COMANDA SEMPRE IL BUSINESS

L’assurdità di questo sito è che pubblicizza un qualcosa che non si può vendere. Non c’è business e pertanto, anche per quello, resta confinato a pochi intimi. A regola d’arte dovrei aggrapparmi ad un prodotto da vendere, pubblicizzarlo e grazie a quel business sviluppare il sito. Nulla di tutto ciò. Per tanti motivi. Potrei pure dire per pigrizia se non fosse che comunque vincolato ad un prodotto da vendere non mi sentirei più libero di scrivere ciò che voglio.

Esiste un movimento che non so se definire politico, filosofico o cos’altro che è anche peggio di me, è il movimento della decrescita felice, un movimento che vive sull’antibusiness e predica la libertà dell’uomo sul mercato ma predica nel momento sbagliato perché viviamo nell’epoca del libero mercato che schiavizza l’uomo e non del libero uomo che controlla il mercato.

In questo momento storico, di potere assoluto del libero mercato, l’unico modo per sopravvivere è inventarsi il business anche dove non c’è. Così il movimento per la decrescita felice organizza i suoi sostenitori e ipotizza un mondo non più schiavo dell’iperproduzione, più giusto, più equo e con meno gente sfruttata in nome di un progresso che è falso come Giuda perché ci ha portato ad una qualità di vita più scadente di quella dei nostri predecessori.

Io francamente non so che business inventarmi se non, scimmiottando un po’ il Movimento per la Decrescita Felice, sostenere che può esistere un modo di condurre l’esistenza meno sopraffatto dalle logiche di mercato e più attento ai veri bisogni dell’umanità, nel mio caso specifico l’esigenza di muoversi e praticare attività fisica per restare in salute e combattere lo stress.

Allora, inventandosi il business che non c’è, si potrebbe dire che l’attività fisica è una specie di prodotto finanziario. Un prodotto finanziario con un passaggio in meno che promette (ma qui non si può promettere proprio nulla…) anzi auspica di farti risparmiare soldi e pertanto di migliorare nel lungo periodo la tua situazione finanziaria.

Non ci credo nemmeno io che la sto scrivendo ma vediamo come potrebbe funzionare.

Intanto, per non prenderci in giro, diciamo l’unica cosa seria che deve emergere da queste note: davvero l’attività fisica può migliorare la salute e dunque la qualità della vita di un soggetto in qualsiasi età, sia esso un fanciullo, un ragazzo, un adulto o anche una persona anziana.

Come fa ad essere un business? Con molta fantasia ed un po’ di senso dell’umorismo mettiamola così: uno per fare attività fisica come Dio comanda deve trovare del tempo libero, più di quello che normalmente gli offre la sua professione. Allora, nei limiti del possibile, e qui la vedo dura per quei lavoratori dipendenti che proprio non possono trattare sull’orario di lavoro, deve lavorare di meno per avere più tempo libero per l’attività fisica, In conseguenza di questo avrà di certo una contrazione dei compensi, degli straordinari, dei premi, di tutto ciò che accompagna normalmente il superlavoro della maggior parte degli italiani. Se è uno di quei soggetti sottopagati e supersfruttati che se tirano indietro viene licenziato subito allora non può nemmeno ipotizzare questa scelta, è una causa persa. Se invece è uno di quei soggetti fortunati importanti per il datore di lavoro che hanno un minimo di autonomia decisionale e che decidono di lavorare di più solo per arrotondare e potersi permettere qualche fesseria non di vitale importanza allora si propone questo mega investimento sulla salute che si spera pure che abbia un ritorno economico.

Praticamente si parte dal presupposto teorico (ma molte volte non solo teorico e pure pratico) che chi lavora troppo usa il surpluss di lavoro per acquistare un qualcosa di abbastanza inutile e che fa pure male alla salute, esempio clamoroso lo smartphone di ultima generazione che non serve a niente e contribuisce a farti perdere ancora più ore sul telefonino guastandoti la salute, oppure la televisione col mega schermo pure questa che non serve a nulla ma contribuisce a farti passare più ore davanti alla tv che fa male alla salute o ancora l’auto nuova che non serve a niente perché ha più o meno la tecnologia di quelle del secolo scorso e sbuffa altrettanto se non inquina grazie alle batterie che comunque inquinano e contribuisce a farti andare ancora troppo in auto come un cittadino del ventesimo secolo che non si era reso conto che troppa automobile fa male alla salute. Ecco se ne possono aggiungere altre tipo il cibo spazzatura che comunque non te lo tirano dietro ma poi finisce nella panza creando altri problemi alla salute o giustamente nella spazzatura come deve essere ma creando problemi di inquinamento, oppure i farmaci inutili che servono per malattie immaginarie ma poi alla fine creano malattie vere perché gli effetti collaterali dei farmaci sono sempre di più dei già molti elencati nel bugiardino. Insomma, entro certi limiti sta meglio chi guadagna di meno perché ha meno soldi da spendere in cose potenzialmente dannose per la salute.

Dove sta il business? Nel fatto che alla fine chi lavora di meno e fa più sport non è costretto a spendere soldi per curarsi da malattie che vengono solo se si è schiavi di certi consumi. Il cittadino che fa sport in modo assiduo, teoricamente spende di meno di quello che non ne fa a e quel risparmio dovrebbe anche superare la cifra del mancato reddito dovuto alla necessità di trovare il tempo libero per fare sport.

Tutto questo in via teorica, Poi è perfettamente vero che siamo pienamente immersi nella società dei consumi e chi non consuma viene costantemente punito nel suo atteggiamento di non voler consumare da un sistema che premia il cittadino solo in quanto consumatore e non come persona umana.

Ecco, si tratta di fare quattro conti per vedere se il business esiste davvero o è un finto business. In ogni caso tenete presente che i soldi non ve li portate in Paradiso, O almeno così pare che sia.