che invece responsabilizzavano lo studente e se voleva studiare bene altrimenti affari suoi che comunque non era mai spiato dai genitori su nessun folle registro elettronico. Adesso gli insegnanti sono le prime vittime delle molteplici verifiche ed hanno poca libertà di scelta, devono somministrare un certo numero di verifiche e non ci si scappa. Così la scuola è diventata più competitiva e le “gare” si fanno a scuola più che al campo sportivo.
Morale della favola: i giovani hanno meno tempo per gareggiare nello sport, gareggiano di meno, non sanno “giocare” con le gare e alla fine non sanno nemmeno gareggiare perché ogni gara è stramaledettamente importante come se fosse una verifica scolastica. Sono a dire che la scuola è riuscita a rovinare anche lo sport? No, ma quasi. L’eccesso di competizione è più vero adesso e non quando vincere una gara era un’arte e non un dovere.
Adesso i ragazzini di 16 anni pensano più al risultato cronometrico che al piazzamento come se dovessero assolutamente conseguire una promozione. Si è perso il gusto per il gioco, per la beata spensieratezza del confronto con il rivale locale. Adesso è tutto globalizzato e contestualizzato in una competizione gigantesca per cui il tuo risultato deve avere una misura nazionale e non può essere valutato solo per ciò che ti consente di fare in quel momento con il tuo rivale di turno.
Ho una strana teoria sui veri campioni. I veri campioni sono quelli che vincono facendo meno fatica degli altri e per quel motivo riescono a durare di più, perché non danno stress troppo elevati al loro fisico.
Sono una razza in estinzione perché al giorno d’oggi al campione è richiesto un rendimento di altissimo livello praticamente in tutte le competizioni e così io ho una nostalgia terribile della mia fantastica era quando il campione fuori forma veniva anche a prenderle nelle gare regionali perché un cattivo crono non voleva dire nulla e di lui si sapeva che era in grado di vincere quando voleva, crono o non crono. Adesso c’è il concetto scolastico che la verifica fa media e dunque il campione che perde in una gara regionale non è un atleta che ogni tanto ha bisogno di respirare ma una specie di automa che non deve fallire un colpo, pena l’abbassamento della media.
Allora polemicamente io chiedo se è importante vincere o partecipare perché se l’importante è vincere allora non ha nessun senso andare a caccia di faticosi record e bisogna invece tenere l’organismo in grado di ripetere sempre più facilmente quella capacità prestativa che possa portare al successo. Se invece l’importante è partecipare allora ci sta anche che qualche volta si possa giocare ad inseguire il record anche se questa cosa è molto faticosa e non facilmente replicabile più volte.
Insomma il campione che vince sempre tende a stressare l’anima a tutti, ma quello che si presenta solo quando è in grado di ottenere vittoria e record è il peggiore di tutti. Quello che, pur non essendo in forma, gareggiava e provava a studiarle tutte per vincere con la minor fatica possibile probabilmente è rimasto solo un ricordo dei miei tempi.