Non ci credo che gli ambientalisti siano contenti del fatto che l’Unione Europea intenda mettere stop alla produzione di vetture alimentate a benzina e a gasolio solo nel 2035. Il 2035 è distantissimo, ci mancano ben 12 anni ed il pianeta fa tempo a collassare ben prima per una situazione drammatica creata da miliardi di vetture a motore a scoppio circolanti in modo incessante. Senza contare il fatto che cessare la produzione non vuol dire vietarne l’uso e se lasciamo che queste vadano ad esaurimento teoricamente si può sforare anche la metà del ventunesimo secolo. Sono tempi impensabili e solo l’ecologista sprovveduto e disinformato può accontentarsi di progetti simili. Sarà l’ambiente purtroppo a farci capire ben presto che questi tempi devono essere accorciati in modo netto.
Il mio punto di vista, eccentrico ma realista, è che fintanto che ci mettiamo a lavorare alacremente per creare un nuovo modo di intendere i nostri spostamenti bisogna prevedere una transizione ecologica dove l’auto privata, anche a motore a scoppio, possa essere consentita ai disabili e a tutte le persone che con l’attuale rete di trasporto pubblico non hanno la capacità fisica di poterne usufruire. Quando anche questi avranno la possibilità di spostarsi con mezzi pubblici, grazie a nuove tecnologie e ad un concreto efficientamento della rete pubblica, allora potremo finalmente respirare e pensare a limitare altre grandi fonti di inquinamento che minacciamo la salute del pianeta assieme ai gas di scarico delle autovetture.
L’intervento sui mezzi di trasporto deve essere prioritario, è assolutamente urgente ed il fatto che non siano l’unico elemento di inquinamento non è certamente un alibi per continuare a far finta di niente.
Abbiamo tutti i mezzi per poter puntare ad un traporto dove la persona che si muove sposti per muoversi un qualcosa che pesa meno del suo corpo. Il moderno monopattino e l’antica bicicletta ne sono un fulgido esempio. Ma anche nel trasporto di grandi masse di persone si può arrivare a spostare mezzi che nel complesso pesano meno del peso totale delle persone trasportate. Ragionare in quel senso vuol dire ragionare in senso ecologico davvero e non pensare a favorire ancora nel terzo millennio l’uso dell’auto privata che pesa da dieci a venti volte il soggetto che trasporta.
Perché mi occupo tanto dell’inquinamento derivante dagli spostamenti? Perché è direttamente correlato con la nostra salute e la nostra capacità e possibilità di muovere anche il nostro corpo per spostarci. Il monopattino che, anche se pochi ci credono, da un punto di vista ecologico è già un salto nel futuro, purtroppo da un punto di vista della salute pubblica non lo è perché soddisfa poco le nostre esigenze di movimento. Da quel punto di vista è molto più razionale la bicicletta e anche la bicicletta elettrica che ci consentono di fare movimento nei nostri spostamenti abituali.
Abbiamo necessità di rivedere in modo urgente il sistema dei traporti. Favorire gli spostamenti in bicicletta e rivedere la rete di trasporto pubblico anche per consentirne l’uso ai disabili che altrimenti saranno davvero costretti a servirsi delle auto chissà per quanto ancora. E’ un lavoro colossale, richiederà notevoli investimenti e porterà occupazione a coloro che non potranno più beneficiare del gigantesco business delle auto private. E’ un business che ha fatto il suo tempo e deve essere sostituito da altri business altrimenti ci travolgerà del tutto. Non c’è business senza salute, qui è in gioco la nostra salute, ben prima del 2035 e prima del collasso del pianeta per inerzia delle nostre politiche.