Se studiare la motivazione è importante perché ci consente di far luce su cose che poi hanno a che fare con il Sistema Nervoso Centrale e pertanto condizionano la prestazione in modo determinante allora forse è il caso di soffermarsi anche su due aspetti particolari della motivazione: quello endogeno e quello esogeno.
Questi due aspetti hanno caratteristiche diverse e, tanto per dire, come tecnici possiamo influenzare solo la motivazione esogena ma abbiamo ben poche possibilità di interferire su quella endogena e, se anche ciò fosse possibile, c’è da chiedersi se sarebbe eticamente lecito intervenire in tal senso.
Quando andiamo a lavorare sulla motivazione esogena non facciamo altro che applicare un criterio che più o meno applica la pubblicità tutti i giorni. Così come la pubblicità ti suggerisce di acquistare un certo detersivo o una certa merendina, il tecnico di sport può suggerire di applicarsi con una certa attenzione ad una determinata pratica sportiva. Nel primo caso il soggetto in risposta ad una motivazione esogena deciderà di investire una certa somma di danaro per comprare un certo articolo, nel secondo caso deciderà di investire una certa fetta di tempo e di attenzione per applicarsi in un ben preciso compito sportivo.
Se vogliamo è quello che fanno più o meno le mode tutti i giorni nei confronti di tanti giovani e forse è proprio per quello che ci sono tanti giovani che si chiudono in palestra a sollevare pesi invece di mettersi a praticare sport con un certo entusiasmo. Arriva una motivazione esterna, di tipo esogeno ad informare sul fatto di quanto sia importante apparire muscolati più che essere addestrati ad una certa pratica sportiva e si abbandona la pratica sportiva per cercare l’ipertrofia muscolare in palestra anche se da un punto di vista salutistico e sportivo non serve proprio a nulla ed è invece una pratica ingombrante ed inopportuna.
Praticamente in tema di motivazione esogena agiamo per risposta a cause ambientali. Si presenta un problema e decidiamo come affrontarlo con una certa risposta. Possiamo rifiutare il problema, spostarlo oppure accettarlo e risolverlo come ci viene indicato da chi ce lo propone, agiamo comunque per risposta ad uno stimolo esterno.
Anche nel caso della motivazione endogena agiamo per risposta ma la grande differenza è che agiamo sulla base di uno stimolo interno. Dall’esterno tale stimolo non è nemmeno visibile e comprensibile ma esiste, può essere anche più forte degli stimoli esogeni e pone comunque un problema che deve essere risolto. Il soggetto a seconda del fatto che sia estroverso o introverso, decide quanta importanza dare a quello stimolo, se amplificarlo o reprimerlo ed in base a tale scelta opera di conseguenza.
Probabilmente la motivazione endogena è più complessa, più continua e a volte anche più determinante nel condizionare il vissuto sportivo di un certo atleta. E’ una motivazione complessa perché può avere origini diverse, si autogenera ed è, in un certo senso, indipendente da cause ambientali. Mi vengono in mente le squadre di calcio che giocano nello stesso modo sia che giochino in casa davanti al loro pubblico o che giochino fuori casa osteggiate dal pubblico degli avversari. L’atleta che ha una forte motivazione interna non si fa influenzare dal fattore campo ed ha un rendimento sempre alto.
La motivazione endogena non ha bisogno di particolari condizioni ambientali e si autogenera. Per certi versi è imprevedibile e se il suo vantaggio è che può spingere l’atleta anche senza forze esterne lo svantaggio è che se viene a mancare difficilmente può essere surrogata da una più banale motivazione esterna. L’atleta svuotato dentro fai molta fatica a rimetterlo in piedi anche con un gran incitamento, certi equilibri può trovarli solo lui e fin che non li trova gli stimoli esterni lo condizionano poco.
Nella società dell’esteriorità forse la motivazione esogena è più enfatizzata e pertanto assistiamo spesso a motivazioni piuttosto labili anche nello sport perché dipendono appunto da quanto variano le situazioni ambientali attorno ad una certa pratica sportiva.
C’è però da aggiungere come di fatto lo sport sia una palestra per la scoperta e la cura della motivazione endogena e pertanto insegni a coltivare questa indipendentemente dagli stimoli ambientali.
Di certo è opportuno meditare attorno ai due tipi di motivazione e fare una sana introspezione per capire come un certo atleta sia più motivato da certe cose o da altre ancora. Si dirà che quando i risultati arrivano ce ne può fregare anche abbastanza poco di quali siano i fattori motivazionali ma se vogliamo tentare di capire quell’atleta e non è certamente una brutta cosa né per il tecnico e tanto meno per l’atleta stesso, è importante scindere fra motivazione esogena ed endogena e, nel caso di quest’ultima di soffermarsi ad indagare anche con una certa attenzione perché mentre la motivazione esogena talvolta è trasparente, chiara e può arrivare a coinvolgere un’intera squadra nello stesso modo, quella endogena molto spesso è nascosta, difficilmente comprensibile ed insondata pure dall’atleta stesso che la vive magari in modo incosciente, senza rendersene conto. Far emergere la natura della motivazione endogena è un compito complesso che può anche avere effetti non sempre positivi sul rendimento sportivo ma che è comunque occasione di crescita per chi la analizza.